L’esplosione del 17 settembre 2024 dei cercapersone trasportati da centinaia di militanti di Hezbollah e civili libanesi è un evento senza precedenti nel volatile panorama geopolitico del Libano. I cercapersone, identificati come modelli Rugged Pager AR924, ampiamente utilizzati per la loro affidabilità in condizioni difficili, sono esplosi simultaneamente in più roccaforti di Hezbollah, causando feriti, caos e segnalando quello che potrebbe essere uno degli attacchi informatici più sofisticati degli ultimi anni. Si sospetta che Israele sia dietro l’attacco, sebbene le prove dirette rimangano limitate. Questo incidente solleva diverse domande sui metodi utilizzati, sul contesto geopolitico e sulle implicazioni più ampie per la sicurezza regionale e le alleanze internazionali.
L’esplosione di questi cercapersone è stata attribuita a un attacco informatico israeliano. Sebbene i cercapersone funzionino su semplici sistemi di radiofrequenza e non siano connessi a Internet, i rapporti indicano che i cercapersone potrebbero essere stati compromessi tramite i loro sistemi di messaggistica, causando il surriscaldamento e l’esplosione delle loro batterie agli ioni di litio. Questo livello di guerra informatica rivela l’uso di metodi altamente avanzati progettati per aggirare i sistemi di sicurezza convenzionali in semplici dispositivi di comunicazione. Nonostante la tecnologia obsoleta utilizzata da Hezbollah, gli aggressori hanno sfruttato una vulnerabilità tecnica che ha causato conseguenze devastanti.
Questo evento è un indicatore chiave della natura in evoluzione della guerra informatica, in cui anche i dispositivi non digitali possono essere presi di mira tramite metodi innovativi. Suggerisce inoltre che Israele si sta muovendo verso mezzi tecnologicamente più sofisticati per indebolire le operazioni di Hezbollah, evitando scontri militari diretti e paralizzando efficacemente le reti di comunicazione e causando caos tra i ranghi di Hezbollah. I cercapersone esplosivi sembrano aver suonato più volte prima di esplodere, indicando l’intenzione degli aggressori di causare il massimo numero di vittime attirando gli individui a interagire con i dispositivi prima delle esplosioni.
Analisi tecnica: il meccanismo dietro l’esplosione
Il meccanismo tecnico alla base di queste esplosioni comporta una complessa manipolazione dei sistemi elettrici interni del Rugged Pager AR924, che si basa su una batteria ricaricabile agli ioni di litio in grado di funzionare fino a 85 giorni. Hackerare un cercapersone, in particolare uno non connesso a Internet, è un compito difficile, ma possibile tramite la manomissione del suo segnale radio e dei sistemi di alimentazione. Sebbene i cercapersone non trasmettano grandi volumi di dati come gli smartphone moderni, la loro dipendenza dalle reti di messaggistica li rende suscettibili a jamming, intercettazione o alterazione del segnale. I cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah sembrano essere stati truccati tramite la modifica di queste reti di messaggistica, il che suggerisce capacità altamente avanzate da parte degli aggressori.
Un’analisi forense dettagliata dei dispositivi potrebbe rivelare il metodo esatto di infiltrazione. Mentre un semplice hacking dei segnali a radiofrequenza non avrebbe influenzato direttamente la batteria, il sabotaggio ha probabilmente preso di mira i componenti interni del dispositivo, sovraccaricando potenzialmente i sistemi della batteria e causandone il surriscaldamento oltre la sua capacità. Le batterie agli ioni di litio, che alimentano il Rugged Pager AR924, sono note per essere altamente efficienti, ma anche vulnerabili alla “thermal runaway” se manipolate, il che potrebbe causare l’incendio o l’esplosione della batteria nelle giuste circostanze. Il fatto che molti di questi dispositivi siano esplosi simultaneamente suggerisce che gli aggressori avevano accesso e controllo su più dispositivi, un’impresa che richiede una conoscenza approfondita sia delle comunicazioni radio che dei dispositivi specifici in uso dagli agenti di Hezbollah.
