I candidati, le lotte intestine e le pressioni della parlamentare del Movimento 5 Stelle, Carla Ruocco che spinge il suo fidanzato Minenna.
Ma i 5 Stelle non erano i fautori del cambiamento, che denunciavano raccomandazioni e favoritismi del Pd, quelli che gridavano Honestà, Honestà, dove stà?
E Mattarella che fa?
Spunta il nome di Enea Franza, fuori da partiti e lobbies, gradito al presidente della Repubblica
Consob, si gioca una partita importante, se non decisiva proprio in queste ore.
I partiti di governo, in particolare il numero due del Carroccio, Giorgetti, attuale sottosegretario alla presidenza, (che ha rifiutato il ministero dell’Economia per non fare ombra al suo leader Salvini), vogliono piazzare un uomo di fiducia alla presidenza dell’Autorità di vigilanza dei mercati finanziari.
Sul fronte grillino si muove come una forsennata, Carla Ruocco, che a suon di tweet e riunioni, alcune molto riservate alla Camera dove lei è presidente della Commissione Finanze, spinge la candidatura di Marcello Minenna, suo fidanzato e responsabile dell’Ufficio Analisi Quantitativa e Innovazione Finanziaria.
Minenna è stato anche assessore al Bilancio del comune di Roma della Giunta Raggi.
A sostenere Minenna, anche Elio Lannutti, senatore grillino.
Lannutti, ex del partito del Pm di Mani Pulite, Di Pietro, attuale presidente dell’Adusbef, gran fustigatore delle banche e delle assicurazioni, ma soprattutto della Banca d’Italia, paragonata alle mafie,
oggi smentendo se stesso, sostiene Minenna.
In passato lo definì un raccomandato, insomma una sorta di reprobo, un personaggio del vecchio sistema che il Movimento combatteva e aborriva.
Oggi invece, ma il trend è in voga da qualche anno ormai, il M5S arruola nelle sue fila, per mancanza di una classe dirigente capace proprio gli impresentabili, o meglio quelli che una volta erano definiti come tali.
La mutazione genetica del Movimento è ormai una realtà. Meglio un corrotto ma capace, che uno onesto ma incapace, è il mantra attuale del Movimento.
Quanta acqua è passata sotto i ponti… all’origine fondava la sua filosofia nella lotta alla corruzione, alle raccomandazioni, ai pregiudicati in politica e in valori imprescindibili come trasparenza, legalità, merito e discontinuità dalla gestione della politica del vecchio sistema.
Ma perché la struttura interna della Consob avrebbe molte riserve su Minenna?
Semplice, aveva ragione Lannutti: era un raccomandato.
Per assumerlo alla Consob, lo zio,Michele Marino, all’epoca vicedirettore generale, oggi in pensione, molto amico di Massimo D’Alema,lo chiamò contratto nel 1996 e non per concorso pubblico, come invece avevano fatto quasi tutti gli altri dipendenti dell’Autorità di vigilanza della Borsa.
Insomma un vestitino fatto apposta per lui, molto legato alla Cgil, in particolare alla Camusso che lo ha sponsorizzato negli anni insieme appunto a D’Alema che una ventina di anni fa, cioè dal 1998 al 2000 fu presidente del Consiglio.
Ultima nota: all’esame scritto il Minenna ebbe voti molto bassi, non era proprio tagliato per la materia. All’orale, stranamente prese il massimo dei voti e la media, necessaria per entrare, fu magicamente raggiunta.
Per questo il senatore grillino, ma allora in forza all’Italia dei Valori, Elio Lannutti in una interrogazione parlamentare lo apostrofò chiamandolo raccomandato! Ma anche un opportunista, che vaga dal Pd, al Movimento 5 Stelle…
Entrò subito come capoufficio e poi dirigente facendo un quadruplo salto mortale.
Promotore di una iniziativa volta a introdurre dei programmi matematici per stabilire il prezzo delle obbligazioni, la teoria finali probabilistici, giudicata però inattendibile.
Poi ci sarebbe la questione delle lezioni all’Università Bocconi di Milano. Che male c’è?
Nulla, peccato che quando il professore andava a Milano per insegnare risultava in missione per conto della Consob, e dopo un audit di alcuni mesi, la Commissione interna lo sanzionò con la riduzione di un quinto dello stipendio.
