Cappadocia : il mistero delle città sotteranee

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Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, poco o nulla si sapeva delle incredibili città sotterranee della Turchia.

Poi un uomo decise di ristrutturare la sua casa antica.

Nascosta dietro una parete della cantina, scoprì una camera di cui aveva ignorato l’esistenza.

E venne alla luce un’intera città.

Quella camera “clandestina” era soltanto l’inizio di un gigantesco sistema di tunnel che si estendeva nel sottosuolo suddiviso in diversi livelli, piani sovrapposti muniti di cisterne, ampie sale, scale, panche, pilastri e canali di areazione.

Ma chi l’aveva costruito?

In che epoca?

E per quale motivo?

Dal 1963, la città sotterranea di Derinkuyu non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti.

Grotte scavate nel tufo del dio Vulcano

Sono scavate nel tufo, le città sotterranee della Turchia. Derinkuyu, che è stata aperta al pubblico nel 1969, non è un fenomeno isolato.

Kaymakli, Ozkonak, Mazikoy e Zelve sono i nomi di altri insediamenti ipogei della Cappadocia, ma si pensa che nella sola provincia di Nevsehir ne esistano più di 50.

Alcuni affermano che sarebbero addirittura 200.

Fatti e leggende si fondono.

Derinkuyu, forse la più vasta di tutte, secondo i calcoli degli esperti raggiunge con i suoi diversi livelli (al momento ne sarebbero stati recuperati dodici) i 100 metri di profondità.

Su questa carta della Cappadocia si vedono alcuni dei siti con presenza di città sotterranee. Copyright: Maximilian Dörrbecker CC BY SA 2.5

Su questa carta della Cappadocia sono riportati alcuni dei siti anatolici con presenza di città sotterranee. Copyright: Maximilian Dörrbecker CC BY SA 2.5

La Cappadocia: un territorio montuoso al centro della penisola anatolica, da molto tempo noto per le sue grotte-abitazioni, per le bizzarre formazioni rocciose appuntite come cappucci che, viste dall’alto, sembrano tanti trulli naturali.

Opere di mamma Natura.

Uno spettacolo unico, meta delle variopinte mongolfiere che trasportano turisti di tutto il mondo.

Come fu portata in superficie la roccia scavata?

È logico pensare che quegli uomini scavarono, prima di tutto, i camini di aerazione le cui profondità raggiungono i 70-85 m.

In seguito hanno completato le città sotterranee scavando verso i lati.

La terra veniva evacuata con delle carrucole lungo i camini di aerazione.
Come chiudevano le porte d’ingresso?

Negli insediamenti costituiti da centinaia di stanze i vari locali erano collegati  tra di loro mediante strette e lunghe gallerie e corridoi.

All’estremità di queste gallerie, ancora oggi attraversate difficilmente e chinandosi, si trovano massi cilindrici del diametro di ca. 1,5 m, dello spessore di 55-60 cm, pesanti fino a 500 kg.

Tali macigni, simili a macine da mulino, si potevano chiudere solo dall’interno, impedendo l’accesso.

Queste grandi saracinesche venivano spinte da una postazione scavata nel retro, così che potessero chiudere ermeticamente l’apertura.

Uno zoccolo assicurava la loro posizione.

Un orifizio nel centro del masso permetteva di vedere gli assalitori ed anche di ucciderli con la lancia.

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© Damien HUANG

La città sotterranea di Derinkuyu è una vera e propria città costruita su più piani (undici) che si addentrano nella terra per circa 60 metri.

Si pensa che probabilmente fu costruita nell’era bizantina dai Frigi, un popolo Indo-Europeo, durante le guerre arabo-bizantine e sia poi passata nelle mani dei cristiani, che la espansero e aggiunsero cappelle e iscrizioni in greco.

Dopo l’espulsione dei cristiani dalla regione, questi tunnel vennero abbandonati.

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Quasi 20mila persone potevano venire ospitate qui sotto al momento di un attacco. L’ingresso poteva facilmente essere chiuso dall’interno con una grande pietra a forma di ruota che veniva fatta rotolare davanti all’unico accesso.

E lo stesso procedimento veniva usato per separare ogni livello, cercando di proteggerlo con più efficacia.

Visitando la città sotterranea di Derinkuyu vedrete stanze da letto, sale da pranzo, cantine per il vino, dispense, ma anche stalle per animali, una scuola ed addirittura un bar.

Ogni grotta è collegata alle altre tramite dei tunnel, intricati e fitti, che avevano anche lo scopo di confondere il possibile conquistatore, farlo perdere come in un labirinto.

Esistono anche tunnel in grado di condurre la popolazione ad altre città sotterranee, per esempio alla città di Kaymakli a 8 km di distanza.

L’aria e la ventilazione erano garantite da un sistema costituito da quindicimila bocchette, mentre la presenza di un fiume sotterraneo e pozzi di acqua finivano di renderla una città indipendente dall’esterno, dal mondo.

La città ha beneficiato della presenza di un fiume sotterraneo e pozzi d’acqua. Era una piccola città completamente autosufficiente, che ancora oggi stupisce studiosi e ingegneri.

La costruzione di una città come Derinkuyu sarebbe stata un’impresa per chiunque, anche in tempi moderni e con attrezzature moderne.

Pensare che un’opera del genere sia stata realizzata in un’epoca così remota è semplicemte stupefacente, paragonabile solo alle piramidi d’Egitto.

A Derinkuiu, a causa della morbidezza della pietra, bisognava stare molto attenti a fornire abbastanza supporto ai piani superiori con i pilastri, altrimenti ci sarebbero stati crolli catastrofici.

Invece, è sorprendente l’assenza di qualsiasi traccia di collasso grave, quindi dobbiamo supporre che dovessero essere particolarmente abili e conoscessero molto bene il materiale roccioso.

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© Veronika/flickr

Oggi se ne possono visitare soltanto i livelli superiori, circa il 10% dell’intera città. Ma fidatevi, sarà sbalorditivo (e un po’ spaventoso) anche così.

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