Implicazioni geopolitiche: Israele, Hezbollah e la guerra ombra
Questo evento si inserisce in un più ampio schema di guerra ombra tra Israele e Hezbollah, in cui attacchi informatici, spionaggio e azioni segrete hanno sostituito il conflitto militare aperto. Israele ha costantemente cercato di indebolire le capacità di Hezbollah senza innescare una guerra su vasta scala. Prendendo di mira i cercapersone, Israele ha dimostrato la sua capacità di sfruttare anche gli strumenti di comunicazione più rudimentali con effetti devastanti. Hezbollah, che si affida a questi strumenti per comunicazioni sicure e affidabili nelle sue operazioni, ha subito un duro colpo, sia in termini di sicurezza operativa che di morale.
Operazioni segrete e reazioni internazionali
L’attacco potrebbe anche segnalare operazioni segrete più profonde che si svolgono dietro le quinte. Hezbollah ha a lungo fatto affidamento su canali di comunicazione sicuri per coordinare le sue operazioni e la violazione dei suoi sistemi di cercapersone indica la possibilità di vulnerabilità interne. È concepibile che l’intelligence israeliana avesse collaboratori tra i ranghi di Hezbollah, che fornivano loro informazioni sui dispositivi e sulle posizioni del personale chiave che li utilizzava.
Inoltre, la reazione della comunità internazionale a questo evento influenzerà probabilmente le alleanze regionali. Paesi come Russia e Cina, che hanno mantenuto un attento equilibrio in Medio Oriente, potrebbero ritrovarsi a ricalcolare le proprie strategie alla luce delle crescenti capacità tecnologiche di Israele. Questo incidente invia anche un chiaro messaggio alla comunità di intelligence globale sulle potenziali vulnerabilità anche dei sistemi di comunicazione più rudimentali di fronte a sofisticati attacchi informatici.
Per i paesi e le organizzazioni che si affidano a una tecnologia di cercapersone simile, in particolare in operazioni delicate, questo evento funge da duro avvertimento. L’assunto che la vecchia tecnologia sia immune alla manipolazione informatica è stato infranto e questo probabilmente porterà a una rivalutazione delle strategie di comunicazione in generale, soprattutto nelle zone di conflitto in cui una comunicazione affidabile è fondamentale.
Teorie alternative e programmi nascosti
Sebbene il coinvolgimento di Israele sia la narrazione prevalente, ci sono teorie alternative riguardo all’origine degli attacchi. I conflitti interni a Hezbollah, in particolare tra fazioni in competizione per il potere, potrebbero aver giocato un ruolo in queste esplosioni. È possibile che gli attacchi siano stati il risultato di una lotta di potere interna, con una fazione che ha tentato di indebolirne un’altra disabilitando strumenti di comunicazione critici. Hezbollah ha dovuto affrontare pressioni interne negli ultimi anni, sia dall’interno del Libano che dai suoi sostenitori all’estero, il che potrebbe aver creato le condizioni per un sabotaggio interno.
Un’altra teoria suggerisce che attori stranieri diversi da Israele potrebbero essere stati coinvolti. I nemici di Hezbollah si estendono oltre lo stato israeliano e attori regionali come l’Arabia Saudita o persino potenze globali come gli Stati Uniti potrebbero aver avuto un ruolo nel facilitare l’attacco. Mentre Israele è spesso in prima linea in tali operazioni, la natura segreta della guerra informatica rende difficile attribuire definitivamente gli attacchi senza ulteriori prove.
