La Turchia ha recentemente preso un’importante decisione politica in merito al rifiuto dei servizi della Cina per l’acquisto dei sistemi di difesa antimissile, spinta dalle forti pressioni degli Stati Uniti.
Così gli esperti russi hanno commentato in un’intervista con Sputnik la dichiarazione di Ankara sull’annullamento di una gara d’appalto internazionale sulla fornitura dei sistemi di difesa missilistica. L’aveva vinta la società cinese “China Precision Machinery Import ed Export Corporation” (CPMIEC) nel 2013.
Contemporaneamente gli esperti ritengono estremamente basse le probabilità che la Turchia possa lanciare il proprio progetto per la realizzazione di un complesso di difesa missilistica, annunciato da Ankara in concomitanza con la decisione di annullare l’appalto.
Ankara ha definito il motivo dell’annullamento dell’appalto con il protrarsi dei negoziati su condizioni specifiche del contratto con la Cina.
Si rileva come Pechino non abbia soddisfatto le richieste di Ankara nei termini di passaggio di know-how dei sistemi di difesa missilistica.
Tuttavia lo scorso febbraio l’allora ministro della Difesa della Turchia Ismet Yilmaz aveva affermato che l’offerta della società cinese era la più conveniente nella gara d’appalto.
Inoltre i concorrenti nella gara della società cinese, la compagnia italo-francese “Eurosam” e il più grande produttore americano di armi del consorzio bellico “Raytheon / Lockheed Martin”, non avevano alcuna intenzione di condividere know-how con Ankara.
La decisione finale sulla gara era stata rinviata 5 volte per controversie tra le parti in merito al passaggio di know-how, hanno osservato ad Ankara.
Allo stesso tempo ha giocato un ruolo decisivo la pressione sulla Turchia esercitata dagli Stati Uniti e dagli altri alleati della NATO, ritiene Konstantin Sivkov, vicepresidente dell’Accademia di Questioni Geopolitiche:
“Oggi gli Stati Uniti e l’Occidente si ritrovano in una situazione in cui di fatto sono in stato di guerra fredda con l’asse di cooperazione tra Russia e Cina.
Naturalmente, in queste condizioni, l’acquisto di tecnologia cinese da parte di Ankara avrebbe messo a rischio il dominio americano nella regione turca, sul versante meridionale della NATO. Per gli americani si tratta di uno scenario altamente indesiderabile.
Se, sulla base della tecnologia cinese, i turchi fossero riusciti a sviluppare il proprio sistema di difesa missilistica, non avrebbero avuto più bisogno della protezione degli Stati Uniti e a riguardo il sistema di difesa missilistico degli Stati Uniti avrebbero potuto prendere le distanze dagli americani. Gli Stati Uniti stanno ora perseguendo una politica che obblighi la Turchia a vincolarsi a loro. Sono riusciti a far saltare l’accordo con la Cina per l’acquisto di questa tecnologia”.
Tuttavia era chiaro altro.
La Cina, vendendo alla Turchia tecnologia missilistica, non avrebbe potuto vendere tutto. Sempre una parte significativa della tecnologia non viene venduta, sebbene sia necessaria per la produzione di armi. In questo caso la Turchia sarebbe rimasta dipendente dalla Cina per le forniture dei pezzi di ricambio delle unità e per molti altri parametri.
Sarebbe rimasta legata tecnologicamente alla Cina nel settore della difesa.
Sarebbe stato letale per gli USA.
Inoltre Ankara è potenzialmente debole per rifiutare i servizi della Cina e per creare un sistema di difesa missilistica autonomamente, ritiene l’esperto militare Vladimir Evseev:
“Io non credo nella possibilità di sviluppo autonomo di tali sistemi da parte della Turchia. In generale ritengo piuttosto limitate le sua capacità di sviluppare missili balistici e di creare vari tipi di sistemi di difesa aerea e di difesa missilistica. In primo luogo i missili a medio raggio. Allo stato attuale la Turchia sta sviluppando missili balistici con una gittata di 500 chilometri. Dal mio punto di vista, i tecnici turchi non hanno le competenze adeguate, anche se hanno grandi ambizioni. Si riflette in alcuni piani che non vengono implementati nella pratica. In generale la Turchia continuerà a dipendere dalle forniture di armi ed equipaggiamenti militari degli Stati Uniti. I suoi tentativi di uscire da questo tipo di dipendenza, anche attraverso la sostituzione di armi di fabbricazione cinese, sono probabilmente dovuti al fatto che la Turchia vuole ottenere a condizioni più vantaggiose gli armamenti americani. Detto in altri termini, molto probabilmente è una questione di potere negoziale, dal momento che la Turchia è un membro della NATO. Pertanto l’esito di quest’appalto era scontato, e ancora una volta ci ha detto che la Turchia non è sufficientemente indipendente per decidere in materia di appalti di armi”.
Con l’appalto turco la Cina ha fatto capire all’Occidente che si apre un nuovo fronte nella lotta per la sua influenza globale, dove finora l’autorevolezza e la presenza dei suoi concorrenti erano solide.