Lui fece ricorso al Tar del Lazio, che annullò la sanzione…
Sul nome di Minenna pesa il veto del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Dal Quirinale trapelano solo indiscrezioni ovviamente, nulla di ufficiale, ma non c’è dubbio che Mattarella non voglia un nominato dalla politica, né dal governo Lega-M5S.
A sostituire Mario Nava, dimessosi a settembre a seguito delle pressioni di Lega e MoVimento 5 Stelle che avevano denunciato l’incompatibilità tra il distacco dagli uffici tecnici della Commissione europea e la guida della Consob, vorrebbe una personalità espressione della società civile, fuori dai partiti, indipendente, capace e non chiacchierato.

Secondo le indiscrezioni, sarebbe l’identikit di Enea Franza, commercialista, revisore dei conti, dirigente responsabile dell’Ufficio Consumer Protection che cura i rapporti con i risparmiatori e con le relative associazioni attivando iniziative per accrescere la cultura finanziaria e gestisce gli esposti.
E’ un’istituzione importantissima, a tutela dei mercati e dei risparmiatori/investitori.
Insomma, per citarne uno tra i tanti, il caso Parmalat, con migliaia di risparmiatori e investitori, finiti sul lastrico, se la Consob avesse funzionato come ci si aspetta da un’Authority indipendente, senza influenze della politica, non sarebbe accaduto.
Franza, che è anche giornalista, autore di numerose pubblicazioni su capitalismo e finanza, gode del placet di Bankitalia e della maggior parte dei dirigenti della Consob che conta 650 dipendenti e oltre 50 dirigenti .
L’ultima parola spetta però a Mattarella che dovrà nominare il prossimo presidente dell’Autorità di vigilanza su proposta del presidente del Consiglio, Giulio Conte.
Mattarella sceglierà tenendo conto di eventuali conflitti d’interesse e cosa più importante, l’indipendenza dai partiti e dalle lobbies.
E Minenna non ha i requisiti di indipendenza dai partiti anche se lui ci tiene a ribadire di essere stato cooptato al comune di Roma dai grillini come assessore con un ruolo “tecnico”
La Ruocco però invece – in omaggio alla svolta “familista” del Movimento, che ormai assomiglia in tutto e per tutto agli altri partiti, tranne che per il limite dei due mandati – sostiene il suo Marcellino alla poltronissima.
Un conflitto d’interessi che appunto non è sfuggito a Mattarella e ai suoi collaboratori che hanno sottolineato come, a parte la relazione, ci sarebbe il fatto che la Ruocco è presidente della Commissione Finanze della Camera, di fronte alla quale Minenna nel 2015 riferì sulla questione dei derivati.
In quella sede la parlamentare napoletana era membro della medesima Commissione.
Poi ci sono una serie di interrogazioni parlamentari della Ruocco contro l’ex presidente Vegas, a sostegno di Minenna che avrebbe avuto il placet sia del vicepremier e capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, sia di Casaleggio jr.
Insomma un conflitto d’interessi più che palese al quale Mattarella non si vuole piegare.
Ma sulla candidatura di Minenna, il cui carattere è iracondo e fumantino, pesa anche lo scetticismo della Lega, preoccupata per le sue posizioni oltranziste su banche e assicurazioni.
Anche una parte del Movimento sarebbe contraria: in particolare la fronda sempre più numerosa, capeggiata dal presidente della Camera, Roberto Fico, nel cui animo albergano ancora, non tutti, i sacri principi del Movimento fondato da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio.
Chi sono gli altri candidati?
Sempre in quota Movimento 5 Stelle, circola il nome di Donato Masciandaro, bocconiano, esperto di politica monetaria, ben introdotto nel mondo bancario milanese ed editorialista da anni del Sole 24 Ore, Ma la Lega sembra orientata verso Alberto Dell’Acqua, anche lui bocconiano, economista
Fra i nomi che circolano c’è Magda Bianco, economista, consigliere alla presidenza della Repubblica con Sergio Mattarella per la politica economica.
Bianco è anche responsabile del Servizio tutela dei clienti e antiriciclaggio all’interno della Vigilanza di Bankitalia.
Salvini e Di Maio hanno già detto che non possono accettare una candidatura troppo vicina al presidente Mattarella.
Intanto il toto nomine continua….
Francesca La France