Una svolta nella guerra informatica
Le esplosioni dei cercapersone di Hezbollah segnano una svolta significativa nell’evoluzione della guerra informatica. Ciò che un tempo era considerato un metodo di comunicazione sicuro e low-tech si è ora dimostrato vulnerabile a sofisticati attacchi informatici. Questo incidente avrà probabilmente conseguenze di vasta portata sia per Hezbollah che per il più ampio panorama geopolitico in Medio Oriente. L’attacco rappresenta un nuovo capitolo nella guerra ombra in corso tra Israele e Hezbollah, in cui la guerra informatica e le operazioni di intelligence svolgono un ruolo sempre più dominante. Andando avanti, la capacità di proteggere le reti di comunicazione da tali attacchi sarà fondamentale per qualsiasi organizzazione coinvolta in un conflitto, poiché la superiorità tecnologica diventa un fattore sempre più decisivo nella guerra moderna.
Rapporto dettagliato: come il cercapersone AR924 potrebbe potenzialmente esplodere
Il Rugged Pager AR924 di Apollo Gold è un cercapersone specializzato progettato per condizioni difficili, tra cui ambienti industriali e di emergenza. La sua esplosione, come riportato, comporta una forma avanzata di cyberattacco o manipolazione che va oltre il tradizionale funzionamento del cercapersone. Di seguito è riportata un’analisi tecnica dettagliata di come una tale esplosione avrebbe potuto essere progettata.
Panoramica del cercapersone robusto AR924
- Caratteristiche del design:
- Antiurto, impermeabile, antipolvere: costruito per ambienti estremi, questo cercapersone può resistere a urti fisici, immersione in acqua e infiltrazioni di polvere. Queste caratteristiche rendono difficile la disattivazione tramite soli fattori ambientali.
- Batteria a lunga durata: si basa su una batteria agli ioni di litio ricaricabile con una durata di 85 giorni, progettata per un funzionamento ininterrotto in ambienti industriali e di emergenza.
- Ricezione messaggi: il cercapersone riceve messaggi tramite segnali a radiofrequenza dalle torri di trasmissione. Ogni cercapersone è identificato da un Capcode univoco, che garantisce che risponda solo alle comunicazioni previste.
- Avvisi: dotato di allarmi sia acustici che a vibrazione, viene utilizzato in ambienti rumorosi o affollati per garantire che gli avvisi dei messaggi vengano rilevati tempestivamente.
- Potenziale vettore di attacco informatico: sebbene i cercapersone come l’AR924 non siano connessi a Internet, il che significa che non possono essere hackerati da remoto tramite il Web, si basano comunque su un’infrastruttura di rete per la ricezione di segnali radio e messaggi. Ciò rende la rete stessa un potenziale bersaglio per un attacco sofisticato.
Metodi teorici per causare l’esplosione
Esistono due vulnerabilità chiave che potrebbero essere sfruttate per causare un’esplosione:
Compromissione della batteria e dei sistemi elettrici
Le batterie agli ioni di litio, pur essendo altamente efficienti, presentano vulnerabilità note che potrebbero essere sfruttate in determinate condizioni, come sovraccarico, surriscaldamento o esposizione a malfunzionamenti elettrici. Ecco come potrebbe accadere:
- Manomissione del segnale remoto: un attacco informatico ben coordinato potrebbe colpire i segnali di comunicazione inviati al cercapersone. Sebbene il sistema di messaggistica del cercapersone non sia connesso a Internet, l’infrastruttura che trasmette questi messaggi potrebbe essere compromessa. Un aggressore potrebbe trasmettere segnali dannosi appositamente creati che ingannano il cercapersone e lo fanno funzionare male.
- Triggering Overload: inviando segnali corrotti o eccessivi al cercapersone, è teoricamente possibile sovraccaricare l’elettronica interna. Ciò potrebbe causare il surriscaldamento della batteria o dei componenti critici, con conseguente esplosione.
- Sovraccarico o cortocircuito della batteria: manomettendo i segnali o inserendo falsi comandi nel sistema di messaggistica, l’attacco potrebbe indurre cicli di carica impropri o creare un cortocircuito all’interno del dispositivo, causando il guasto catastrofico della batteria.
