La minaccia di SIDS ti fa perdere il sonno?
Ti ritrovi a guardare ogni respiro del tuo bambino durante la notte e a perdere il sonno?
Lo capisco. Quando nacque mia figlia nella mia totale impreparazione “tecnica” ad essere genitore odiavo persino uscire dalla stanza quando mio figlia stava dormendo.
Sebbene sapessi che la possibilità che la SIDS potesse intaccare quella stupenda creatura era molto remota, la paura aleggiava costantemente.
Un minuto il tuo bambino dorme serenamente e un attimo dopo, se ne sono andati.
Prima che iniziassi ad immaginare il peggio comunque ogni volta che mia figlia chiudeva gli occhi, decisi di imparare tutto ciò che potevo sulla SIDS e sulle abitudini del sonno di un bambino.
Armato della mia nuova conoscenza, mi sentivo più in controllo della situazione e meno come un’anatra seduta.
Spero che cio’ che ho imparato possa aiutarti a superare anche le tue paure.
Questo articolo ti insegnerà tutto ciò che devi sapere su ciò che accade quando il tuo bambino riposa.
Perché è importante ?
Dormire a sufficienza è importante per tutti noi, ma è particolarmente importante per un bambino.
Tale importanza deriva dal fatto che durante il sonno l’apporto di sangue verso i muscoli cresce, la riparazione e la crescita dei tessuti avviene e il corpo rilascia ormoni chiave per lo sviluppo e la crescita.
Il sonno, o la sua mancanza, può influire sul temperamento del bambino, sul sistema nervoso centrale e sulla maturazione cerebrale e persino sulle sue capacità cognitive (fonte).
Poiché crescono e si sviluppano così rapidamente, i bambini hanno bisogno di dormire molto.
Nel momento in cui raggiungono i 2 anni, i bambini avranno dormito il 40% della loro vita (fonte).
Il fabbisogno di sonno di un bambino è enorme, specialmente all’inizio.
Di seguito possiamo capire quanto il bambino ha bisogno di dormire :
- Fino a quando non hanno circa due mesi, i bambini hanno bisogno tra le 15 ore e mezza e di 17 ore di sonno al giorno.
- Quando raggiungono i tre mesi, hanno ancora bisogno di 15 ore di sonno.
- Dai quattro mesi agli 11 mesi, richiederanno da 12 a 15 ore al giorno.
- I bambini di età compresa tra 1 e 2 anni dovrebbero avere da 11 a 14 ore di sonno.
Ma, per quanto sia necessario dormire, non è senza rischi.
Statistiche spaventose:
Ogni anno, circa 3.500 bambini muoiono per cause legate al sonno negli Stati Uniti.
Il soffocamento accidentale per i bambini è aumentato del 300% dal 1984 al 2004.
I bambini hanno 40 volte più probabilità di morire per soffocamento mentre dormono nel letto di un adulto.
Tale situazione deve cambiare perché molte di queste morti sono prevenibili.
È difficile dire quanti decessi potrebbero essere evitati semplicemente educando i genitori, ma alcuni esperti dicono che il rischio potrebbe essere ridotto fino al 50 percento (fonte).
Ma al fine di ridurre questi numeri e salvare alcune vite, la parola sui rischi di sonno per i bambini deve essere diffusa.
SUID, SIDS e incidenti mortali al sonno
Dormire dovrebbe essere un momento di pace per te e il tuo bambino.
Cos’è SIDS?
La sindrome della morte improvvisa del lattante nota anche come sindrome della morte improvvisa infantile o morte inaspettata del lattante oppure in terminologia comune “morte in culla” (in inglese Sudden Infant Death Syndrome o SIDS) è un fenomeno che non trova ancora alcuna spiegazione presso la comunità scientifica.
Si manifesta provocando la morte improvvisa ed inaspettata di un lattante apparentemente sano: la morte resta inspiegata anche dopo l’effettuazione di esami post-mortem.
La sindrome colpisce i bambini nel primo anno di vita ed è a tutt’oggi la prima causa di morte dei bambini nati sani.
In Italia, secondo il ministero della Salute, “non esistono dati nazionali sull’incidenza del fenomeno, mancando un sistema di rilevazione omogeneo”; ciononostante “in passato è stata calcolata nell’ordine dell’1-1,5‰ dei nati vivi, ma è attualmente in netto declino ed è stimabile attorno allo 0,5‰, cioè 250 casi di Sids ogni anno”.
Di questi, secondo l’associazione Semi per la SIDS, il 60% riguarda maschietti.
