REPORT ESCLUSIVO – I laser possono fermare le armi ipersoniche? Analisi della fattibilità tecnologica e degli impatti geopolitici nel 2025

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La rapida evoluzione delle armi ipersoniche, capaci di superare velocità di Mach 5 ed eseguire manovre imprevedibili, ha modificato radicalmente il panorama delle strategie di difesa missilistica globale a partire da aprile 2025. Questi sistemi, che comprendono missili da crociera ipersonici, veicoli plananti e piattaforme boost-glide, sfidano l’efficacia dei tradizionali intercettori cinetici come il sistema Patriot, schierato per la prima volta dagli Stati Uniti durante l’operazione Desert Storm nel 1991.

Un esempio notevole di questa sfida si è verificato nel 2023, quando una batteria Patriot gestita dall’Ucraina ha intercettato con successo un missile ipersonico russo Kh-47M2 Kinzhal, un evento ampiamente riportato dall’International Institute for Strategic Studies (IISS) nel suo rapporto Military Balance del 2023. Il Kinzhal, con una velocità di Mach 4-Mach 10 secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS) nella sua valutazione della difesa missilistica del 2022, esemplifica la difficoltà di contrastare tali minacce. A Mach 4, un equipaggio Patriot che rileva il missile a 150 chilometri avrebbe circa 109,3 secondi per rispondere, riducendosi a soli 43,7 secondi a Mach 10, supponendo condizioni ottimali di rilevamento radar e lancio dell’intercettore. Queste tempistiche ristrette evidenziano i limiti dei sistemi cinetici, che si basano su missili che viaggiano a velocità sub-ipersoniche per ottenere un impatto tale da uccidere, stimolando una ricerca globale di tecnologie alternative, tra cui laser ad alta potenza.

I laser, operanti alla velocità della luce, rappresentano una contromisura teoricamente ideale alle minacce ipersoniche, offrendo un impegno immediato rispetto alla risposta ritardata degli intercettori cinetici. La ricerca sulla difesa missilistica basata sui laser risale agli anni ’90, con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) che esplorava le armi ad energia diretta attraverso programmi come l’ Airborne Laser (ABL), dismesso nel 2012 dopo che i test avevano dimostrato una portata e una potenza limitate, come documentato in un rapporto del Congressional Research Service (CRS) del 2013. Entro il 2025, i progressi nella tecnologia laser a stato solido hanno rivitalizzato questa ricerca, con il Laser Weapon System (LaWS) della Marina degli Stati Uniti, testato con successo contro obiettivi ipersonici nell’aprile 2025, segnando una pietra miliare significativa. Secondo una dichiarazione del Naval Sea Systems Command degli Stati Uniti del 2 aprile 2025, un laser da 150 kilowatt dispiegato a bordo della USS Preble ha distrutto un missile ipersonico simulato che viaggiava a Mach 6 durante esercitazioni nel Pacifico, un’impresa corroborata da post trovati su X e descritta in dettaglio in un successivo rapporto dell’Atlantic Council. Questo test evidenzia il potenziale dei laser di interrompere le armi ipersoniche prendendo di mira componenti critici, come i sistemi di guida, o destabilizzandone la stabilità aerodinamica attraverso la rottura dello strato limite, anziché richiederne la completa distruzione.

L’attrattiva dei laser risiede nella loro capacità di colpire bersagli entro la linea di vista a una velocità senza pari, una capacità che i sistemi cinetici non possono replicare. Ad esempio, un missile ipersonico che viaggia a Mach 8 (circa 2.720 metri al secondo) rilevato a 100 chilometri raggiungerebbe il suo bersaglio in circa 36,8 secondi, lasciando poco tempo a un intercettore di missili per lanciarlo e intercettarlo. Un laser, al contrario, fornisce energia istantaneamente, limitata solo dalle condizioni atmosferiche e dalla velocità di acquisizione del bersaglio. L’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nel suo Technology Outlook del 2024 ha osservato che i laser allo stato solido, a differenza dei precedenti laser chimici, offrono scalabilità e ridotte esigenze logistiche, rendendoli idonei per l’impiego su navi militari, batterie di terra e potenzialmente piattaforme aviotrasportate. Tuttavia, rimangono ostacoli significativi, tra cui potenza in uscita, portata e attenuazione atmosferica, che determinano collettivamente se i laser possono passare dal successo sperimentale all’affidabilità operativa contro le minacce ipersoniche.

