Il Monte Tempio di Gerusalemme si eleva a un’altezza di 740 mt sul livello del mare.
Le mura che lo circondano hanno forma trapezoidale i cui lati misurano rispettivamente 470 mt a est, 488 mt a ovest, 280 mt a sud e 315 mt a nord.
L’intera area si estende su uno spazio di 145 mila metri quadri e occupa circa 1/6 della città antica di Gerusalemme.
Nella tradizione ebraica il Monte Tempio coincide con il Monte Moriah dove quasi 4 mila anni fa, messo alla prova dal Signore, Abramo stava per compiere il sacrificio di Isacco, suo figlio (Genesi 22,2 – 13).
Secondo la tradizione islamica a essere sacrificato doveva essere Ismaele, non Isacco suo fratello.
Ismaele è il progenitore del popolo arabo, Isacco del popolo ebraico.
Come ai tempi delle crociate, da decenni la tensione internazionale ha un centro nevralgico: Gerusalemme.
E Gerusalemme ha un fulcro spirituale, che è anche un “detonatore” di conflitti religiosi.
Gli ebrei lo definiscono Monte del tempio (Har ha-Bayt).
Gli arabi la Spianata delle moschee (Haram al-Sharif)
Fedi e invasioni
E’ un altopiano di 144 mila metri quadri che svetta di 20 m sulla città antica.
E’ un concentrato di fede, miti, amore e odio.
Qui sorgeva il primo tempio ebraico.
Dopo la sua distruzione, compiuta nel 578 a. C., sorse nello stesso punto un secondo tempio, realizzato dagli Ebrei di ritorno dall’esilio in Babilonia, “liberati” dai persiani.
Prima della nascita di Cristo, il tempio fu ampliato da Erode il Grande.
Ma i Romani di Tito lo distrussero nel 70 d.C. per punire l’insubordinazione dei Giudei.
Secondo la tradizione ebraica, il primo tempio sorse attorno a una roccia di pochi metri quadrati, dalla quale avvenne la creazione della vita.
Su quella stessa roccia Adamo elevò il primo altare a Dio. E sempre su di essa il patriarca Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco.
Per i musulmani il motivo dell’attaccamento è un altro: da quella roccia Maometto salì su una scala di luce per visitare il Regno celeste, accolto dai profeti e da Allah.
In ricordo dell’evento, un califfo fece costruire nel VII secolo una cupola sulla roccia sacra.
La Cupola della roccia ancora oggi svetta, ricoperta d’oro, su Gerusalemme.
La Cupola delle Roccia fu fatta costruire nel 691 da Abd al-Malik figlio di Marwan I della dinastia degli Umayyad.
La dinastia degli Umayyad governava sull’intero mondo musulmano eccezion fatta per le due città sacre dell’Islam, Mecca e Medina, dove aveva una forte presa la famiglia Al-Zubayr.
Al-Malik volle fare di Gerusalemme (mai menzionata nel Corano) un luogo di culto alternativo alle due città e creò una sorta di “Pietra bianca” per competere con la “Pietra nera” di Mecca.
Sfruttò anche il pellegrinaggio per questo fine, sostenendo che i musulmani dovevano venire nei territori sotto il suo diretto controllo e non sotto il controllo dei suoi oppositori. Queste circostanze fecero di Gerusalemme la terza città più importante per i musulmani dopo Mecca e Medina.
Il figlio di Al-Malik poi, Al-Walid I, fu il probabile responsabile della costruzione della moschea di Al Aqsa. Ciò lascia intendere come la Cupola della Roccia non sia una moschea.
La Cupola della Roccia è importante per i musulmani perchè Maometto salì in cielo da lì. Nella tradizione orale musulmana che affonda le radici nel VII secolo si narra di un viaggio notturno del profeta Maometto in sella al suo cavallo alato Buraq.
Partendo da Medina in una sola notte avrebbe raggiunto Gerusalemme, approdando presso “la più lontana moschea” che si fa coincidere con l’odierna moschea di Al Aqsa.
Da qui avrebbe raggiunto la pietra di fondazione, dove oggi sorge la Cupola della Roccia, e si sarebbe innalzato in cielo in quello che in arabo è chiamato Mi’raj, ascensione.
La cupola dunque è ideologicamente identificata con la roccia. Sotto la roccia c’è una grotta con degli angoli di preghiera riconducibili a differenti figure venerate nell’Islam.
Nell’VIII secolo, sul monte fu anche costruita la moschea di Al-Aqsa.
Poi ci furono le crociate, ma quando i cristiani lasciarono la Terra Santa, sconfitti da Saladino, la Spianata delle moschee tornò sotto il controllo dei musulmani.
Fino alla guerra fra Israele e Paesi arabi del 1967, quando le truppe israeliane piantarono la loro bandiera sulla Cupola della roccia.
Moshe Dayan, artefice di quella vittoria avvenuta in soli 6 giorni, fece però togliere la bandiera e si accordò coi palestinesi: loro avrebbero amministrato a livello religioso il Monte del tempio, lasciando libera la visita agli ebrei.
