Sui social network la retorica ufficiale cede il passo ad autentici sentimenti di indignazione e precise attribuzioni di responsabilità

Un post sulla pagina Facebook in arabo del Ministero degli esteri israeliano, accompagnato dalla scritta: “È vero che Israele è scarso in risorse naturali e di piccole dimensioni, ma Dio lo premia con risorse umane creative che ne fanno un pioniere dell’innovazione, che a sua volta genera collaborazioni con grandi potenze come l’India e la Cina. I paesi confinanti potrebbero certamente trarre vantaggio da queste partnership che promuovono l’economia e creano posti di lavoro”. (clicca per ingrandire)
A parte il consueto schiamazzo di accuse e insulti che regolarmente inonda i social network in arabo del Ministero degli esteri israeliano, dopo gli scontri della “marcia del ritorno” indetta da Hamas al confine fra Gaza e Israele si è registrato un numero sorprendentemente alto di persone che hanno espresso sostegno allo stato ebraico. Le pagine Facebook e Twitter del Ministero degli esteri risultano piene di commenti scritti da lettori che vivono in Arabia Saudita, Iraq, Giordania e altri paesi arabi e che sosten
gono la parte israeliana nel conflitto, condannando Hamas per il suo sfruttamento degli abitanti di Gaza. “Quella è terra di Israele, e voi chi sei?
– ha scritto un commentatore, mettendo in discussione il diritto dei manifestanti della “marcia di ritorno” di entrare in territori che fanno parte di Israele –
Il mio cuore è con i miei cugini ebrei: non si può sfuggire al fatto che il terrorismo palestinese di Hamas è destinato inevitabilmente a finire”.
Ahmad ha scritto da Bassora, in Iraq:
“Speriamo che i nostri fratelli palestinesi non si facciano trascinare dalle trame del terrore di Hamas, che non fanno che danneggeranno i palestinesi.
Dobbiamo agire per la pace tra lo stato d’Israele e i palestinesi”.
L’immagine di un bambino palestinese fotografato accanto a pneumatici destinati a essere incendiati negli scontri di venerdì scorso ha suscitato grande scalpore tra i commentatori.
“I bambini di Gaza hanno bisogno di aria pulita, non di aria contaminata dalla combustione dei pneumatici dell’odio” ha scritto un cittadino giordano, dicendo che Gaza ha bisogno di una nuova dirigenza che possa avanzare “dall’era del conflitto e della fame alla luce dell’umanità, della conoscenza e dell’amore”.
Ha poi aggiunto che i capi di Hamas traggono le loro idee da Hitler e dall’Iran, e ha concluso:
“È arrivato il momento di gettarli nella pattumiera della storia, insieme ai loro pneumatici di odio”.
“La misericordia e l’umanità sono svanite dai vostri cuori, o capi di Hamas – ha scritto Omar, anch’egli in riferimento all’immagine del bambino –
I vostri piccoli corpi saranno usati da loro. Faranno commercio del vostro sangue, o figli miei, faranno commercio delle vostre anime pure, o miei cari palestinesi, faranno commercio della vostra storia”.
Alcune delle risposte sono arrivate da cittadini sauditi, probabilmente a causa dei ritratti del re saudita e del suo figlio ed erede al trono bruciati durante le “marce del ritorno”.
“La guerra al terrorismo inizia con la sua rimozione da un punto di vista concettuale – ha scritto un cittadino saudita – Non c’è dubbio che l’organizzazione terroristica Hamas sta bloccando qualsiasi opzione per la pace e si sta adoperando per diffondere odio e violenza. La sovranità di Israele è riconosciuta a livello internazionale”.
Un altro a scritto: “Il mondo deve sapere il danni che Hamas fa agli abitanti di Gaza e deve essere imparziale, invece di tacere sui comportamenti di Hamas e puntare il dito solo contro Israele”.

La foto postata lo scorso 6 aprile sulla Pagina ufficiale Fatah accompagnata dalla didascalia: “Un bambino di non più di sei mesi è stato tra i partecipanti alle manifestazioni di oggi, venerdì, e nella marcia del al confine orientale della striscia di Gaza”
Yonatan Gonen, a capo del team della diplomazia digitale in lingua araba presso il Ministero degli esteri israeliano, ha detto che i loro social network sono pieni di migliaia di reazioni come queste, in numero almeno uguale a quello dei commentatori che attaccano Israele e le Forze di Difesa israeliane.
(Da: YnetNews, 9.4.18)
Anche il raid di lunedì contro una base del regime sirianoattributo a Israele ha suscitato numerosi commenti favorevoli fra utenti arabi del web. In netto contrasto con le condanne espresse da rappresentanti di Siria, Russia e Iran, molti cittadini comuni arabi hanno usato i loro social network per esortare Israele a continuare a bombardare postazioni militari siriane-iraniane, e in particolare gli arsenali chimici del presidente siriano Bashar Assad. “Dobbiamo dire la verità – ha scritto sul popolare portale di commenti di Al-Jazeera Khadr Abu al-Heij, un palestinese che vive in Svezia – Israele è l’unico paese che punisce Assad per i suoi massacri. E questo è vergognosamente imbarazzante per gli stati arabi: mentre i leader arabi si limitano a parlare dicendo quanto sia orribile il massacro in Siria, Israele tace e agisce. Arabi, siriani, libanesi, chi è il vero nemico degli arabi: Israele o l’Iran, che ha conquistato la Siria senza incontrare opposizione?”. Anche l’egiziano Ismail bin Ismail esorta Israele a continuare a colpire la Siria scrivendo: “Si scopre che Israele ha non solo il coraggio, ma anche il cervello per infliggere perdite all’Iran in Siria. Se c’è uno stato che mette l’Iran al suo posto, è Israele. Non c’è da meravigliarsi che Damasco si nasconda dietro la Russia e l’Iran e che Assad abbia paura di Netanyahu e del [ministro della Difesa Avigdor] Lieberman”. Il libanese Bassel al-Hassan ha scritto che Israele deve continuare i suoi attacchi in Siria anche a costo di violare lo spazio aereo libanese: “I resoconti dei mass-media – ha sottolineato su Facebook – dicono che gli aerei israeliani hanno attaccato dal territorio libanese. E allora perché Hezbollah se ne sta zitto? Hezbollah opera a braccetto con gli sciiti in Iran e tradisce i suoi fratelli arabi in Siria. Iran e regime siriano, con l’aiuto di Hezbollah e delle milizie sciite, hanno conquistato la Siria massacrando la popolazione sunnita e noi arabi stiamo zitti. Grazie al cielo c’è Israele che vendica il sangue dei nostri fratelli. Fortunatamente per gli arabi, Israele non è disposto ad accettare il controllo iraniano in Siria. Se non fosse nell’interesse di Israele, nessun paese arabo avrebbe fermato l’Iran. Dove sono i leader arabi? Hanno abbandonato la loro gente, così come hanno abbandonato i palestinesi”. (Da: Israel HaYom, 10.4.18)