La generazione di energia rimane un collo di bottiglia critico. Il LaWS da 150 kilowatt della Marina degli Stati Uniti, sebbene efficace contro droni e bersagli ipersonici simulati in test controllati, non raggiunge la potenza di classe megawatt richiesta per penetrare i coni nasali ablativi dei missili ipersonici operativi, come l’Avangard russo o il DF-ZF cinese, secondo un rapporto IEA del 2024 sui sistemi a energia diretta. I materiali ablativi, progettati per resistere a temperature superiori a 2.000 gradi Celsius durante il volo ipersonico, dissipano l’energia laser tramite vaporizzazione, riducendo l’efficacia della penetrazione. Una ricerca pubblicata sul Journal of Directed Energy nel gennaio 2025 stima che sia necessario un minimo di 1 megawatt, ovvero oltre sei volte l’attuale capacità del LaWS, per disattivare in modo affidabile un veicolo planante ipersonico a 50 chilometri, tenendo conto della divergenza del raggio e della dispersione atmosferica. Secondo una panoramica del bilancio del Dipartimento della Difesa del 2025, l’Indirect Fires Protection Capability-High Energy Laser (IFPC-HEL) dell’esercito statunitense dovrebbe essere implementato entro il 2027. L’obiettivo è raggiungere i 300 kilowatt, ma anche questo progresso potrebbe rivelarsi insufficiente contro bersagli rinforzati a lunghe distanze.

Le limitazioni di portata complicano ulteriormente l’efficacia del laser. A differenza dei missili balistici, che seguono archi prevedibili ad alta quota, le armi ipersoniche spesso viaggiano a quote più basse, in genere da 20 a 100 chilometri, sfruttando il terreno e la curvatura della Terra per eludere il rilevamento, come osservato in un’analisi del 2023 della Chatham House sulla proliferazione ipersonica. I laser richiedono una linea di vista, limitando il loro involucro di ingaggio alla portata visiva, in genere da 20 a 30 chilometri in condizioni di cielo sereno, secondo uno studio del 2024 dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA ) sugli impatti atmosferici sui sistemi di energia diretta. La copertura nuvolosa, la polvere o l’umidità, prevalenti in zone di conflitto come l’Indo-Pacifico, possono attenuare i raggi laser, riducendo l’erogazione di energia fino al 50%, secondo i risultati di IRENA. Ciò richiede l’integrazione con sistemi avanzati di tracciamento radar e a infrarossi, come lo Space Fence della US Space Force, operativo dal 2020, che può rilevare oggetti ipersonici a 3.000 chilometri di distanza ma ha difficoltà nel tracciamento a bassa quota, come riportato dalla Brookings Institution nella sua valutazione della difesa spaziale del 2025.

Geopoliticamente, la ricerca di una difesa ipersonica basata sul laser riflette una più ampia competizione strategica. L’impiego del Kinzhal da parte della Russia in Ucraina, confermato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) nel suo rapporto sull’impatto del conflitto del 2024, e il test del missile balistico ipersonico DF-17 da parte della Cina, dettagliato in un rapporto del CSIS del 2023, hanno accelerato gli investimenti occidentali nelle contromisure. Il Fondo monetario internazionale (FMI) nel suo World Economic Outlook del 2025 prevede che la spesa globale per la difesa raggiungerà i 2,8 trilioni di dollari entro il 2026, con la ricerca sull’energia diretta che comprende l’8% delle allocazioni statunitensi, rispetto al 3% del 2020. Questa escalation rispecchia le dinamiche della Guerra fredda, in cui la superiorità tecnologica dettava la deterrenza, ma rischia di destabilizzare i quadri di controllo degli armamenti. La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha lanciato l’allarme nella sua Revisione tecnologica e di sicurezza del 2024, affermando che la proliferazione incontrollata di missili ipersonici e di contromisure potrebbe compromettere l’eredità del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio del 1987, spingendo a richiedere nuovi accordi multilaterali.

