REPORT : RIMODELLAMENTO DEL MONDO ARABO : QUALCUNO SE NE STA ACCORGENDO ?

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In questi giorni il mondo arabo sta assistendo inerme alla ridefinizione della sua mappa.

Se da una parte Erdogan riapre la ferita del Trattato di Losanna criticando la cessione delle isole greche in cui, a suo dire, “gli abitanti possono sentire gli altoparlanti di Istanbul” e della Tracia occidentale dove ancora oggi vivono numerosi turchi musulmani, dall’altra giustifica il dispiegamento di forze turche in Siria e Iraq, tirando in causa i diritti della Turchia sulla regione.

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Il Trattato di Losanna è un trattato di pace firmato a Losanna, in Svizzera, il 24 luglio 1923 tra la Turchia e le Potenze dell’Intesa che combatterono nel corso della prima guerra mondiale e nella successiva guerra d’indipendenza turca. Il trattato, detto anche convenzione di Losanna, pose fine al sanguinoso conflitto greco-turco e sancì i confini tra Grecia, Bulgaria e Turchia, oltre a determinare la fine di ogni pretesa turca su Cipro, Iraq e Siria, insieme con il Trattato di Ankara.

 

Anche se il presidente turco ha affermato più volte che il suo paese non ha mire espansionistiche e che le operazioni effettuate fuori dai suoi confini hanno come scopo la sola sicurezza del paese, non si fermano le voci riguardo le ambizioni del regime nella regione.

Al fianco degli scettici vi è l’opinione cui Ankara vuole conservare la demografia storica sunnita della regione e che sia preoccupata per un indirizzamento verso una maggioranza sciita sotto l’influenza dell’Iran, “come a Mosul, ad esempio”.

Non solo estremisti islamici contro il resto delle religioni, ma anche musulmani contro musulmani.

Lo scontro tra Arabia Saudita, sunnita, e Iran, sciita, è la conseguenza delle tensioni che si sono acuite negli ultimi tempi anche a causa del cosiddetto Isis o Daesh, da cui il mondo sciita ha preso con forza le distanze, cosa che quello sunnita ha fatto solo in parte, continuando, come nel caso della Turchia oltre che dell’Arabia Saudita, a finanziare o aiutare logisticamente i movimenti estremisti.

DOVE SI TROVANO I SUNNITI – Ma i sunniti non si trovano certo solo in questi due Paesi: del miliardo e seicento milioni di musulmani nel mondo, loro sono la quota più consistente. Si ritengono i veri, ortodossi, seguaci dell’insegnamento e della tradizione di Maometto, e hanno un maggiore legame tra religione e politica. Si trovano in Turchia, Egitto, Giordania, Sudan, Somalia, Yemen, Pakistan e Afghanistan, oltre che in Arabia Saudita.

I WAHHABITI – Nel regno saudita, però, è presente anche un altra forma ancora più estrema di islam: il wahhabismo. Il re Salman, legislatore del Paese, aderisce a questo movimento religioso dell’islam sunnita più conservatore. Il wahhabismo è praticato da un saudita su quattro, mentre gli altri praticano il più diffuso islam sunnita.

DOVE SI TROVANO GLI SCIITI – In Arabia Saudita gli sciiti sono una minoranza, circa un quarto della popolazione. Nel complesso nel Medio Oriente ci sono tre sciiti ogni cinque sunniti.

La maggior parte degli sciiti si trova in Iran, ma anche in Paesi come l‘Azerbaijan, il Bahrein e l’Iraq.

In Libano è sciita il partito e gruppo militare Hezbollah, in Siria è sciita il discusso presidente Bashar al Assad.

In Yemen sono sciiti i ribelli Houthi, che si oppongono al governo del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, vicino all’Arabia Saudita.

sunniti-sciiti-wahhabiti

La presenza degli Sciiti oltre l’Iran

Mentre la Turchia sta combattendo in Siria e Iraq e mantiene una presenza militare nella città di Bashiqa (sotto il controllo del Governo Regionale del Kurdistan), l’Iran è andato oltre ampliando la sua influenza, la sua forza militare e di intelligence, in modo da diventare parte dell’equilibrio politico in Siria, Iraq, Yemen, Libano.

Anche se i due paesi mantengono buone relazioni commerciali e politiche, il conflitto in Siria e Mosul ha scoperto politiche discrepanti.

È interessante notare che l’Iraq, sotto l’influenza iraniana, sta attraversando una fase di rimodellamento in termini geografici, etnici e confessionali.

È quello che sta accadendo, seppur in gradi diversi, in Siria e Yemen.

Il Libano inoltre, dopo la nomina alla presidenza di Michel Aoun, sostenuto da Hezbollah, mostra come gli interessi della potenza iraniana siano tutti da giocare sul tavolo internazionale, dove si ridisegnerà la mappa della regione.

In questo contesto si inserisce anche la questione curda: se la regione del Kurdistan iracheno è pronta per l’indipendenza, il caos che ha colpito la Siria ha incoraggiato i curdi siriani a annunciare un sistema federale che rappresenta un terzo del territorio siriano, nel nord del paese.

L’aspirazione a creare uno stato curdo non è più un sogno di pochi e questo ha sollevato il morale del PKK e dei 14 milioni di curdi che risiedono in Turchia.

Ovviamente queste vicende hanno avuto grande risonanza presso il governo turco, che guarda alle attività dei curdi siriani sui suoi confini meridionali.

israele si trova in una situazione di “momentaneo ed apparente relax strategico” come mai prima nella sua storia: ha lanciato nuove campagne di insediamento e ha annunciato un progetto ferroviario per lo sviluppo dei collegamenti regionali dal porto di Haifa fino ad Amman.

Dietro ai discorsi sui servizi alla popolazione, possiamo leggere l’ingresso della diplomazia israeliana nella penisola arabica, alla luce della richiesta di normalizzazione dei rapporti.

Daesh (ISIS), invece, rimane una bolla senza futuro nel mondo arabo, conseguenza e non causa di una crisi che ha portato il mondo arabo a lasciare il suo destino nelle mani di Mosca e Washington.

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