La violenza in Siria è iniziata nel marzo 2011, il paese mediorientale è stato paralizzato da una brutale guerra civile.
Da allora, le Nazioni Unite stimano, più di 200.000 persone sono morte negli scontri tra forze governative del presidente Bashar al-Assad e ribelli, che lo vogliono fuori.
L’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite dice che più di quattro milioni di persone sono fuggite in Siria nei paesi vicini ed oltre la metà di questi sono bambini.
Molti dei rifugiati sono tra le decine di migliaia che già stanno arrivano in Europa, cercando di raggiungere paesi come la Gran Bretagna e Germania. .
Nel luglio 2012, la Croce Rossa Internazionale ha detto che le violenze in Siria erano diventate così diffuse che era in uno stato di guerra civile.
Ma quali sono le ragioni che stanno dietro la violenza?
Che cosa si sta facendo per fermare questa situazione in via di costante peggioramento?
Come è iniziato tutto?
I problemi sono iniziati nel 2011 nella città siriana di Deraa.
Gli abitanti del posto sono scesi in strada per protestare dopo che 15 scolari sono stati arrestati – e torturati – per la scrittura di graffiti anti-governativi su una parete.
All’inizio le proteste sono state pacifiche, si chiedeva il rilascio dei bambini, la democrazia e maggiore libertà per le persone nel paese.
Il governo ha risposto con rabbia ed il 18 marzo 2011, l’esercito ha aperto il fuoco sui manifestanti, uccidendo quattro persone.
Il giorno seguente ai funerali delle vittime hanno sparato nuovamente, uccidendo un’altra persona.
La gente era scioccata e arrabbiata per quello che stava succedendo e presto i disordini si diffusero ad altre parti del paese.
Cosa fecero e vogliono i manifestanti ?
Che cosa hanno ottenuto?
In un primo momento i manifestanti volevano solo la democrazia e maggiore libertà.
Ma una volta che le forze governative hanno aperto il fuoco su manifestazioni pacifiche, le persone hanno chiesto che il presidente, Bashar al-Assad, presentasse le dimissioni.
Il presidente Assad ha rifiutato di dimettersi.
Al crescere della violenza con disordini estesi in tutto il paese, il presidente ha offerto di cambiare alcune cose sul modo in cui il paese è stato veniva gestito, ma i manifestanti non credevano più a nessuno di coloro che avevano perpetrato tali atti violenti sulla popolazione.
Il presidente Assad ha ancora un folto seguito di persone che lo sostengono insieme al suo governo.
Chi sono i combattenti ribelli?
Non c’è una solo singolo gruppo di ribelli, uniti contro il presidente Assad.
L’opposizione, è divisa tra gruppi di combattenti ribelli, partiti politici e le persone che vivono in esilio, che non possono ritornare nel paese e che vogliono le dimissioni del presidente.
Si ritiene esistano fino a 1.000 gruppi di opposizione al governo dall’inizio del conflitto, con una stima di 100.000 combattenti.
L’ascesa dell’ IS
La guerra è ormai molto più di una battaglia tra quelli a favore o contro il presidente Assad.
Nei primi mesi del 2014, nel vicino Iraq, un gruppo estremista chiamato Stato Islamico, o IS, ha cominciato ad occupare vaste aree del paese.
IS è un gruppo militante radicale, che ha usato la violenza contro chiunque non sia d’accordo con le loro opinioni estremiste.
IS ha anche perseguitato altri gruppi, tra cui cristiani e yazidi.
Successivamente si sono spostati in Siria orientale e nel caos della guerra sono riusciti a guadagnare terreno e potere anche lì.
Cercando di fermare l’avanzata del IS, nel settembre 2014 negli Stati Uniti, Regno Unito e altri paesi hanno unito le forze, utilizzando gli aerei per attaccare i combattenti dell’ IS sui territori occupati.
Armi chimiche
Le armi chimiche sono state utilizzate durante la guerra, provocando reazioni di rabbia in tutto il mondo.
Nel mese di agosto 2013 un attacco chimico alle porte della capitale siriana, Damasco, ha causato una forte reazione da parte di molti paesi tra cui America, Gran Bretagna e Francia.
Dopo che gli effetti di queste armi sono stati visti e riscontrati sul territorio, ci sono state lunghe discussioni su ciò che il resto del mondo avrebbe dovrebbe fare.