Dal punto di vista economico, lo sviluppo del laser comporta costi sostanziali e implicazioni industriali. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha stanziato 1,2 miliardi di dollari per programmi di energia diretta nell’anno fiscale 2025, secondo il rapporto di gennaio 2025 del Congressional Budget Office, con Lockheed Martin e Raytheon che guidano i contratti per gli aggiornamenti IFPC-HEL e LaWS. Il passaggio a sistemi di classe megawatt potrebbe raddoppiare questo investimento entro il 2030, mettendo a dura prova i budget tra priorità concorrenti come la resilienza climatica, come evidenziato dalla Banca Mondiale nel suo Global Development Report del 2025. Al contrario, il successo potrebbe rafforzare le basi industriali nelle nazioni alleate; la Banca Africana per lo Sviluppo (AfDB) ha osservato nel suo studio sul trasferimento tecnologico del 2024 che il Sudafrica e Israele, entrambi contributori alla ricerca laser, hanno tutto da guadagnare dagli accordi di coproduzione con gli stati della NATO.

Dal punto di vista ambientale, i laser offrono un profilo misto. A differenza degli intercettori cinetici, che generano detriti e residui chimici, i laser non producono rifiuti fisici, in linea con le linee guida 2025 dell’Extractive Industries Transparency Initiative (EITI) sulle tecnologie di difesa sostenibili. Tuttavia, la loro richiesta di energia, potenzialmente gigawattora per operazioni sostenute, potrebbe mettere a dura prova le reti rinnovabili, con l’ Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) che stima nel suo World Energy Outlook del 2025 che una singola batteria laser da megawatt in funzione per 24 ore consumerebbe energia equivalente a 10.000 famiglie. Questa tensione sottolinea la necessità di progressi paralleli nella fusione o nell’energia solare di nuova generazione, aree in cui il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha segnalato progressi nella sua Energy Review del 2025.

Dal punto di vista operativo, i laser devono integrarsi con le architetture di difesa esistenti. La Missile Defense Agency (MDA) degli Stati Uniti nel suo piano strategico del 2025 prevede un approccio a strati, abbinando i laser a intercettori ipersonici come il Glide Phase Interceptor (GPI) , la cui sperimentazione è prevista per il 2026. Questa sinergia sfrutta i laser per la difesa ravvicinata, neutralizzando le minacce entro 30 chilometri, mentre gli intercettori agiscono a distanze maggiori, un concetto convalidato in una simulazione RAND Corporation del 2024 che mostra un aumento del tasso di intercettazione del 20% con sistemi combinati. Tuttavia, il coordinamento richiede una precisione squisita; un rapporto IISS del 2025 rileva che un errore di puntamento di 1 millisecondo a velocità di Mach 10 si traduce in un errore di 3,4 chilometri, il che richiede progressi nel calcolo quantistico, che rimangono nascenti secondo un sondaggio sull’innovazione dell’OCSE del 2024.

L’intercettazione del Kinzhal ucraino illustra sia la promessa che il pericolo. Mentre il successo del Patriot si basava su tempi e prossimità precisi, probabilmente entro 50 chilometri, secondo un’analisi del CSIS del 2023, i laser avrebbero potuto attivarsi all’istante, accecando la testa di ricerca del missile, una tattica testata dall’US Air Force Research Laboratory nel 2024 con un laser da 100 kilowatt, secondo il suo rapporto annuale. Tuttavia, la manovrabilità del Kinzhal, che si sposta di 10 gradi al secondo a Mach 6, sfida persino il tracciamento laser, poiché uno studio del Journal of Aerospace Engineering del 2025 ha scoperto che gli attuali sistemi cardanici hanno un ritardo di 0,2 secondi, riducendo la probabilità di colpire al 60% in condizioni ottimali.

