3 Dicembre 2015 : Doomsday – FED Vs BCE

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Il 3 dicembre potrebbe essere ricordato come il DOOMSDAY tra la BBCE e la FED, infatti nella mattinata la Banca centrale europea annuncerà le nuove misure monetarie per stimolare l’economia del Vecchio continente e nello stesso giorno, ma nel pomeriggio, la Fed, tramite la sua rappresentante Janet Yellen che parlerà al Congresso, darà indicazioni sulla sua intenzione di rialzare i tassi d’interesse il successivo 16 dicembre.
Le divergenze politiche monetarie tra Europa e Stati Uniti saranno quindi totalmente manifeste.

La politica monetaria espansiva della BCE porta a contrastare continuamente tale azione, anche perché un dollaro forte alimenta le vendite all’interno dell’area Europa verso gli stati utilizzatori del dollaro, che con la sua forza spingono gli acquisti di beni a prezzi sempre più favorevoli….quindi è una mossa che potrebbe ritorcersi contro gli USA e la loro politica economica di espansione.

Ieri l’Euro era sceso a 1,08 sul dollaro….quindi la FED deve ponderare bene la politica del rialzo dei tassi si interesse….anche se inevitabilmente dovrà attuarla…magari con pochi decimali al suo attivo.

Finora la grande disponibilità di liquidità in dollari a basso costo ha generato il cosiddetto “carry trade”, cioè il prendere a man bassa prestiti in dollari per poi usarli, anche per speculazioni, ovunque nel mondo.

Escludendo il settore bancario, a marzo 2015 il debito in dollari fuori dagli Stati Uniti, soprattutto quello delle imprese, ha raggiunto i 9,6 trilioni di dollari, di cui un terzo nei Paesi emergenti. Dal 2009 vi è stato un aumento del 50%.

Il debito delle economie emergenti in valuta estera è quindi aumentato di molto. Tanta liquidità globale ha generato la crescita dei bond e di altri titoli di debito tanto da creare instabilità.

Negli ultimi mesi, a seguito delle svalutazioni delle monete locali, molti Paesi hanno risposto attingendo alle proprie riserve e vendendo le obbligazioni di stato denominate in dollari.

La Banca dei Regolamenti Internazionali stima che il loro ammontare potrebbe superare quello dei titoli acquistati dalla Bce.

Ciò ovviamente può determinare una competizione sul mercato globale delle obbligazioni in dollari e in euro con effetti non secondari anche sui cambi, neutralizzando l’ipotizzato effetto positivo del Qe europeo.

Oggi  in caso di una nuova crisi finanziaria l’intervento richiesto alla Fed potrebbe essere di dimensioni molto maggiori rispetto al passato.

Si calcola che entro il 2020 la quantità di dollari fuori dai confini degli Usa potrebbe superare tutti gli attivi dell’intero settore bancario americano.
Anche la rivista Forbes scrive che se una grossa banca, come la Goldman Sachs o la Morgan Stanley, dovesse affrontare una crisi simile a quella della Glencore, la multinazionale delle materie prime i cui titoli sono crollati dell’85% dal loro debutto in borsa del 2011, ci sarebbero sufficienti ragioni per temere una Lehman Brothers 2.0.

Questo perché le “too big to fail” hanno operazioni in derivati otc che, come noto, variano tra i 600 e i 700 trilioni di dollari.

Quello di Forbes non è un avviso velato in quanto le banche menzionate sono grandemente coinvolte nei derivati speculativi sulle commodity.

 

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