Indurre danni fisici tramite software dannoso
Mentre i cercapersone sono progettati per essere semplici, i cercapersone moderni e robusti come l’AR924 hanno un firmware incorporato che controlla le operazioni del cercapersone. Il firmware dannoso potrebbe essere distribuito tramite la rete di trasmissione tramite:
- Sovrascrittura delle istruzioni del cercapersone: gli aggiornamenti del firmware sono rari per i cercapersone, ma se l’aggressore riuscisse ad accedere alla rete trasmettendo messaggi al cercapersone, potrebbe inviare comandi che riscrivono o danneggiano le istruzioni interne del dispositivo.
- Indurre operazioni difettose: ad esempio, l’invio di una serie continua di avvisi acustici o di vibrazione potrebbe sovraccaricare i circuiti del cercapersone, causando malfunzionamenti elettrici. Ciò potrebbe essere particolarmente efficace se il cercapersone fosse già in uno stato compromesso, come il funzionamento in condizioni di calore estremo o sotto uso intenso, il che potrebbe rendere la batteria interna vulnerabile a guasti.
Limitazioni tecniche e sfide dei cercapersone esplosivi
- Sicurezza delle comunicazioni radio: il sistema di messaggistica dei cercapersone si basa su una rete di radiofrequenza proprietaria. Ottenere il controllo di questa rete richiederebbe una tecnologia sofisticata, tra cui la comprensione delle frequenze esatte utilizzate, della crittografia (se presente) e del formato dei messaggi.
- Intercettazione di frequenza: un attacco coordinato potrebbe teoricamente comportare il jamming o l’intercettazione della frequenza di comunicazione del cercapersone. Tuttavia, ciò consentirebbe solo l’accesso ai messaggi, non il controllo diretto sull’hardware interno del cercapersone.
- Difficoltà di un attacco informatico: mentre un attacco informatico potrebbe consentire l’accesso all’infrastruttura di messaggistica, causare un’esplosione effettiva richiede una conoscenza dettagliata dei circuiti del cercapersone, dei sistemi di batterie e dei controlli di alimentazione. Non è sufficiente inviare semplicemente messaggi dannosi: i messaggi dovrebbero interagire con i componenti interni del cercapersone in modo da innescare un guasto.
Metodi noti per sfruttare i cercapersone e le reti di comunicazione
- Signal Jamming o Hijacking: in precedenti attacchi informatici, gli avversari hanno dimostrato la capacità di dirottare o interrompere le frequenze radio per interferire con i sistemi di comunicazione. Questa tecnica, sebbene in genere utilizzata per la sorveglianza o il diniego di servizio, potrebbe teoricamente essere adattata per fornire payload dannosi che innescano comportamenti imprevisti in dispositivi come i cercapersone.
- Exploit del firmware: se gli aggressori avessero avuto una conoscenza pregressa del firmware del cercapersone o fossero riusciti a sottoporlo a reverse engineering, potrebbero iniettare codice dannoso nel sistema di messaggistica che prende di mira vulnerabilità specifiche. Ad esempio, le istruzioni che forzano la batteria a funzionare oltre la sua soglia di sicurezza potrebbero innescare un malfunzionamento interno.
Scenario ipotetico: esplosione di dispositivi cercapersone AR924 robusti in uso normale
In questo scenario, i membri di Hezbollah stanno utilizzando il Rugged Pager AR924 nelle loro operazioni quotidiane. Si affidano al cercapersone per ricevere messaggi importanti su una rete di comunicazione sicura, con i dispositivi che funzionano come progettato in condizioni normali.
Passaggio 1: comprendere il dispositivo
- Uso normale del cercapersone:
- Il robusto cercapersone AR924 è progettato per funzionare in ambienti difficili e funziona in condizioni normali ricevendo messaggi tramite comunicazioni a radiofrequenza dalle torri di trasmissione.
- La batteria agli ioni di litio del cercapersone è progettata per durare 85 giorni e si ricarica tramite un semplice caricabatterie.
