Il detenuto in Israele paffuto e laureato, il prigioniero in Siria ridotto pelle e ossa
Suscita sorpresa e scalpore nel mondo arabo un accostamento di fotografie postato su internet da un giornalista di al-Jazeera
Un messaggio postato su Facebook da un giornalista arabo che mette a confronto la miserrima condizione dei prigionieri siriani con quella dei ben nutriti detenuti palestinesi in Israele è circolato sul web in modo “virale”, suscitando in tutto il mondo arabo inaspettate espressioni di elogio per il modo in cui vengono trattati i detenuti nelle carceri israeliane.
All’indomani del raid attribuito a Israele che ha causato la morte del terrorista libanese Samir Kuntar, il giornalista della tv al-JazeeraFaisal al-Qassem ha postato su Facebook due foto affiancate: quella di uno scheletrico detenuto siriano in una prigione del regime di Assad e quella del ben pasciuto Samir Kuntar al momento della sua scarcerazione dopo quasi trent’anni di detenzione in un penitenziario israeliano.
“Samir Kuntar – recita la didascalia delle foto postate dal giornalista arabo – ha lasciato la prigione israeliana con una laurea e una pancia da bevitore di birra. All’altro estremo, ecco come escono i siriani dalle prigioni di Assad”. Nella foto il detenuto siriano appare emaciato e denutrito, a malapena in grado di sostenere il suo fisico ridotto pelle e ossa, mentre fissa la fotocamera dal letto su cui è seduto.
La foto di Kuntar risale alla sua scarcerazione, nel 2008, da un penitenziario israeliano dopo aver scontato 29 anni per il suo ruolo nello spietato assassinio di quattro israeliani in un’incursione terroristica del 1979 nella città settentrionale israeliana di Nahariya, un attacco durante il quale Kuntar fra l’altro aveva ucciso una bambina di quattro anni fracassandole la testa con il calcio del fucile.
Kuntar venne scarcerato nell’ambito di un ricatto di Hezbollah per la restituzione delle salme dei soldati israeliani Eldad Regev e Ehud Goldwasser, sequestrati e uccisi dalla milizia libanese durante un’incursione in territorio israeliano nel luglio 2006.
Durante gli anni di detenzione in Israele, Kuntar ha partecipato a un programma grazie al quale i detenuti palestinesi sono autorizzati a seguire corsi on-line della Open University of Israel, conseguendo una laurea in scienze politiche e sociali.
Faisal Al-Qassem è un noto giornalista televisivo siriano che conduce il talk-show in diretta “L’opposta direzione” sull’emittente araba al-Jazeera.
Conosciuto per il suo stile provocatorio, al-Qassem si è guadagnato notorietà in tutto il mondo arabo con la sua pagina Facebook seguita da 8,7 milioni di persone.
Il post di domenica scorsa ha rapidamente collezionato più di 100.000 “mi piace” e quasi 20.000 condivisioni sui social-network.
Sebbene non siano mancati alcuni lettori che hanno reagito con rabbia al post di al-Qassem criticandolo per un messaggio che a loro avviso sarebbe troppo “filo-israeliano”, molti altri hanno reagito con parole di apprezzamento e persino di elogio per le condizioni delle carceri israeliane, che evidenziano una radicale differenza rispetto agli altri paesi del Medio Oriente.
“Ci viene insegnato che le carceri israeliane sono le peggiori del mondo – ha commentato un utente arabo di Facebook – ma in realtà sappiamo che gli israeliani sono più clementi di tutti gli arabi”.
Un altro lettore arabo ha scritto: “Alcuni dicono che i sionisti sono i nostri più grandi nemici, cani e assassini. Ma i musulmani uccidono molti più musulmani che i sionisti”.
Dopo il suo rilascio, Kuntar ha assunto un ruolo di primo piano nella milizia fondamentalista sciita Hezbollah, ed è stato insignito di alte onorificenze dall’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e dal presidente siriano Bashar Assad. Kuntar, druso d’origine, ha contribuito ad organizzare cellule terroristiche di drusi siriani sulle alture del Golan e altrove, con lo scopo di perpetrare attacchi terroristici contro Israele.
Proprio questa sua rinnovata attività terroristica, stando alle notizie disponibili, sarebbe stata all’origine della decisione di eliminarlo.
(Da: Times of Israel, 22.12.15)