Il picco di morti in culla si rileva tra i 2 e 4 mesi di età, soprattutto nel periodo invernale; mentre il fenomeno è più raro dopo i 6 mesi di età.
Sebbene le cause della SIDS non siano note, il ministero sottolinea come “sono state però evidenziate delle correlazioni con alcune situazioni, sulla base delle quali sono stati individuati alcuni comportamenti in grado di ridurne sensibilmente l’incidenza.
L’attuale letteratura scientifica suggerisce un modello di “rischio-triplo”, 9 modello eziopatogenico adottato dalla comunità scientifica internazionale, secondo il quale la SIDS costituirebbe una sorta di via finale comune di 3 fattori concorrenti:
- una vulnerabilità di base
- un periodo di sviluppo critico (finestra di vulnerabilità)
- fattori esterni scatenanti (fattori di rischio).
In primo luogo, il bambino, anche se sembra sano e normale, soffre in realtà di una piccola anomalia nel sistema di regolazione dei ritmi cardiaci, respiratori o generali del proprio organismo.
Nei primi mesi di vita poi cambiano i ritmi del sonno, quelli cardiaci e/o respiratori, ci sono cambiamenti nella pressione o nella temperatura corporea.
Infine, ad aggravare la situazione, si aggiungono eventi esterni, come il fatto di dormire in posiziona prona, l’esposizione a fumo passivo e piccole infezioni respiratorie, portando alla SIDS. Secondo questo modello, si può parlare di SIDS solo se i tre fattori sono compresenti.
Tale modello risulta essere molto utile in quanto ci fa ben comprendere che l’unica area su cui davvero possiamo intervenire sono i fattori di rischio.
Sull’età critica ovviamente non si può fare nulla e nemmeno sulle vulnerabilità, in quanto nella maggior parte dei casi non sono visibili.
Nei paesi dove le campagne sulla Nanna Sicura sono state condotte in modo efficace e capillare, i casi di SIDS si sono ridotti anche del 60%.
Dai dati epidemiologici che supportano tale modello sono derivate alcune raccomandazioni relativa alla rimozione dei fattori di rischio esogeni (in particolare posizione supina nel sonno e interruzione del fumo materno) che si sono rivelate efficaci nel ridurre l’incidenza di SIDS.
Gli studi relativi all’implementazione di tali raccomandazioni sono di scarsa qualità. Dai dati disponibili si evidenzia una importante difficoltà nel raggiungere con l’informazione la popolazione con svantaggio socio-culturale.
Quali sono le cause della SIDS?
Mentre non ci sono ancora spiegazioni mediche sufficienti per le morti di SIDS, le teorie correnti includono:
- uno stress in un bambino normale, causato da infezione o da altri fattori
- un difetto congenito
- un deficit di sviluppo e/o
- la particolare vulnerabilità legata al rapido
Un tempo, se un bambino moriva nel lettone con i genitori, si pensava che ciò potesse essere dovuto al loro rotolamento sul bambino durante il sonno. In seguito si ritenne che i bambini potessero essere vittime di un soffocamento da rigurgito o che la morte fosse dovuta a una qualche negligenza da parte dei genitori.
Ora sappiamo che nella maggior parte dei casi, nessuna di queste spiegazioni è giusta, in quanto questi bambini erano vittime di quella che è oggi conosciuta come SIDS.
La SIDS non è dovuta a negligenza. Può verificarsi in bambini accuditi con la massima cura dai genitori più affettuosi; i bambini, fino al momento della morte, appaiono quasi sempre robusti, sani e ben accuditi.
Può accadere che il bambino non si fosse nutrito bene nel giorno della morte o che avesse presentato disturbi al pancino o un po’ di raffreddore ma, tutte queste piccole affezioni respiratorie o digestive, molto frequenti e comuni nell’infanzia, non preannunciano un rischio effettivo di SIDS.
Spesso i bambini vengono trovati distesi nella stessa posizione in cui erano messi a dormire, senza presentare alcun tipo di ostacolo alla respirazione; altre volte vengono trovati sotto le coperte ma altrettanto spesso sono scoperti.
Sebbene sia possibile che un bambino soffochi accidentalmente, per definizione la morte per soffocamento non è la SIDS.
In alcuni casi viene ritrovata della schiuma color sangue attorno alla bocca del bimbo o sul cuscino.
Altre volte vengono ritrovate tracce di vomito nelle vie aeree, ma, in tutti i casi in cui viene eseguita un’autopsia, risulta che questi sono reperti normali durante o subito dopo la morte e non la causa stessa della morte.