Questi avrebbero mantenuto il controllo militare del Monte e svolto le loro pratiche religiose presso il Muro del pianto, dietro cui sorgeva il secondo tempio.
Israele respinge i tentativi in corso di vietare agli ebrei l’accesso allo storico sito di Gerusalemme
Israele non permetterà che sul Monte del Tempio di Gerusalemme vengano applicate le regole della Mecca e Medina.
Lo ha detto lunedì il parlamentare israeliano Avi Dichter, presidente della Commissione esteri e difesa della Knesset, riferendosi alle città sante in Arabia Saudita nelle quali l’ingresso è vietato ai non musulmani.
“L’idea – ha spiegato Dichter a Israel Radio – che venga fatto anche sul Monte del Tempio ciò che è stato fatto in Arabia Saudita, dove le due città sante dell’islam La Mecca e Medina sono luoghi in cui solo i musulmani hanno diritto di entrare, è un’idea totalmente sbagliata, e noi non permetteremo che si avveri.
Continueremo a rispettare la santità della moschea di al-Aqsa Mosque – ha concluso Dichter – ed anche a difendere i nostri diritti sul Monte del Tempio”.
I non musulmani non sono ammessi all’interno dell’edificio della moschea di al-Aqsa di Gerusalemme, mentre l’accesso ai non-musulmani è sempre stato consentito sul resto della spianata che si trova sulla sommità del Monte del Tempio (in ebraico: Har haBayit).
Al-Aqsa è la moschea con la cupola di piombo che sorge nella parte meridionale della spianata (spesso confusa con la dorata Cupola della Roccia, che non è una moschea ma un santuario, e sorge al centro della spianata del Monte del Tempio).
In anni recenti, tuttavia, la propaganda religiosa e nazionalista palestinese ha cercato di allargare arbitrariamente il concetto di Al-Aqsa sino a comprendere tutto il complesso del Monte del Tempio (in arabo: al-Haram al-Sharif), compresi i contrafforti esterni e dunque persino il Muro Occidentale (impropriamente dello “del pianto”) nella parte sud-occidentale. Grazie a questa mistificazione, la propaganda anti-israeliana denuncia come “aggressioni” o “assalti” alla “al-Aqsa” il semplice ingresso di ebrei sulla spianata.
L’intervento di Dichter giunge in risposta alle dichiarazioni fatte dal Ministro giordano per il Waqf e gli affari islamici, Wael Arabiyat, citato lunedì dall’agenzia di stampa ufficiale giordana Petra, il quale aveva definito “aggressiva” la visita al Monte del Tempio fatta il giorno prima da un gruppo di israeliani in occasione di Tisha be’Av, la giornata in cui gli ebrei commemorano la distruzione del Tempio, che sorgeva appunto sulla sommità del Monte del Tempio.
Secondo l’agenzia Petra, Arabiyat “ha espresso completo rifiuto dell’assalto al complesso moschea al-Aqsa/al-Haram al-Sharif [Monte del Tempio] da parte di centinaia di coloni estremisti sotto stretta protezione della polizia e delle forze speciali israeliane” in quella che il ministro giordano ha definito “una manifesta sfida ai sentimenti dei musulmani e una chiara violazione del diritto e delle norme internazionali”.
Domenica scorsa, secondo la polizia israeliana, su circa 400 ebrei che hanno visitato la spianata (insieme ad altri circa 600 visitatori non-ebrei), sette sono stati fermati e allontanati dagli agenti per non aver osservato le rigidissime norme di comportamento previste dalla status quo che vietano agli ebrei nel sito qualunque atto di culto e qualsiasi movimento anche minimo che possa essere interpretato come una preghiera.
Le accuse di Arabiyat sono state pubblicate lo stesso giorno in cui i giornali giordani pubblicavano un’intervista ad Abdullah II, nella quale anche il re di Giordania criticava presunti “tentativi di violare i diritti dei residenti arabi” di Gerusalemme e di “alterare i luoghi santi islamici e cristiani”.
Re Abdullah affermava che la Giordania onorerà le proprie responsabilità “religiose e storiche” verso “al-Aqsa/al-Haram al-Sharif” a fronte delle “ripetute violazioni da parte di gruppi estremisti”.
E aggiungeva: “Facciamo ricorso a tutte le nostre capacità per proteggere la moschea di al-Aqsa, che comprende l’intero e indivisibile al-Haram al-Sharif, e abbiamo guidato con successo gli sforzi per far adottare questa definizione all’Onu e all’Unesco”.
Nel suo intervento di lunedì, Dichter ha denunciato il tentativo in corso di fare confusione identificando la moschea di al-Aqsa con tutto il complesso del Monte del Tempio nell’evidente intento di arrivare a vietare l’accesso degli ebrei a tutta l’area.
“Recentemente – ha detto Dichter – è invalsa sempre più la tendenza di invocare la ‘difesa’ di al-Aqsa: una ‘difesa’ che si è enormemente allargata dalla moschea nella parte meridionale del Monte del Tempio sino a comprendere tutta l’area del Monte del Tempio. Israele non permetterà che questo accada”.