Questa infezione virale ha mostrato un ampio spettro clinico, che va da casi asintomatici a grave insufficienza respiratoria e morte (Parasher, 2021). Si diffonde principalmente attraverso le goccioline respiratorie durante il contatto ravvicinato, rendendolo un virus altamente contagioso (Wiersinga et al., 2020).
Al di là delle conseguenze immediate sulla salute, recenti ricerche hanno sollevato preoccupazioni circa il potenziale impatto a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2 sullo sviluppo del cancro. Questa revisione mira a esplorare in modo completo i dati disponibili riguardanti la relazione tra infezione da SARS-CoV-2 e cancro, compresi gli effetti sulle vie di trasduzione del segnale, la sorveglianza immunitaria, l’infiammazione cronica, lo stress ossidativo, la disregolazione del ciclo cellulare e la potenziale integrazione del genoma virale.
Mortalità tra i pazienti infetti da SARS-CoV-2
Incredibilmente, il numero di decessi in eccesso dovuti a infezioni da SARS-CoV-2 è quasi tre volte superiore a quello documentato dalle statistiche ufficiali, sottolineando la gravità della pandemia (COVID-19 Excess Mortality Collaborators, 2022).
Diverse condizioni di salute di base, tra cui l’obesità, il diabete, l’ipertensione, il cancro e le malattie respiratorie e cardiovascolari, aumentano il rischio di esiti gravi e mortalità da COVID-19 (Gallo Marin et al., 2021). In particolare, i pazienti oncologici infetti da SARS-CoV-2 affrontano tassi di mortalità significativamente più elevati rispetto ai pazienti non oncologici, con intervalli di mortalità che vanno dall’11,4% al 35,5% (Ali et al., 2022).
L’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 sugli esiti del cancro
Influenza sulla risposta immunitaria
SARS-CoV-2 ha un profondo impatto sulla risposta immunitaria dell’ospite, che a sua volta può influenzare gli esiti del cancro.
L’interazione tra l’infezione da SARS-CoV-2 e l’immunoterapia antitumorale, come gli inibitori del checkpoint immunitario, introduce complessità nella gestione di entrambe le condizioni. Inoltre, la linfopenia indotta dai trattamenti contro il cancro, tra cui chemioterapia, radioterapia e terapia steroidea, insieme a un elevato rapporto tra neutrofili e linfociti, funge da indicatori prognostici sfavorevoli sia per la progressione del cancro che per il decorso di COVID-19 (Ali et al., 2022). ).
Infiammazione e progressione del cancro
Queste stesse citochine sono marcatamente elevate nell’infezione da SARS-CoV-2, suggerendo una possibile intersezione tra i percorsi del cancro e dell’infiammazione (De Winter et al., 2021). In particolare, fattori di crescita che promuovono il cancro sono stati osservati in pazienti con neoplasie ematologiche fino a tre mesi dopo l’infezione da SARS-CoV-2, evidenziando il potenziale di conseguenze a lungo termine (De Winter et al., 2021).
Tassi di mortalità e infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti affetti da cancro
Gli studi hanno costantemente dimostrato tassi di mortalità più elevati nei pazienti affetti da cancro infetti da SARS-CoV-2 rispetto a quelli senza cancro. Uno studio che ha coinvolto 500.000 adulti americani affetti da COVID-19 ha rivelato un tasso di mortalità del 7,8% tra i pazienti affetti da cancro recentemente trattati, mentre i pazienti con cancro non trattato di recente avevano un tasso di mortalità del 5,0% e quelli senza cancro avevano un tasso di mortalità dell’1,6% (Chavez- MacGregor et al., 2022).
Una meta-analisi di 29 studi che hanno coinvolto 21.257 pazienti con cancro ai polmoni e infezione da SARS-CoV-2 ha indicato tassi di mortalità significativamente più alti tra questi pazienti rispetto a quelli senza cancro (Oldani et al., 2022). Inoltre, uno studio italiano ha rilevato una percentuale sostanzialmente più elevata di decessi tra i pazienti con cancro infetti da SARS-CoV-2 rispetto a quelli senza cancro (Rugge et al., 2020).
Sfide terapeutiche
L’infezione da SARS-CoV-2 ha interrotto il trattamento del cancro, causando ritardi, interruzioni permanenti e l’impossibilità di eseguire procedure diagnostiche programmate (Tagliamento et al., 2020). L’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 asintomatica o lievemente sintomatica sugli esiti del trattamento del cancro non è ben compreso. Report di casi limitati suggeriscono che l’infezione asintomatica potrebbe non necessariamente controindicare la chemioterapia, ma mancano dati sugli effetti a lungo termine (Woźniak et al., 2021). In modo allarmante, l’infezione asintomatica o lieve da SARS-CoV-2 nei bambini affetti da cancro, in particolare quelli con neoplasie ematologiche, è stata associata a un rischio di morte più elevato rispetto ai pazienti affetti da cancro senza infezione (Hazarika et al., 2022).
SARS-CoV-2: immunità antitumorale e fuga immunitaria (IE)
Prove emergenti suggeriscono che l’infezione da SARS-CoV-2 può avere un impatto sulla sorveglianza immunitaria del cancro, portando potenzialmente ad un aumento del rischio di sviluppo del cancro (Jafarzadeh et al., 2022). I linfociti citotossici CD8+ e i linfociti CD4+ sono attori chiave nella risposta immunitaria antitumorale.
Le cellule T CD8+ possono eliminare le cellule tumorali quando riconoscono antigeni specifici, mentre le cellule T CD4+ regolano la risposta antitumorale modulando le attività immunitarie.