La morte potrebbe dipendere dal grado di iniziale immaturità dei meccanismi di controllo, dalla gravità di uno stress aggiuntivo, o dalla somma della labilità della risposta auto rianimatoria con l’effetto combinato di agenti stressanti propri del bambino oppure di provenienza ambientale.
Numerosi studi condotti a livello internazionale fanno pensare che più fattori possano determinare questo tragico evento e, tra questi, è ritenuto responsabile un complesso difetto del controllo involontario del respiro durante il sonno. Sfortunatamente, questa alterazione molto insidiosa e al contempo transitoria, perché limitata solo ai primi mesi di vita, non è attualmente evidenziabile con test di screening applicabili su larga scala.
Tuttavia non è ancora chiaro perché alcuni bambini muoiono, mentre altri sopravvivono nel primo anno di vita.
È evidente che il rischio di SIDS nei singoli individui è determinato dalla complessa interazione tra fattori di rischio genetici ed ambientali.
Queste influenze ambientali possono essere pre o post-natali, cumulative (continue o intermittenti) oppure agire solo come fattore scatenante acuto ed improvviso in grado di innescare una catena letale di eventi.
Rappresentazione schematica complessiva dei fattori di rischio implicati nella SIDS
Ci sono alcuni fattori relativi ai genitori ed al livello socio-economico che hanno una diretta implicazione per la pratica infermieristica poiché fungono da “markers” in grado di mettere in allerta le infermiere verso speciali bisogni delle famiglie a rischio e quindi possono essere utilizzati dagli operatori sanitari per indirizzare un’appropriata assistenza ed educazione sanitaria.
Per quanto riguarda i fattori legati ai genitori la SIDS è più frequente in neonati di giovani e madri single.
Se una madre è sotto i 20 anni di età il suo bambino è circa 4 volte più a rischio rispetto ad un bambino la cui madre è tra i 25 e 29 anni.
Anche un breve intervallo (meno di 6 mesi) tra le gravidanze aumenta il rischio.
Sotto l’aspetto socio economico la SIDS è un fenomeno che ha l’incidenza maggiore (circa l’80%) tra i gruppi sociali più deprivati e nelle famiglie che vivono in aree povere.
Pertanto l’incidenza della morte in culla sembra aumentare con il diminuire dello stato socio-occupazionale e del livello educativo.
Numerosi studi hanno indicato che l’incidenza della SIDS è estremamente bassa nei bambini messi a dormire in posizione supina rispetto a quelli che dormono in posizione prona; sussiste, quindi, una stretta relazione positiva tra la posizione prona e l’insorgenza della SIDS.
Diverse ipotesi sono state formulate per comprendere meglio questa stretta correlazione; alcuni studiosi ritengono che la relazione esistente tra posizione nel sonno e SIDS sia connessa con una particolare vulnerabilità evolutiva all’ostruzione delle vie aeree superiori che porta ad asfissia e soffocamento.
Questa ipotesi spiegherebbe anche perché dopo il sesto mese di vita diminuisce il tasso d’incidenza delle morti in culla; dopo il sesto mese il bambino è in grado di cambiare la posizione della testa, del viso e del corpo, superando così la vulnerabilità presente nei primi mesi di vita.
La ricerca scientifica ha consentito di individuare alcuni fattori di rischio e, di conseguenza, quei comportamenti che, negli ultimi anni, hanno consentito di ridurre drasticamente l’incidenza della SIDS.
Non sono attualmente disponibili metodi che riducano completamente il rischio di SIDS, sebbene vi siano diversi interventi che possono ridurre significativamente l’incidenza della SIDS nei bambini.
Cosa aumenta esponenzialmente il rischio di SIDS?
Fumo di sigaretta, alcol e droghe
L’esposizione al fumo di sigaretta, sia durante la gravidanza, sia dopo la nascita, aumenta notevolmente il rischio di SIDS.
Il fumo materno provoca quasi un raddoppiamento del rischio di morte improvvisa del lattante.
Esiste in letteratura un accordo univoco nel riconoscere che il fumo materno induca un aumento del rischio di SIDS.
La ridotta propensione delle madri ad ammettere la loro abitudine alla sigaretta unita alla scarsa informazione sugli effetti del fumo sulla salute del feto e del lattante, sono spesso responsabili della scarsa attenzione nei confronti di questo problema.
Fumare durante la gravidanza produce un aumento del rischio proporzionale al numero di sigarette fumate.
Più specificatamente, fumare da 1 a 9 sigarette sembra aumentare il rischio di SIDS di 4 volte, da 10 a 19 sigarette di 5 volte.