- La funzione di messaggistica del dispositivo include avvisi di testo di base, vibrazioni e allarmi acustici per notificare agli utenti la presenza di nuovi messaggi.
- Vulnerabilità principali:
- Batteria agli ioni di litio: anche in condizioni di utilizzo normali, le batterie agli ioni di litio sono soggette a danni o guasti se sottoposte a condizioni estreme, come surriscaldamento, sovraccarico (anche se non è questo il caso) o cortocircuiti.
- Firmware ed elaborazione del segnale: il firmware all’interno del cercapersone che elabora i segnali in arrivo e li converte in messaggi potrebbe essere manomesso per creare guasti. Poiché i cercapersone non sono connessi a Internet, questa manomissione dovrebbe avvenire tramite il sistema di messaggistica stesso.
Fase 2: Sfruttamento della rete di comunicazione
Affinché si verifichi un’esplosione durante il normale utilizzo, l’aggressore dovrebbe manipolare i segnali radio inviati al cercapersone in modo tale che i componenti interni del cercapersone, in particolare la batteria o il processore, vengano spinti al limite e si guastino in modo catastrofico.
- Accesso alla rete:
- L’attaccante ottiene l’accesso al sistema di comunicazione radio utilizzato da Hezbollah per trasmettere messaggi cercapersone. Questo sistema è probabilmente sotto il controllo di un fornitore di servizi locale o regionale o del sistema di comunicazione interno di Hezbollah.
- Potenziale infiltrazione: l’aggressore potrebbe infiltrarsi nel sistema tramite mezzi informatici (ad esempio hackerando la stazione di trasmissione, le torri di trasmissione o il fornitore di servizi) o tramite l’accesso fisico a un nodo di comunicazione.
- Manipolazione del segnale:
- Una volta all’interno della rete, l’attaccante inizia a manipolare i segnali inviati ai cercapersone. Ciò non richiede l’invio di un messaggio anomalo, ma piuttosto di un messaggio standard creato in modo dannoso.
- Sfruttamento del formato dei messaggi: l’attaccante creerebbe messaggi che sembrano normali ma contengono sottili differenze, progettati per sfruttare una vulnerabilità nel firmware del cercapersone. Ciò potrebbe includere:
- Sovraccarico del processore: l’attaccante potrebbe inviare un messaggio con un payload di dati troppo grande o formattato in modo non corretto, costringendo il processore del cercapersone a lavorare più duramente di quanto progettato. Questa elaborazione eccessiva potrebbe causare il surriscaldamento dell’elettronica interna.
- Induzione di allarmi continui: un’altra possibilità è che il messaggio sia stato creato per attivare i sistemi di allerta del cercapersone (vibrazione o audio) in un ciclo infinito. Normalmente, questi avvisi sono brevi raffiche, ma un avviso continuo potrebbe sovraccaricare i circuiti del cercapersone, causando un surriscaldamento.
- Capcode Hijacking: l’aggressore si assicura che i messaggi dannosi vengano inviati ai cercapersone specifici utilizzati dai membri di Hezbollah, utilizzando il Capcode univoco del dispositivo per recapitare i messaggi ai dispositivi di destinazione.
Fase 3: Ricezione di segnali dannosi
Mentre i membri di Hezbollah continuano a usare i loro cercapersone durante le normali operazioni quotidiane, ricevono quello che sembra un messaggio di routine. Tuttavia, questo messaggio contiene elementi dannosi che interagiscono con i sistemi interni del cercapersone.
- Elaborazione del segnale dannoso:
- Dopo aver ricevuto il segnale, il processore interno del cercapersone inizia a interpretare i dati. Se il messaggio è creato per sovraccaricare il processore o indurre continui avvisi, i sistemi interni del cercapersone vengono spinti oltre i loro limiti operativi.
- Vulnerability Exploit: l’elaborazione eccessiva dei dati o l’attivazione continua degli avvisi potrebbero causare il surriscaldamento dei componenti interni, in particolare del processore e del sistema di gestione della batteria (BMS). Questo calore potrebbe portare a un eventuale guasto dei componenti elettronici o della batteria.