Nel settembre 2013, gli ispettori delle Nazioni Unite hanno confermato che le armi chimiche erano stati usate in Siria, ma il rapporto non ha detto chi era responsabile. La Siria, tuttavia, negò l’utilizzo di armi chimiche, poiché vietate ai sensi del diritto internazionale, semplicemente perché gli effetti del loro uso sono terribili.
Il governo Siriano, ha dichiarato: “Non c’è paese al mondo che utilizza un arma di distruzione definitiva contro il proprio popolo.”
Accusando le forze ribelli per l’attacco chimico.
Distruzione delle armi chimiche
L’attacco chimico ha causato l’indignazione internazionale e molti leader hanno sostenuto chi richiedeva una risposta forte.
I parlamentari a Westminster hanno votato contro il coinvolgimento della Gran Bretagna in un’azione militare in Siria.
I governi americano e francese hanno discusso su eventuali attacchi missilistici limitati, contro obiettivi militari in Siria.
Problemi ? Si , la Russia ha forti legami con il governo siriano del presidente Assad e ha aiutato la Siria in passato fornendo armi.
Nel mese di settembre 2013 la Russia ha suggerito una soluzione che potrebbe evitare un conflitto più ampio: il governo siriano deve rinunciare alle sue armi chimiche impegnandosi a distruggere le loro dotazioni chimiche in modo che non possano mai più essere riutilizzati.
Il processo di distruzione delle armi è iniziato nell’ottobre 2013 ed alle persone che hanno lavorato a questo progetto hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace nello stesso mese.
La crisi dei rifugiati
Durante la guerra molte persone comuni sono state coinvolte nella violenze e costrette a lasciare le loro case per sfuggire al sicuro in altri paesi.
Ogni giorno dei rifugiati attraversano i confini della Siria per andare nelle nazioni vicine quali Giordania, Libano, Turchia e Iraq.
Dall’inizio del conflitto più di 4 milioni di persone sono fuggite dalla Siria , la maggior parte di loro sono donne e bambini.
Si tratta di uno dei più grandi movimenti di rifugiati nella storia recente.
Un ulteriore 8 milioni di persone, il 50% dei quali bambini, hanno dovuto lasciare le loro case dall’interno della Siria.
Hanno un disperato bisogno di aiuto.
Le agenzie umanitarie dicono che dare aiuto alle persone all’interno della Siria è molto difficile e pericoloso.
Centinaia di migliaia di siriani hanno lasciato il paese confluendo nei campi profughi dei paesi vicini per poi cercare di venire in Europa.
Il viaggio che fanno per attraversare i territori in guerra ed il mare è spesso molto pericoloso.
Alcuni paesi europei hanno detto che sono felici di accettare i rifugiati che vogliono iniziare una nuova nel loro paese.
La Germania dice che possono richiedere asilo fino a 500.000 rifugiati ogni anno, il primo ministro David Cameron dice che il Regno Unito accetterà fino a 20.000 persone direttamente dai campi profughi siriani entro il 2020.
La Francia si è impegnata a prendere 24.000 persone.
Cosa succede dopo?
Non sembra che il conflitto siriano possa finire presto.
C’è una situazione di stallo tra le due parti: le forze governative ed i gruppi ribelli non sono in grado di prevalere in nessuno dei due sensi.
Nel dicembre 2013, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno interrotto la fornitura di tutti i prodotti ‘non letali’, anche ai gruppi ribelli siriani.
Materiali di consumo non-letali significa cose come le medicine, i veicoli e le apparecchiature di comunicazione.
Entrambi i gruppi, sia governative che dei i ribelli siriani si sono ritrovati a combattere contro lo Stato islamico.
Preso nel mezzo di queste guerre, il popolo siriano ha perso le case e membri della propria famiglia.
Molti vivono in campi di fortuna.
Molti paesi continuano a fornire aiuti, come il cibo e rifornimenti di emergenza, ma gli Stati Uniti e la Gran Bretagna ha detto che dovevano fermare tutte le altre forme di sostegno poiché temevano che le apparecchiature potessero essere rubato dai gruppi ribelli.
Per ora, le discussioni continuano tra le nazioni potenti come Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna e Francia, per cercare di capire se c’è un altro modo per contribuire a raggiungere la pace in Siria.