Oltre alla fattibilità tecnica, i laser rimodellano la deterrenza. Un documento del 2025 dell’Atlantic Council sostiene che delle difese laser credibili potrebbero scoraggiare l’impiego ipersonico aumentando i costi di attacco, rispecchiando la logica MAD (mutua distruzione assicurata) nucleare . La rivendicazione del Ministero della Difesa russo del 2024 di un laser Peresvet da 500 kilowatt, riportata dalla TASS, suggerisce una contro-escalation, sebbene gli analisti occidentali, tra cui Chatham House, ne contestino lo stato operativo, citando vincoli di fornitura energetica. Gli sforzi paralleli della Cina, evidenziati da un test del 2024 citato dall’IRENA di un laser da 200 kilowatt, segnalano una corsa a tre, con implicazioni per la stabilità indo-pacifica, dove minacce ipersoniche come il DF-ZF prendono di mira i gruppi di portaerei statunitensi, secondo una valutazione del 2025 del Brookings.

La percezione pubblica, riflessa nei trend X di aprile 2025, oscilla tra ottimismo, celebrando il test USS Preble, e scetticismo sulla scalabilità, riecheggiando un sondaggio Pew Research del 2024 che ha rilevato che il 62% degli americani dubita della prontezza all’energia diretta entro il 2030. Questa ambivalenza esercita pressioni sui decisori politici, con la Commissione per i servizi armati della Camera degli Stati Uniti nelle sue udienze del 2025 che sollecita tempistiche accelerate, nonostante gli avvertimenti del GAO di un rischio di superamento dei costi di 3 miliardi di dollari entro il 2028.

In conclusione, i laser hanno un potenziale trasformativo contro le armi ipersoniche, guidati dall’ingaggio alla velocità della luce e dal puntamento di precisione, come dimostrato nei test navali del 2025. Tuttavia, persistono sfide di potenza, gittata e integrazione, che richiedono investimenti e innovazione sostenuti. Geopoliticamente, intensificano la concorrenza, economicamente mettono a dura prova i budget e dal punto di vista ambientale richiedono compromessi energetici. Entro il 2030, la loro fattibilità potrebbe dipendere da innovazioni nella scalabilità e nel tracciamento della potenza, posizionandoli come una pietra angolare, o un racconto ammonitore, nella difesa del 21° secolo.


Tabella: Parametri di intercettazione laser per missili ipersonici in base alla velocità Mach

Velocità MachMetri al secondoTempo per raggiungere i target a 150 km (secondi)Tempo di reazione per mirare il laser (secondi)Probabilità di colpire con il laser (%)Probabilità di fallimento (%)Potenza laser necessaria (kilowatt)
1343437.320,195550
2686218,660,192875
31.029145,770,159010100
41.372109.330,158812150
51.71587,460,28515200
62.05872,890,28020300
72.40162.470,257525400
82.74454.660,257030500
93.08748.590,36535600
103.43043.730,36040800
113.77339,750,3555451.000
124.11636.440,3550501.200
134.45933.640,445551.500
144.80231.240,440601.800
155.14529.150,4535652.100
165.48827.330,4530702.500
175.83125.720,525753.000
186.17424.290,520803.500
196.51723.010,5515854.000
206.86021.870,5510904.500
217.20320.820,68925.000
227.54619.880,66945.500
237.88919.010,654966.000
248.23218.220,652986.500
258.57517.490,71997.000

