La gente stava aspettando che la rivoluzione iniziasse in Marocco, ma l’oppressione e la paura sono sempre state un ostacolo sulla strada verso la libertà.
Ma stavolta è diverso.
Come la maggior parte dei marocchini, Mouhcine Fikri era estremamente povero.
Era un riffino – un Amazigh che proveniente dal Rif, la regione montuosa del nord del Marocco dove molti Amazigh vivono e una delle tante zone non-arabizzate del paese che il governo ha completamente emarginato al punto che alcune città sono senza acqua, elettricità, ospedali.
Mouhcine è stato colto dalla makhzen (la polizia marocchina) mentre vendeva pesce ottenuto illegalmente, confiscandolo. Come ogni istituzione in Marocco, la polizia è corrotta. Motivati dai salari bassi o semplicemente dall’avarizia nei loro cuori, i poliziotti chiedono una mazzetta ai cittadini per chiudere un occhio.
Per Mouhcine, vendere pesce era l’unica fonte di guadagno per sopravvivere in un paese in cui è quasi impossibile trovare lavoro.
Quando la polizia gli ha chiesto dei soldi, ovviamente lui non poteva permettersi di pagarli. Gli agenti hanno gettato il pesce in un compattatore di rifiuti.
https://youtu.be/2Zne8IDmLyk
Mohcine si è lanciato all’interno del camion della spazzatura per recuperare il pesce e con lui quattro altri uomini suoi amici.
La polizia, come mostra un video che ha fatto il giro del web, aveva ordinato al conducente del camion di azionare il compattatore per distruggere il pesce: i quattro sono usciti dal compattatore in tempo, Mouhcine non ce l’ha fatta.
Incidenti come questi capitano tutti i giorni in Marocco, ma non tutti vengono registrati.
E anche se venissero registrati, i media marocchini, manipolati, non li mostrerebbero ed è per questo che così tanti cittadini non hanno idea di tutta una serie di realtà del paese: il governo non mostra niente che vada contro il re Mohammed VI.
La morte di questo ragazzo Amazigh ha aperto gli occhi dell’interna nazione, facendogli gridare:
“Basta”.
Migliaia di persone sono scese in strada ad Al-Hoceima per protestare contro l’incidente.
“Se è successo a lui, potrebbe succedere a chiunque.
Questa storia deve finire, non è giusto”, ha detto uno dei manifestanti.
Anche se più frequente nelle zone emarginate, la brutalità della polizia può accadere ovunque in Marocco.
La lotta della popolazione Amazigh in Marocco è viva, dove il governo panarabista etichetta come “tradizioni selvagge” tutto ciò che concerne con la loro cultura, la loro lingua e le loro persone. L’incidente nel Rif è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Per questo ci sono proteste in ogni città del paese, chiedendo al governo un cambiamento.
La gente stava aspettando che la rivoluzione iniziasse in Marocco, ma l’oppressione e la paura sono sempre state un ostacolo sulla strada verso la libertà. Ma stavolta è diverso. Questo non è mai successo in Marocco. La gente non ha paura ed è pronta a lottare per quello che vogliono: una repubblica mus
ulmana democratica, non una monarchia corrotta, formata dalla dinastia alawita, che ha venduto il nostro paese alle colonie e che, ancora oggi, continua ad agire solo per proprio interesse.
- – – – – – – – – – notizia precedente
Mouhcine Fikri, pescivendolo sui trent’anni, è stato fermato da alcuni agenti della polizia nella città di El Hoceima, nel nord del Marocco, nella serata del 28 ottobre.
La pesca del tip di pesce che vendeva – forse dello spada – non è permessa in questo periodo dell’anno ed quindi non è adatta alla consumazione.
Gli agenti hanno preso la merce e l’hanno gettata in un compattatore di rifiuti.
Cercando di opporsi, Fikri si è gettato nella macchina e si è fatto uccidere così.
La scena viene ripresa e molto presto fa il giro di tutte le reti social, che si accendono. Migliaia di marocchini scendonoin strada a Al-Hoceima, ma anche a Rabat, Casablanca e in altre città del paese per chiedere “giustizia per il martire”.
L’organizzazione Giustizia e Beneficienza (Al Adl Wal Ihssane, proibita ma tollerata), la più grande formazione islamista del paese, si è unita ai manifestanti facendo appello alla lotta contro “il potere dispotico calpesta i diritti umani basilari dei cittadini”.
Mentre il Partito Giustizia e Sviluppo (PJD), nel pieno delle trattative per il nuovo governo, ha invitato i suoi membri a boicottare le manifestazioni.
In rete, due hashtag (#طحن_مو, “Distruggilo” e كلنا_محسن_فكري, “Siamo tutti Mouhcine Fikri) invadono i social.
Molti utenti chiedono chiarimenti sulle circostanze della morte del venditore, per sapere se si è trattato di un suicidio o se gli agenti hanno ordinato la messa in azione del compattatore vendendo Fikri gettarvisi, tesi questa che il ministero dell’Interno ha ufficialmente smentito, assicurando che gli agenti non sono hanno alcuna responsabilità per la tragica morte.
Da parte sua, il re del Marocco ha incaricato lo stesso ministro dell’Interno, Mohamed Hassad, e il suo ministro delegato, Charqi Draiss, di aprire un’inchiesta “affinché si proceda con delle ricerche per trovare il responsabile di questo incidente, attraverso una rigorosa applicazione della legge verso tutti, per servire d’esempio a tutti coloro che hanno mancato i loro doveri e responsabilità”.
A partire dal 2011, il Marocco ha visto diversi casi di suicidi causati da “ingiustizie sociali” che hanno suscitato l’indignazione popolare. Ogni volta, le autorità hanno promesso l’apertura di un’indagine, ma senza comunicarne i risultati.