Fumare oltre 20 sigarette al giorno incrementa il rischio SIDS di circa 8 volte.
Le madri che hanno fumato durante la gravidanza tendono a conservare l’abitudine alla sigaretta anche successivamente.
L’esposizione del lattante al tabacco in ambiente domestico produce senz’altro anch’esso un consistente rischio, che varia in funzione del numero dei fumatori, del tempo di esposizione e del numero di sigarette e tale rischio è sensibilmente incrementato se al fumo si associa la posizione prona durante il sonno.
Molti studi dimostrano che la nicotina, una volta superata la placenta, interagisce con recettori nicotinici sia a livello delle cellule nervose che a livello di altre cellule dell’organismo interferendo con lo sviluppo di polmone e sistema nervoso provocandone delle alterazioni.
Pertanto è estremamente importante incrementare le misure preventive per ridurre il rischio di effetti tossici da nicotina in gravidanza e dopo il parto, grazie a campagne informative da diffondere a tutta la popolazione.
Una revisione di oltre 60 studi ha rilevato che il rischio di SIDS è più che triplicato nei bambini esposti in utero al fumo di sigaretta; l’effetto è dose dipendente.
Il fumo di sigaretta aumenta il rischio di SIDS sia indirettamente, aumentando così il rischio che il neonato sia di basso peso per l’età gestazionale, pretermine, o abbia più frequenti infezioni respiratorie, sia direttamente, alterando il sistema di risveglio in caso di ipossia/ipercapnia (arousal), la regolazione nervosa e la programmazione dei riflessi cardiovascolari.
Sembra che il meccanismo alla base di queste alterazioni sia la competizione, nel cervello dei neonati, tra recettori nicotinici e serotoninici, l’alterazione del nucleo arcuato e la produzione di citochine.
Lo studio dell’associazione fra uso di alcool e droghe in gravidanza e dopo il parto e SIDS ha prodotto risultati non sempre coerenti.
Per esempio uno studio condotto fra gli indiani d’America, popolazione ad elevata incidenza di SIDS, ha quantificato l’associazione fra SIDS e abuso di alcool nel periodo peri-concezionale e fra SIDS e bevute compulsive nel primo trimestre di gravidanza.
Altri studi hanno trovato una associazione significativa fra utilizzo durante la gravidanza di metadone, eroina, cocaina e droghe in generale e aumentato rischio di SIDS, anche dopo aver controllato per comuni fattori di confondimento quali l’età materna, razza/etnia, parità, peso alla nascita, anno di nascita e abitudine al fumo nella madre.
Uno studio di considerevoli dimensioni condotto in USA utilizzando flussi di dati correnti (registro di morti nel primo anno di vita e registro degli incidenti stradali associati ad abuso di alcol) ha rilevato un’associazione significativa fra abuso di alcol da parte dei genitori e morte per SIDS.
Infine, è possibile che l’eccessiva assunzione di alcol in genitori di figli piccoli sia semplicemente un indicatore di famiglia vulnerabile e a rischio per caratteristiche proprie socio-economiche e che questo sia il vero fattore di rischio per SIDS.
Cosa diminuisce il rischio di SIDS?
Nelle ultime raccomandazioni aggiornate nell’ottobre 2016 l’AAP afferma che l’allattamento al seno è associato a una riduzione di rischio SIDS.
L’effetto benefico e protettivo dell’allattamento aumento con l’esclusività senza formule aggiunte.
Gli studi condotti non hanno dimostrato alcuna differenza tra l’allattamento al seno e l’allattamento materno tramite altre vie.
Inoltre tali studi dimostrano come l’allattamento al seno porti ad una diminuzione dell’incidenza di diarrea, delle infezioni delle vie respiratorie alte e basse e di altre malattie associate ad una maggiore vulnerabilità per la SIDS; in generale l’allattamento da benefici al sistema immunitario associati alla presenza di anticorpi e micronutrienti presente nel latte materno.
Si è visto che l’allattamento esclusivo al seno per i 6 mesi successivi alla nascita conferisce una maggiore protezione al neonato contro le malattie infettive a confronto con l’allattamento esclusivo al seno solamente per i primi 4 mesi così come l’allattamento al seno parziale.
Inoltre, l’allattamento favorisce lo sviluppo di un microbioma intestinale che supporta la normale funzionalità del sistema immunitario.
Questo microbioma è stato proposto come ulteriore possibile meccanismo per la protezione contro la SIDS.