Fase 4: Surriscaldamento e guasto della batteria
Mentre il cercapersone continua a funzionare normalmente, la temperatura interna inizia a salire a causa del carico di elaborazione sostenuto indotto dal segnale dannoso. A questo punto, diverse cose potrebbero andare storte:
- Sovraccarico termico:
- Il Rugged Pager AR924 è dotato di misure di sicurezza per evitare il surriscaldamento, ma se queste misure di sicurezza vengono ignorate o se l’attacco è sufficientemente sofisticato, la temperatura interna del cercapersone potrebbe raggiungere livelli pericolosi.
- Surriscaldamento della batteria: le batterie agli ioni di litio sono particolarmente vulnerabili al surriscaldamento. Una volta che la temperatura raggiunge una soglia critica, la struttura interna della batteria inizia a rompersi.
- Instabilità termica:
- Una volta danneggiata, la batteria entra in uno stato noto come runaway termico , in cui le reazioni interne causano il surriscaldamento incontrollato della batteria. Questo processo genera gas, calore e pressione all’interno della batteria.
- Esplosione: alla fine, l’involucro della batteria non riesce più a contenere la pressione, provocando un’esplosione. L’esplosione potrebbe essere violenta, rilasciando gas e causando danni all’utente e a chi si trova nelle vicinanze.
Fase 5: Esplosione durante il normale utilizzo
L’esplosione avviene mentre il cercapersone viene utilizzato normalmente, senza segnali di avvertimento. L’utente potrebbe aver appena ricevuto un messaggio di routine e il cercapersone funziona normalmente, vibrando o emettendo un allarme. Tuttavia, i componenti interni sono stati compromessi dal segnale malevolo, causando un guasto catastrofico della batteria.
- Nessuna condizione anomala: l’utente non deve caricare il dispositivo o utilizzarlo in modo insolito. L’esplosione avviene durante il normale funzionamento, facendo sembrare che il cercapersone abbia avuto un malfunzionamento spontaneo.
- Dispositivi multipli interessati: se l’attacco avesse preso di mira più cercapersone contemporaneamente (ad esempio tramite un messaggio trasmesso a tutti i dispositivi con Capcode simili), potrebbero essere interessati contemporaneamente numerosi membri di Hezbollah e civili.
Fase 6: Confusione e danni post-esplosione
- Esplosioni simultanee:
- L’esplosione simultanea di più cercapersone potrebbe causare confusione e panico, soprattutto se si verificasse in luoghi pubblici in cui sono presenti civili.
- Valutazione dei danni: i danni causati dall’esplosione potrebbero variare a seconda delle dimensioni della batteria e della posizione dell’utente, ma il rischio di ustioni, ferite da schegge causate dall’esplosione di parti del cercapersone e persino di decessi è reale.
- Analisi forense:
- Dopo l’esplosione, gli investigatori avrebbero esaminato i detriti. Tracce di guasti elettrici interni, probabilmente causati dal surriscaldamento, sarebbero state trovate nei resti della batteria e del processore.
- Tuttavia, poiché l’attacco ha utilizzato un normale protocollo di messaggistica (anche se con un payload dannoso), sarebbe difficile identificare immediatamente la causa come un cyberattacco esterno. Gli investigatori potrebbero inizialmente sospettare difetti di fabbricazione o guasti spontanei della batteria.
Elementi chiave dell’attacco
- Sfruttamento dei normali protocolli di comunicazione:
- Gli aggressori sfruttano i normali protocolli di comunicazione utilizzati dai cercapersone, inviando messaggi contraffatti, concepiti per causare guasti interni ai dispositivi.
- Vulnerabilità della batteria:
- L’attacco prende di mira la batteria agli ioni di litio, sfruttandone la vulnerabilità intrinseca al surriscaldamento, provocando una “thermal runaway” e un’eventuale esplosione.
