La vitamina D3 modula l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 nell’infezione da SARS-CoV-2: un potenziale approccio terapeutico per COVID-19

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L’infezione da coronavirus 2 (SARS-CoV-2) della sindrome respiratoria acuta grave, che porta alla malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), è emersa come una crisi globale con gravi risposte infiammatorie che colpiscono principalmente il sistema respiratorio.

L’eccessivo rilascio di citochine proinfiammatorie, spesso indicato come “tempesta di citochine”, si traduce in sindrome da distress respiratorio acuto ed è una delle principali cause di mortalità nei pazienti COVID-19. Nella ricerca per controllare e gestire COVID-19, i ricercatori hanno esplorato varie strategie farmaceutiche e dietetiche.

Tra i potenziali candidati, la vitamina D3 (VD3) ha attirato l’attenzione per le sue eccellenti proprietà farmacologiche e per la capacità di mitigare le infezioni respiratorie acute causate da vari virus, tra cui il COVID-19.

Il ruolo dell’inflammasoma NLRP3 in COVID-19

Uno dei principali bersagli biologici nell’immunità innata è il dominio pirinico della famiglia dei recettori simili a NOD contenente 3 (NLRP3) inflammasoma. Questo inflammasoma svolge un ruolo cruciale nella regolazione delle risposte immunitarie e infiammatorie innate innescando la secrezione di interleuchina-1β (IL-1β).

Nel contesto di COVID-19, la gravità della malattia è stata strettamente associata all’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 indotta dall’infezione da SARS-CoV-2.

I pazienti anziani, che sono a più alto rischio di esiti gravi della malattia, tendono a mostrare un’iperattivazione indotta dall’età dell’inflammasoma NLRP3. I ricercatori hanno anche dimostrato che la proteina N di SARS-CoV-2 attiva l’inflammasoma NLRP3, portando a risposte infiammatorie eccessive.

Vitamina D3 e Inflammasoma NLRP3

Precedenti studi hanno dimostrato che VD3 può inibire l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3, attenuando così l’infiammazione associata a varie condizioni, come la parodontite e l’infiammazione indotta da particolato.

Ulteriori indagini hanno indicato che VD3 esercita i suoi effetti inibitori sull’inflammasoma NLRP3 interferendo con il processo di deubiquitinazione. La subunità complessa 3 (BRCC3) contenente BRCA1/BRCA2, una metalloproteasi deubiquitinasi (DUB) Zn2+ contenente il dominio JAMM, è stata identificata come un DUB endogeno che regola l’attivazione di NLRP3 promuovendone la deubiquitinazione. Tuttavia, l’associazione tra VD3 e l’inflammasoma NLRP3 nel contesto dell’infezione da SARS-CoV-2 è rimasta poco chiara.

VD3 come potenziale strategia terapeutica per COVID-19

In uno studio recente, i ricercatori hanno studiato gli effetti del VD3 sull’iperinfiammazione indotta dalla proteina N e sull’attivazione dell’inflammasoma NLRP3. I risultati hanno rivelato che VD3 ha attenuato l’iperinfiammazione indotta dalla proteina N di SARS-CoV-2 inattivando l’inflammasoma NLRP3.

Questo effetto è stato osservato sia in vitro, utilizzando cellule epiteliali bronchiali umane (HBE), sia in vivo, utilizzando topi C57BL/6J. È importante sottolineare che lo studio ha fatto luce sul meccanismo sottostante che coinvolge la via di segnalazione del recettore della vitamina D (VDR)-BRCC3. Il legame fisico di VDR con NLRP3 ha interrotto l’associazione di NLRP3 con BRCC3, riducendo di conseguenza la deubiquitinazione NLRP3 mediata da BRCC3 e inibendo l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3.

Implicazioni e prospettive future

La scoperta della capacità di VD3 di modulare l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 nel contesto dell’infezione da SARS-CoV-2 apre strade promettenti per lo sviluppo di strategie terapeutiche per COVID-19.

Prendendo di mira la via di segnalazione VDR-BRCC3, i ricercatori possono esplorare il potenziale di VD3 come trattamento aggiuntivo o misura profilattica contro il COVID-19 grave. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire completamente le complessità di questo meccanismo e per valutare l’efficacia e la sicurezza dell’integrazione di VD3 in ambito clinico.

Inoltre, le indagini sul dosaggio ottimale, i tempi e la selezione dei pazienti contribuiranno alla riuscita traduzione di questi risultati nella pratica clinica.

Conclusione

La pandemia di COVID-19 ha evidenziato l’urgente necessità di interventi terapeutici efficaci. Lo studio qui discusso fornisce prove convincenti degli effetti inibitori di VD3 sull’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 nell’infezione da SARS-CoV-2. Facendo luce sulla via di segnalazione VDR-BRCC3, questa ricerca apre la strada allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per COVID-19.

Ulteriori studi in questo settore possono contribuire in modo significativo alla gestione e al controllo della crisi globale in corso, offrendo potenzialmente nuove speranze per i pazienti affetti da forme gravi di COVID-19.


collegamento di riferimento: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/mco2.318

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