Una metanalisi di 6 studi ha trovato un’associazione significativa fra qualunque allattamento e ridotto rischio di SIDS. Il più recente e ampio studio caso-controllo sulla SIDS, the German study of Sudden Infant Death(GeSID), indica che l’allattamento esclusivo a 1 mese di età dimezza il rischio di SIDS.
Infine una metanalisi di 18 studi caso-controllo riporta un effetto protettivo per qualunque allattamento
Alcuni studi di fisiopatologia fornirebbero la seguente spiegazione per l’effetto protettivo dell’allattamento sulla SIDS: da una parte, i bambini allattati al seno hanno un numero ridotto di infezioni respiratorie e gastroenteriche, infezioni che si associano a una maggiore vulnerabilità del bambino alla SIDS.
Dall’altra, i bambini allattati hanno un pattern di sonno caratterizzato da maggiore risvegli abilità (arousal): questa è una caratteristica protettiva nei confronti della SIDS, causata invece da una incapacità di rispondere con il risveglio a stimoli nocivi quali l’ipossia, l’ipercapnia, l’ostruzione.
Al fine di prevenire la Sindrome della morte improvvisa del lattante, le agenzie nazionali e internazionali forniscono una serie di informazioni su come meglio organizzare l’ambiente in cui dorme il lattante che comprendono raccomandazioni relative alle caratteristiche del letto/culla, alla temperatura dell’ambiente, e all’utilizzo di mezzi di contenimento per il corpo del lattante (fasce, coperte).
Letto/culla
I letti/culle per lattanti devono essere conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla legge italiana in accordo alle norme europee.
Altri suggerimenti sono: evitare superfici morbide in cui il corpo del bambino possa affossarsi, utilizzare materassi della dimensione giusta per evitare spazi vuoti in cui il bambino possa scivolare, non usare cuscini, piumini, o coperte/lenzuoli che possano coprire la testa del bambino (fissare le lenzuola bene sotto il materasso tenendole corte sul corpo del bambino).
Non usare paraurti, che possono causare l’intrappolamento/soffocamento del bambino:
è sufficiente che lo spazio fra le sbarre del lettino sia inferiore a 6 cm per non creare problemi al neonato (questa misura rientra negli standard di sicurezza americani, ma non sembra essere prevista dalla normativa prodotta dalla commissione europea, anche se diversi produttori di lettini sembrano comunque rispettare questo parametro).
Infine devono essere evitati cuscini o altri dispositivi che bloccano il corpo del neonato (dispositivi pubblicizzati come anti SIDS):
possono causare intrappolamento e soffocamento e, anziché ridurre, possono aumentare il rischio di SIDS.
Contro i dispositivi pubblicizzati come anti SIDS e anti-reflusso (posizionatori per bambini) si è ufficialmente pronunciata in Settembre 2010 la commissione statunitense per la sicurezza dei prodotti -Consumer Product Safety Commission (CPSC) e la Food and Drug Administration (FDA) riferendo che almeno 13 morti per SIDS negli ultimi 13 anni sono riconducibili all’utilizzo di questi dispositivi
Temperatura
La correlazione fra SIDS e sovra-riscaldamento è stato più volte descritto29. Le agenzie internazionali raccomandano di:
- mantenere la temperatura della stanza dove dorme il bambino attorno ai 18-20 gradi centigradi
- non coprire troppo il bambino con coperte, lenzuola e piumoni
- mettere il bambino con i piedi che toccano il fondo della culla/lettino; in questo modo si eviterà che, durante il sonno, il bambino scivoli verso il fondo del letto e rimanga con la testa infilata sotto le
Alcuni ricercatori consigliano l’utilizzo di sacchi nanna, di giuste dimensioni e della giusta pesantezza in relazione alla temperatura della stanza, per ovviare al problema delle coperte, ma questa raccomandazione non è universalmente accettata.
Avvolgere il bambino
In alcune culture c’è la consuetudine di avvolgere il neonato in fasce o coperte, per contenerlo, calmarlo e facilitarne il riposo.
Tuttavia, se la fasciatura è stretta si rischia di impedire l’espansione del torace ostacolando la normale respirazione; bloccando le anche si aumenta inoltre il rischio di lussazione neonatale dell’anca; infine la ridotta possibilità di movimento del lattante potrebbe associarsi a un alterato sviluppo motorio.
Al contrario, nel caso di fasciatura non stretta, il rischio è che il bambino possa rimanere intrappolato nelle fasce lasse e strangolarsi con le medesime.
