Mentre l’esercito siriano è intento a liberare il Paese dal male riconosciuto a livello internazionale dell’ ISIL, ribelli locali combattono contro il regime di Assad dopo aver ricevuto un nuovo lotto di missili anticarro made in Usa.
Gli Stati Uniti ed i suoi alleati che vogliono rovesciare il presidente Bashar Assad tramite una guerra per procura guidata da forze di opposizione, hanno consegnato le nuove armi in risposta all’avanzata dell’esercito governativo che ha avuto inizio il Venerdì.
I militanti hanno colpito almeno 11 veicoli da quel giorno, secondo l’Osservatorio siriano con sede a Londra per i Diritti Umani.
Tuttavia, un membro di uno dei gruppi ribelli lamenta che “alcuni missili non faranno la differenza perchè ne hanno bisogno di decine”.
I ribelli armati hanno ricevuto aiuti militari attraverso la Turchia come parte del programma di sostegno degli Stati Uniti.
L’11 ottobre, dagli aerei degli Stati Uniti sono state lanciate 50.000 tonnellate di munizioni per aiutare l’opposizione siriana a combattere ISIL nel nord.
Tuttavia, le armi americane designate per l’opposizione con ISIL, a volte servono come la sabbia nelle ruote, perché i gruppi di opposizione combattono anche il governo siriano e impediscono la battaglia contro ISIL.
Mentre l’atteggiamento di Bashar Assad può variare da un estremo all’altro, un fatto rimane indiscutibile: egli è un leader legittimo e il suo esercito è l’ultima fortezza per arginare la violenza dell’ ISIL.
L’opposizione è difficilmente controllabile e destabilizza la situazione.
Quindi una domanda sorge spontanea:
se gli avversari stranieri di Assad, non disposti a mettere da parte le antipatie, almeno per il comune obiettivo di sconfiggere ISIL, capiscono che le consegne delle loro azioni di soffiare sul fuoco della guerra indeboliscono Damasco, vogliono veramente annientare ISIL come hanno fino ad ora dichiarato?