Il ministro degli esteri di Teheran aveva detto: “Non abbiamo basi militari in Siria”
L’Iran ha almeno dieci basi militari in Siria, due delle quali si trovano vicino al confine con Israele. Lo afferma un reportage del New York Timespubblicato lunedì.
Lo stesso giorno in cui il ministro degli esteri iraniano Mohammed Javad Zarif negava seraficamente che il suo paese abbia impiantato basi militari in Iran, il New York Times pubblicava un documentato reportage che descrive le numerose basi permanenti che la repubblica islamica khomeinista ha costruito nel paese devastato dalla guerra civile.
Parlando delle basi in Siria alla conferenza del Valdai Discussion Club in corso a Mosca, Zarif ha affermato “No, non ne abbiamo”, pur ammettendo la presenza di “consiglieri militari iraniani”.
Lo stesso giorno il New York Times indicava tre principali basi iraniane che “soprintendono le operazioni in gran parte della Siria”:
una vicino ad Aleppo, nel nord, e due a sud della capitale Damasco.
Il reportage citava inoltre l’esistenza di “sette basi tattiche più piccole, vicino a linee del fronte attive dove sono presenti l’Iran e i suoi surrogati”.
Secondo il reportage, le stime sul numero di combattenti iraniani oggi in Siria variano fra molte centinaia e diverse migliaia. Mentre alcuni partecipano direttamente ai combattimenti, la maggior parte degli altri sono addestratori, comandanti ed esperti che guidano l’esercito siriano e sopraintendono le milizie, le quali dal canto loro potrebbero ammontare a 20.000 combattenti e costituiscono il nerbo della forza iraniana in Siria.
Fra questi, sono circa 6.000 i combattenti Hezbollah.
La maggior parte degli altri, provenienti da Afghanistan, Iraq, Libano, Pakistan e altrove, sono stati spinti a combattere in Siria sia dal denaro che dagli appelli alla loro fede sciita.
Lo scorso novembre, fonti dell’intelligence occidentale avevano riferito alla BBC che l’Iran stava costruendo una base militare in Siria a meno di 50 chilometri dal confine con Israele.
Le immagini satellitari ottenute all’epoca dalla BBC mostravano un’ampia costruzione in una base militare siriana fuori da Al-Kiswah, a una ventina di chilometri da Damasco.
Ali Alfoneh, ricercatore dell’Atlantic Council che segue le milizie straniere in Siria, ha detto al New York Times che il numero di caduti filo-iraniani risulta diminuito in modo significativo da quando hanno la meglio le milizie che combattono per il dittatore Bashar al-Assad.
Ma anziché lasciare il paese, aggiunge Alfoneh, le milizie filo-iraniane sembrano spostare le loro attenzioni verso Israele.
L’Iran ha capito che è effettivamente possibile mantenere un fronte contro Israele dove non c’è guerra aperta, ma neanche la pace”.
“È come una replica del modello Hezbollah” spiega Ali Rizk, analista libanese che scrive per Al Monitor, un sito di notizie incentrato sul Medio Oriente.
Conclude l’analista Amir Toumaj, della Foundation for Defense of Democracies:
“Lo scopo finale, in caso di guerra, è fare della Siria un ulteriore fronte tra Israele, Hezbollah e Iran. Gli iraniani non ne fanno un semplice obiettivo, ma una realtà concreta”.
(Da: Israel HaYom, Jerusalem on line, 20.2.18)