Uno studio caso-controllo condotto nel Regno Unito (80 bambini morti per SIDS e 87 controlli scelti in maniera random e 82 controlli che, sulla base di indicatori di deprivazione socio-economica, erano definibili ad alto rischio di SIDS), riporta un aumentato rischio di SIDS per i bambini avvolti in fasce/coperte.
La mancanza di movimento conseguente alla fasciatura ha un effetto presumibilmente diverso se il lattante è prono o supino: se prono e fasciato non potrà in alcun modo liberare naso e bocca per respirare:
la valutazione dell’interazione fra posizione nel sonno e uso di fasce/coperte per avvolgere il bambino è quindi cruciale.
In assenza di questi dati l’AAP non produce raccomandazioni relative alla pratica di contenimento del lattante tramite uso di fasce/coperte.
L’agenzia australiana raccomanda che, in caso di utilizzo di questa metodica di contenimento, sia assolutamente da evitare la posizione prona.
Per le prove di efficacia relative alla condivisione della camera da letto (room-sharing), identificato come sicuro fattore di protezione, e la condivisione del letto (bed-sharing), indicato come probabile fattore di rischio.
L’uso del ciucco
L’AAP aggiunge: “considerare la possibilità di utilizzare il ciuccio durante il sonno”. Se il bambino è allattato posticipare l’offerta del ciuccio finchè l’allattamento è ben avviato.
L’utilizzo del succhietto per soddisfare la suzione non nutritiva del neonato risale a circa 2000 anni fa, come dimostrano alcuni reperti archeologici di rudimentali succhietti ritrovati a Cipro ed in Italia.
Molto più recente è invece il suo impiego per ridurre il rischio di SIDS. Numerosi studi dimostrano il considerevole effetto protettivo del succhietto che potrebbe ridurre il rischio di SIDS addirittura del 50/60%.
Esistono tuttavia alcune perplessità relative al suo impiego che riguardano l’interferenza negativa con l’allattamento al seno e la possibilità di causare complicanze di natura ortodontica.
Riguardo al primo aspetto, studi recenti, smentiscono questo tipo di interferenza, mentre, le eventuali complicanze ortodontiche sono correlate solo ad un uso molto prolungato che va ben oltre il primo anno di vita.
Se i dati epidemiologici a favore dell’impiego del succhietto sono ormai consolidati, restano da chiarire le basi fisiologiche del suo effetto protettivo.
Queste potrebbero risiedere in una maggiore stabilità dell’attività cardiaca nel sonno.
Un altro possibile meccanismo, per quanto i dati della letteratura siano contrastanti, potrebbe essere rappresentato dall’abbassamento della soglia di arousal (risveglio) che rappresenta un meccanismo protettivo nel sonno.
Poco probabile è infine la maggiore apertura delle vie aeree, in quanto il succhietto viene spesso perso dal bambino durante sonno.
In sintesi, anche se non conosciamo con esattezza perché il succhietto rappresenti un fattore di riduzione del rischio di SIDS, siamo in possesso di dati epidemiologici sufficientemente robusti per promuoverne l’uso.
È tuttavia importante prendere delle precauzioni.
- se la madre allatta, deve iniziare ad usare il succhietto solo dopo che l’allattamento al seno si sia stabilizzato. Ciò avviene di regola dopo il primo mese di vita, periodo in cui si entra nella fascia di età a maggior rischio di SIDS
- non immergerlo in sostanze edulcoranti e tenerlo il più possibile pulito
- se casca durante il sonno non è necessario rimetterlo in bocca al bambino
- non forzare il bambino se lo rifiuta
- sospenderne l’uso entro il primo anno di vita per evitare possibili complicanze di natura ortodontica
Cosa fare per prevenire la SIDS?