- Sofisticatezza dell’attacco:
- Questo tipo di attacco richiede una conoscenza approfondita del funzionamento interno del cercapersone, del sistema di messaggistica e delle vulnerabilità delle batterie agli ioni di litio. Richiede inoltre la capacità di infiltrarsi o dirottare la rete di comunicazione radio utilizzata da Hezbollah.
- Risultato:
- I cercapersone esplodono durante il normale utilizzo, creando confusione e caos. La causa delle esplosioni potrebbe non essere immediatamente attribuita a un attacco, rendendolo un modo segreto ed efficace per danneggiare l’infrastruttura e il morale del nemico.
Applicazione a tutti i cercapersone in Libano:
Se un’operazione informatica avanzata dovesse colpire tutti i cercapersone in Libano, potrebbe essere realizzata attraverso i seguenti passaggi chiave, presupponendo le necessarie vulnerabilità tecniche e risorse:
- Compromissione delle reti di cercapersone centrali: i cercapersone in Libano si affidano a reti di comunicazione centralizzate per ricevere messaggi. Se gli aggressori riescono a infiltrarsi nel sistema centrale responsabile della trasmissione di questi messaggi, potrebbero manipolare i segnali inviati ai dispositivi in massa. Una compromissione a livello di sistema consentirebbe agli aggressori di prendere di mira migliaia di dispositivi contemporaneamente, aumentando esponenzialmente la portata del danno.
- Manipolazione delle radiofrequenze: i cercapersone operano su frequenze radio specifiche per ogni dispositivo, spesso tramite reti di torri di trasmissione. Gli aggressori con una conoscenza sofisticata di queste frequenze potrebbero trasmettere segnali alterati. Manipolando la frequenza di trasmissione o inviando segnali ad alta energia, potrebbero innescare una reazione nei componenti interni del cercapersone. Ciò potrebbe causare alterazioni dei messaggi, malfunzionamenti del dispositivo o, in casi estremi, innescare guasti meccanici in componenti chiave come la batteria.
- Sovraccarico elettrico tramite segnale: tecniche avanzate potrebbero consentire agli aggressori di alterare il segnale in modo tale da causare il malfunzionamento dei circuiti elettrici interni del dispositivo, in particolare influenzando i sistemi di gestione dell’alimentazione, inclusa la batteria agli ioni di litio. Se viene erogata energia sufficiente o se il sistema di gestione della batteria viene bypassato, potrebbe causare una “thermal runaway” , surriscaldando la batteria e facendola esplodere. Poiché i cercapersone moderni dipendono ancora da tali batterie, potrebbero essere vulnerabili a un attacco se vengono sfruttate le vulnerabilità corrette.
- Messaggi dannosi mascherati: un altro metodo prevede l’invio di messaggi dannosi tramite il sistema di rete del cercapersone. Inondando il sistema di ricezione del cercapersone con messaggi corrotti o sovraccarichi, gli aggressori potrebbero causare un malfunzionamento dell’hardware. Sebbene questa tecnica sarebbe altamente complessa, sfruttare attacchi di sovraccarico contro sistemi di cercapersone che non sono progettati per gestire un traffico di messaggi pesante potrebbe causare il malfunzionamento dei dispositivi. Un attacco del genere dovrebbe probabilmente essere diretto a frequenze o dispositivi specifici utilizzati da Hezbollah o da altre organizzazioni.
- Targeting delle varianti hardware: mentre alcuni cercapersone sono più robusti e sicuri di altri, qualsiasi cercapersone con una frequenza operativa comune o un sistema di comunicazione condiviso è vulnerabile. Anche marche o modelli diversi di cercapersone potrebbero essere interessati se gli aggressori sfruttassero l’infrastruttura più ampia che trasmette segnali. L’attacco contro i dispositivi Rugged Pager AR924 di Hezbollah potrebbe suggerire che gli hacker abbiano utilizzato una conoscenza specifica delle vulnerabilità hardware del dispositivo, conoscenza che potrebbe potenzialmente essere applicata ad altri modelli.