Tuttavia, l’infezione da SARS-CoV-2 è stata associata a linfopenia, numero ridotto di cellule T CD4+ e CD8+ e compromissione della funzione delle cellule natural killer (NK), in particolare nei casi gravi (O’Connell e Aldhamen, 2020). Questa disfunzione immunitaria, caratterizzata da una maggiore espressione inibitoria del recettore NKG2A, può portare a una ridotta produzione di citochine e a una ridotta attività citotossica delle cellule T CD8+ e NK, rispecchiando le risposte immunitarie osservate in alcuni tipi di cancro (Jafarzadeh et al., 2022). NKG2A, quando legato al CD94, può sopprimere le funzioni effettrici delle cellule T e NK, riducendo la loro efficacia antitumorale (André et al., 2018).
La fuga immunitaria (IE) è un fenomeno in cui le cellule tumorali evitano l’eliminazione da parte del sistema immunitario. I virus possono potenziare l’EI, portando a una risposta immunitaria dell’ospite ridotta sia all’agente infettivo che al cancro. Vari meccanismi sono stati osservati in altri virus, come l’HCV, il virus dell’influenza A e la SARS-CoV, che possono influenzare la sorveglianza immunitaria.
SARS-CoV-2 mostra anche meccanismi che influenzano la sorveglianza immunitaria, inclusa la disregolazione della produzione di interferone, del rilascio di citochine, delle cellule dendritiche, dei macrofagi, delle NK e della funzione dei neutrofili (Chakraborty et al., 2022). Tuttavia, la relazione precisa tra infezione da SARS-CoV-2 e sorveglianza immunitaria del cancro rimane non completamente compresa (Liapis e Baritaki, 2022).
DAMP (modello molecolare associato al danno) e PAMP (modello molecolare associato al patogeno) – un possibile collegamento tra infezione da SARS-CoV-2 e oncogenesi
La stimolazione antigenica avviata da DAMP e PAMP sia nel cancro che nelle malattie infettive condivide somiglianze. L’immunità innata, la prima linea di difesa contro le infezioni virali, riconosce PAMP e DAMP attraverso i recettori di riconoscimento dei modelli (PRR) (Li e Wu, 2021). Le cellule NK svolgono un ruolo vitale nella difesa contro l’infezione da SARS-CoV-2, rilasciando granuli citotossici, partecipando alla citotossicità cellulare anticorpo-dipendente e producendo citochine e chemochine che possono eliminare le cellule infette (Ma et al., 2021).
Le cellule infette possono subire la morte cellulare infiammatoria e rilasciare DAMP, come acidi nucleici virali e oligomeri, portando a infiammazione, aumento delle specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto, danno tissutale, apoptosi e potenziale trasformazione maligna (Hotchkiss e Moldawer, 2014). Il microambiente ipossico creato dall’infiammazione può anche indurre stress ossidativo, promuovendo l’invasione e la migrazione del tumore (Ye et al., 2020).
I fibroblasti associati al cancro (CAF) sono componenti chiave del microambiente tumorale (TME) che promuovono la crescita delle cellule tumorali, inibiscono le risposte immunitarie mediate dalle cellule NK e T e inducono fibrosi, ipossia e cambiamenti nella matrice extracellulare (Chauhan et al. , 2013).
È interessante notare che SARS-CoV-2 entra nelle cellule attraverso i recettori ACE, sottoregolando l’attività dell’enzima ACE e migliorando l’asse angiotensina di tipo 2-ATR1 (Hoffmann et al., 2020). Anche componenti del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), compresi i CAF, sono espressi nel TME, suggerendo potenziali interazioni tra l’infezione da SARS-CoV-2 e il microambiente tumorale (Wu et al., 2020).
Tempesta di citochine e infiammazione: un’arma a doppio taglio
L’infezione da SARS-CoV-2 può portare a una tempesta di citochine, una risposta immunitaria esagerata caratterizzata dal rilascio di grandi quantità di citochine proinfiammatorie. Questa eccessiva infiammazione può causare gravi danni ai tessuti, insufficienza multiorgano e potenzialmente favorire lo sviluppo del cancro. D’altra parte, l’infiammazione cronica, come quella osservata nelle infezioni virali, è stata a lungo associata ad un aumento del rischio di cancro (Colotta et al., 2009).
Possono contribuire a un microambiente immunosoppressivo che supporta la crescita e le metastasi del cancro (Liapis e Baritaki, 2022). Inoltre, l’attivazione della via del fattore nucleare kappa B (NF-κB) durante l’infiammazione può promuovere la proliferazione cellulare, l’angiogenesi e la resistenza all’apoptosi, che sono tutti segni distintivi del cancro (Karin e Greten, 2005).
D’altra parte, la tempesta di citochine associata a una forma grave di COVID-19 può migliorare la capacità del sistema immunitario di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Livelli elevati di citochine possono attrarre le cellule immunitarie nel sito dell’infezione o del tumore, migliorando potenzialmente la sorveglianza immunitaria (Liapis e Baritaki, 2022).
Conclusione
La complessa interazione tra infezione da SARS-CoV-2 e cancro è oggetto di crescente preoccupazione e ricerca. Le prove disponibili suggeriscono che i pazienti affetti da cancro corrono un rischio significativamente più elevato di esiti gravi e mortalità da COVID-19. L’infiammazione, le alterazioni della risposta immunitaria e le interruzioni del trattamento dovute all’infezione da SARS-CoV-2 possono influenzare la progressione e gli esiti del cancro. Mentre il mondo continua ad affrontare la pandemia di COVID-19, è imperativo dare priorità alla gestione e alla protezione dei malati di cancro, sia in termini di prevenzione delle infezioni che di garanzia di una cura ininterrotta del cancro. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno le implicazioni a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2 sullo sviluppo del cancro e sui risultati del trattamento.
link di riferimento: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmolb.2023.1260776/full