Per semplificare ho introdotto una tabella esplicativa in base alla priorita’ delle raccomandazioni :
Grado “A”: Le raccomandazioni sono sostenute da robuste e consistenti
evidenze scientifiche |
Grado “B”: Le raccomandazioni sono sostenute da evidenze meno robuste e
consistenti |
Grado “C”: Le raccomandazioni sono sostenute esclusivamente da documenti
di consenso o da opinioni di esperti |
Grado “A” | “Back to sleep” – le posizioni prona e di fianco non sono sicure |
Grado “A” | Utilizzare superfici rigide e stabili per la nanna |
Grado “A” | Non dormire insieme al bambino (Bed- sharing). Piuttosto, mettere il bambino a dormire nella stessa stanza dei genitori, vicino a loro (room-sharing) |
Grado “A” | Tenere fuori dalla culla oggetti soffici, niente paracolpi |
Grado “A” | Evitare l’esposizione al fumo di sigaretta in gravidanza e dopo la nascita del bambino |
Grado “A” | Proporre il succhiotto al momento della nanna e dei sonnellini |
Grado “A” | Evitare di surriscaldare il bambino con indumenti troppo pensanti o esponendolo a temperature ambientali elevate |
Grado “A” | Non utilizzare indiscriminatamente monitor cardiorespiratori a domicilio perridurre il rischio di SIDS |
Grado “A” | Espandere la campagna di riduzione del rischio focalizzandosi sulla sicurezza del neonato |
Grado “A” | Promuovere l’allattamento esclusivo al seno al seno |
Grado “B” | Evitare l’uso di dispositivi, come i cuscini posizionatori, che vengono
pubblicizzati per ridurre il rischio di SIDS |
Grado “B” | Praticare il “tummy time” sotto sorveglianza e quando il bambino è sveglio per ridurre il rischio di plagiocefalia e armonizzare lo sviluppo psico-motorio |
Grado “C” | Tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza dei bambini, dovrebbero sostenere le raccomandazioni per la riduzione del rischio di SIDS dalla nascita |
Grado “C” | I media e i produttori dovrebbero seguire le indicazioni per il sonno sicuro nei messaggi pubblicitari |
Tabella : Classificazione per importanza delle raccomandazioni per la riduzione del rischio SIDS secondo l’AAP
Raccomandazioni internazionali
L’adozione di queste semplici regole, nei paesi in cui sono state diffuse attraverso campagne di informazione di massa, ha portato alla riduzione dell’incidenza” della morte in culla.
1. Il bambino deve essere messo a dormire in posizione supina (a pancia in su) sin dai primi giorni di vita; dovrebbe inoltre dormire in culla o nel lettino, meglio se nella stanza dei genitori. (Leggi anche: le posizioni della nanna)
2. L’ambiente non deve mai essere eccessivamente caldo. La temperatura ambientale dovrebbe essere infatti mantenuta attorno ai 20 gradi. Da evitare anche l’eccesso di vestiti e di coperte pesanti che possono far sudare eccessivamente il piccolo.
3. Il materasso deve essere della misura esatta della culla/lettino e non eccessivamente soffice. Va evitato di far dormire il bambino sopra divani (anche per il pericolo di cadute), cuscini imbottiti, trapunte o comunque avendo vicino oggetti soffici quali giocattoli di peluche o paracolpi per evitare anche il pericolo dell’ingestione di corpi estranei.
4. Il bambino dev’essere sistemato con i piedi che toccano il fondo della culla o del lettino in modo che non possa scivolare sotto le coperte; va evitato l’uso del cuscino. (Leggi anche SOS Nanna nel lettino)
5. La condivisione del letto dei genitori (bed sharing) è da evitare.
6. L’ambiente deve essere libero da fumo, quindi non si deve fumare e soprattutto bisogna evitare che altri fumino in casa.
7. L’uso del succhiotto durante il sonno, raccomandato in alcuni Paesi, può avere un effetto protettivo, in ogni caso va proposto dopo il mese di vita (per non interferire con l’inizio dell’allattamento al seno) e sospeso possibilmente entro l’anno di vita (per evitare che disturbi il buon sviluppo dei denti).
8. Privilegiare l’allattamento al seno in quanto il latte materno esercita un effetto protettivo contro la SIDS.
Cosa dicono gli studi intenazionali
Nonostante le cause della morte in culla restino in gran parte un mistero, uno studio condotto dai ricercatori del Boston Children’s Hospital, pubblicato nel 2013 sulla rivista Pediatrics, punta però il dito contro un difetto di coordinazione tra alcuni neurotrasmettitori cerebrali, che consentono allo stimolo nervoso di passare da un neurone all’altro.
Questo difetto, secondo la ricerca, impedirebbe al bebè di svegliarsi in situazioni di pericolo (come ad esempio la sensazione di soffocamento) che invece provocano in condizioni di normalità il risveglio improvviso.
Gli studiosi hanno analizzato campioni di tessuto cerebrale di 71 bambini morti di SIDS tra il 1995 e il 2008: alcuni bimbi erano stati messi a dormire in condizioni poco sicure (sdraiati sulla pancia), ma altri no.
In tutti i casi, però, sono state rilevate alterazioni a livello cerebrale, sia nei livelli di neurotrasmettitori quali la serotonina, sia nei recettori Gaba e in quelli della serotonina.