La fattibilità di un’interruzione su larga scala dei cercapersone:
Per applicare un attacco del genere su scala nazionale, sarebbero necessarie risorse significative. Ecco cosa ci vorrebbe:
- Cyber Intelligence esperta: questo attacco richiede una conoscenza approfondita dei modelli specifici di cercapersone, dei sistemi di comunicazione in atto e delle loro specifiche tecniche. Raggiungere questo obiettivo su larga scala richiederebbe ampie capacità di ricognizione informatica e di raccolta di informazioni.
- Accesso all’infrastruttura: poiché i cercapersone si basano su reti di torri e sistemi di invio centrali, un aggressore avrebbe bisogno di accedere all’infrastruttura stessa, hackerando i gestori di rete o utilizzando apparecchiature in grado di imitare o bloccare le trasmissioni radio legittime.
- Strumenti informatici altamente sofisticati: la precisione e la portata dell’attacco che ha avuto luogo con i cercapersone di Hezbollah suggeriscono il coinvolgimento di strumenti informatici o tecniche altamente specializzati sviluppati da stati nazionali o agenzie di intelligence avanzate. L’Unità 8200 di Israele, nota per la sua competenza nelle operazioni informatiche, è un possibile attore, ma altri attori tecnologicamente capaci potrebbero teoricamente portare a termine un’operazione simile.
Sfide e limitazioni:
- Diversità dei dispositivi: non tutti i cercapersone utilizzano la stessa frequenza o hardware, quindi un singolo metodo potrebbe non essere applicato in modo uniforme. Un attacco ad ampio spettro potrebbe non interessare tutti i dispositivi, a meno che l’attaccante non abbia mappato le diverse reti e modelli di cercapersone.
- Copertura geografica: i cercapersone si basano su torri radio locali, il che significa che gli aggressori avrebbero bisogno di controllare più punti di trasmissione in tutto il Libano per raggiungere tutti i dispositivi. Ciò presenta sfide logistiche, soprattutto se l’accesso alla rete è limitato.
- Discrezione operativa: un attacco diffuso a tutti i cercapersone in Libano attirerebbe probabilmente una notevole attenzione da parte di organismi internazionali, aziende di sicurezza informatica e attori statali. Un attacco del genere non passerebbe inosservato, aumentando il rischio di esposizione e ritorsione.
APPENDICE 1 – Specifiche tecniche – Cercapersone robusto AR924 – IP67 resistente a polvere e acqua – Fino a 85 giorni di durata della batteria – Batteria ricaricabile con connettore USB-C
Frequenza | Frequenza: 450~470 MHz |
Formato del codice | POCSAG |
Codici di protezione | 8, Indipendente dal telaio |
Capacità del messaggio | 30 messaggi 100 caratteri per messaggio |
Display | Schermo LCD ad alta risoluzione 146×64, retroilluminazione molto chiara e luminosa. |
Resistenza all’acqua e alla polvere | Tipo IP67 |
Prova di caduta | 1,5 m |
Spaziatura dei canali | 25 kHz |
Deviazione di frequenza | 4,5 kHz |
Rifiuto dell’immagine | >40 dB |
Velocità di trasmissione dei dati | 512/1200/2400 bps per POCSAG |
Sensibilità di ricezione | 512 bps: -110 dBm, 1200 bps: -108 dBm, 2400 bps: -106 dBm |
Dimensioni (mm) | 73 (Lunghezza) x 50 (Larghezza) x 27 (Altezza) |
Peso | 95g batteria inclusa |
Temperatura di esercizio | da -10 °C a +50 °C |
Batteria e ricarica | Batteria al litio, fino a 85 giorni con 2,5 ore per la carica completa della batteria, ricarica USB-C |
Lingue | Lingua principale: inglese Varie lingue disponibili su richiesta del cliente |
Approvazioni | QUESTO |