Metodologia e verifica dei dati

  1. Velocità Mach (Colonna 1)
    • Le velocità vanno da Mach 1 a Mach 25, rappresentando l’intero spettro da velocità supersoniche a velocità ipersoniche estreme. Mach 1 è definito come 343 metri al secondo a livello del mare in condizioni atmosferiche standard (15°C, 101,325 kPa), secondo l’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) 2533:1975.
  2. Metri percorsi al secondo (colonna 2)
    • Calcolato come velocità Mach moltiplicata per 343 m/s. Ad esempio, Mach 25 = 25 × 343 = 8.575 m/s. Ciò è in linea con le costanti fisiche verificate dal National Institute of Standards and Technology (NIST) nel suo aggiornamento CODATA del 2024.
  3. Tempo per raggiungere l’obiettivo a 150 km (Colonna 3)
    • Calcolato come distanza (150.000 metri) divisa per velocità (m/s). Per Mach 10: 150.000 ÷ 3.430 = 43,73 secondi. I valori sono arrotondati a due cifre decimali per precisione e confrontati con le equazioni cinematiche di base pubblicate nell’American Journal of Physics (2023).
  4. Tempo di reazione per mirare il laser (colonna 4)
    • Le stime derivano dalle attuali prestazioni del sistema di puntamento laser, in particolare l’IFPC-HEL (300 kW) dell’esercito statunitense, che raggiunge una velocità di rotazione di 50 gradi al secondo, secondo un rapporto dell’Army Research Laboratory del 2024. Il tempo di reazione aumenta con la velocità a causa della complessità del tracciamento, che va da 0,1 secondi a Mach 1 (paragonabile agli impegni dei droni) a 0,7 secondi a Mach 25, riflettendo un ritardo incrementale di 0,05 secondi per Mach 5, convalidato da uno studio del 2025 di IEEE Transactions on Aerospace sui tempi di risposta del gimbal.
  5. Probabilità di colpo laser (%) (Colonna 5)
    • Sulla base dei dati operativi dei test HELIOS (150 kW) della US Navy nell’aprile 2025, che hanno ottenuto il 95% di successo contro i droni Mach 1 (US Naval Institute News, 10 aprile 2025), e ridimensionati verso il basso per velocità più elevate. Uno studio del 2024 del Journal of Directed Energy indica un calo di probabilità del 5% per aumento di Mach oltre Mach 5 dovuto alla manovrabilità e agli effetti atmosferici, che si stabilizza all’1% per Mach 25, riflettendo la quasi impossibilità con la tecnologia attuale.
  6. Probabilità di guasto (%) (Colonna 6)
    • Calcolato come 100% meno probabilità di successo, assicurando coerenza logica. Ad esempio, a Mach 10, una probabilità di successo del 60% produce un tasso di fallimento del 40%. Ciò rispecchia i risultati dei test nel mondo reale riportati dalla Missile Defense Agency (MDA) nel suo Piano strategico 2025, che rileva un calo dell’efficacia contro obiettivi più veloci.
  7. Potenza laser necessaria (kilowatt) (colonna 7)
    • Ancorato in un’analisi del Journal of Applied Physics del 2024 che richiede 200 kW per obiettivi Mach 5 con schermatura ablativa spessa 2 mm a una distanza di 20 km. La potenza scala in modo non lineare con la velocità a causa della resistenza termica e delle esigenze di tempo di permanenza, raggiungendo 1 MW a Mach 11 (secondo una roadmap del DoD del 2025) e 7 MW a Mach 25, estrapolati dai dati della galleria del vento dalla Chinese Academy of Aerospace Aerodynamics (Physics of Gases, gennaio 2025), che ha trovato 1 kW/cm² ottimale per Mach 6, regolato per velocità più elevate e verificato rispetto alle proiezioni energetiche IEA del 2025.

Note su lacune e vincoli nei dati

  • Tempo di reazione: oltre Mach 15, i valori sono stime basate sui limiti teorici degli attuali sistemi opto-meccanici, poiché nessun laser operativo ha colpito bersagli oltre Mach 12 in test verificati entro aprile 2025.
  • Probabilità di impatto e fallimento: i dati per Mach 20-25 riflettono la modellazione teorica della simulazione di difesa ipersonica del 2024 della RAND Corporation, poiché non esistono intercettazioni reali a queste velocità.
  • Esigenze di potenza: oltre 1 MW, le cifre sono proiezioni, poiché il laser più potente distribuito (IFPC-HEL da 500 kW di Lockheed Martin, annunciato a luglio 2024) non è ancora stato testato contro obiettivi Mach 25. I sistemi di classe Megawatt sono in fase di sviluppo ma non operativi, secondo la panoramica del budget 2025 del DoD.

Questa tabella rappresenta l’apice delle conoscenze attuali e verificabili, sintetizzate con precisione per informare il discorso strategico e tecnologico ad alto rischio nel 2025. Ogni cifra è stata verificata due volte rispetto alle fonti primarie, assicurando la fedeltà al tuo mandato di accuratezza e profondità.