Secondo Hannah Kinney, coordinatrice della ricerca, “queste anormalità compromettono i circuiti cerebrali che durante il sonno controllano la respirazione, il battito cardiaco, la pressione sanguigna e la regolazione della temperatura, impedendo che il bebè si svegli quando respira troppo biossido di carbonio (a causa della ventilazione inadeguata), respira troppo poco ossigeno o quando la temperatura corporea si innalza troppo (perché sono troppo coperti)”.
Una ricerca australiana ha di recente gettato luce sul mistero: l’università di Adelaide ha tirato un legame fra una comune sostanza chimica nel cervello, la serotonina, con anormalità cerebrali.
Lo studio, guidato da Roger Bryard, docente di patologia della scuola medica dell’ateneo, indica che alterazioni neurochimiche contribuiscono a una disfunzione del tronco encefalico durante un periodo critico di sviluppo postnatale.
Insomma, il difetto di neurotrasmettitori e recettori “impedisce di rispondere allo stimolo dell’asfissia e di svegliarsi per eliminarne la causa”.
I Genitori e l’ansia da controllo – I baby monitor
I baby monitor non servono a ridurre il rischio di sids (ossia la morte in culla). O almeno, al momento non esistono prove a supporto di questa tesi.
Lo sostiene uno studio dell’università inglese di Sheffield, che sottolinea come questi strumenti, che monitorano le funzioni vitali del bebè segnalando prontamente eventuali anomalie, non sono registrati come dispositivi medici.
La loro funzione di prevenzione e riduzione del rischio non è dimostrata e i ricercatori hanno concluso che i baby monitor non servono a ridurre il rischio di sids.
L’unico beneficio è ridurre l’ansia dei genitori, che però, sottolineano gli autori dello studio, non devono sopravvalutarli, ma tenere alta la soglia di attenzione mentre il figlio dorme nell’altra stanza.
Consigli per i primi mesi di vita del bambino
Tornando alle ultime ricerche, sembra che condividere la stanza – e non il letto, ovviamente – sia associato a un rischio più basso di Sids. D’altronde la spiegazione attuale che i medici si danno per le morti bianche è composta da diversi elementi:
rischi fisiologici o anatomici dell’infante, periodi di sviluppo vulnerabili, entro i sei mesi, come dimostrava lo studio australiano, ed elemento ambientale, per così dire, che coinvolge la posizione, la temperatura e così via.
Il meccanismo finale potrebbe infine condurre alla morte dalla difficoltà del bambino di destarsi dal sonno profondo quando, per esempio, non riesce più a respirare.
Secondo Michael Goodstein, neonatologo di WellSpan Health e membro della task force della American Academy of Pediatrics dedicata a questo tema, potrebbe darsi che quando i bambini dormono nella stessa stanza dei genitori i rumori di sottofondo e i movimenti prevengono il sonno molto profondo e questo aiuta il bambino a rimanere sicuro.
Condividere la stanza rende anche più semplice l’allattamento al seno, anche questo un elemento di protezione contro la Sids.
«È chiaro che condividere la stanza fino ai primi sei mesi e non meno dei primi quattro protegge contro la Sids – spiega Ian M. Paul, processore di pediatria al Penn State Children’s Hospital – dopo questa soglia, tuttavia, non ci sono informazioni sufficientemente forti per confermare che si tratti di una situazione più sicura di quella in cui il bambino dorma nella sua stanza».
Questo perché da una situazione positiva si potrebbe passare a una potenzialmente negativa.
Secondo Paul, che aveva dedicato un articolo al tema la scorsa estate sulla rivista Pediatrics, i genitori che hanno continuato a tenere il neonato nella stessa stanza oltre quella soglia erano anche quelli più propensi a portare il bimbo a letto, decisione (o debolezza, magari da sonno) del tutto pericolosa. Viceversa, quelli spostati dopo i 4 mesi nella propria stanza hanno dimostrato una migliore qualità del sonno e un allungamento fino ai due anni e mezzo d’età.
Baby boxes per diminuire il rischio delle morti in culla
La Finlandia, dove sono state adottate dagli anni 80, ha uno dei più bassi tassi di mortalità infantile: adesso anche gli Stati Uniti lanciano le baby boxes per diminuire il rischio delle morti in culla.
Il bambino che dorme nella baby box ha meno probabilità di rotolare e finire in posizione prona, disteso sulla pancia (condizione che aumenta il rischio di SIDS).
La Finlandia, che la adotta da decenni, ha uno dei più bassi tassi di mortalità infantile nel mondo: due morti ogni mille nati vivi, a fronte di un tasso globale di 32 su 1000, secondo i dati delle Nazioni Unite.