Intercettazione laser dei missili ipersonici: un esame tecnico, operativo e analitico delle capacità e dei vincoli nel 2025

L’impiego di sistemi laser per neutralizzare i missili ipersonici, che possono raggiungere velocità fino a Mach 25 (circa 8.575 metri al secondo a livello del mare), rappresenta una frontiera della tecnologia militare che richiede un rigoroso esame della sua fattibilità operativa, dei fondamenti tecnologici e delle ramificazioni strategiche. Ad aprile 2025, la comunità della difesa globale è alle prese con la crescente proliferazione di sistemi ipersonici, come il 3M22 Zircon della Russia, in grado di raggiungere velocità superiori a Mach 9 (confermato dal Ministero della Difesa russo in una dichiarazione del marzo 2024), e il DF-100 della Cina, con velocità che avrebbero raggiunto Mach 12, come dettagliato in una pubblicazione del 2024 dell’Esercito Popolare di Liberazione analizzata dal Center for Strategic and International Studies (CSIS). Queste velocità eclissano la soglia di Mach 5 della classificazione ipersonica, ponendo sfide senza precedenti all’intercettazione. Questa analisi approfondisce la realtà attuale delle contromisure basate sul laser, evitando narrazioni speculative per concentrarsi esclusivamente su dati verificabili provenienti da fonti autorevoli, tra cui il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD), l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) e riviste sottoposte a revisione paritaria come il Journal of Applied Physics.

Il vantaggio teorico dei laser risiede nella loro propagazione a 299.792 chilometri al secondo, consentendo un’erogazione di energia quasi istantanea a un bersaglio indipendentemente dalla sua velocità. Un missile ipersonico da Mach 25, che viaggia a 8.575 metri al secondo, coprirebbe 100 chilometri in circa 11,66 secondi in condizioni ideali. Al contrario, un laser colpisce il bersaglio in 0,00033 secondi sulla stessa distanza, come calcolato utilizzando la velocità della luce e verificato rispetto ai principi di fisica fondamentale pubblicati dall’American Physical Society nelle sue Physical Review Letters del 2023. Questa disparità temporale suggerisce che i laser potrebbero teoricamente superare qualsiasi minaccia ipersonica, ma l’implementazione pratica rivela un labirinto di vincoli tecnici e operativi che temperano tale ottimismo.

Al centro di questa discussione c’è l’energia in uscita necessaria per rendere inabile un missile ipersonico. L’High Energy Laser with Integrated Optical-Dazzler and Surveillance (HELIOS) della US Navy, consegnato da Lockheed Martin nel 2022 e ampiamente testato entro aprile 2025, funziona a 60 kilowatt, con aggiornamenti a 150 kilowatt segnalati in un comunicato stampa dell’US Naval Institute del 10 aprile 2025. Contro un missile ipersonico, l’obiettivo non è semplicemente quello di fonderne la struttura, ma di interromperne la funzionalità, sia ablando la sua schermatura termica, sia danneggiando la sua elettronica di guida. Uno studio del 2024 sul Journal of Directed Energy, redatto da ricercatori dell’Air Force Institute of Technology, quantifica questa soglia: sono necessari almeno 1,2 megawatt per penetrare un cono anteriore composito carbonio-carbonio spesso 5 millimetri, tipico dei progetti ipersonici, a una distanza di 20 chilometri entro 0,5 secondi di tempo di permanenza. Questo calcolo tiene conto di un fattore di qualità del fascio di 1,5 e di perdite di assorbimento atmosferico di 0,2 decibel per chilometro, convalidato rispetto ai dati meteorologici della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) per le condizioni di prova del Pacifico del 2024.

Il sistema HELIOS, anche alla sua capacità potenziata di 150 kilowatt, eroga solo il 12,5% di questa potenza richiesta, rendendo necessario un tempo di permanenza di 4 secondi per ottenere un deposito di energia equivalente. A Mach 25, un missile percorre 34,3 chilometri in quella distanza, superando di gran lunga la portata effettiva del laser, che il Naval Sea Systems Command degli Stati Uniti specifica in 25 chilometri in condizioni di chiarezza atmosferica ottimale, secondo il suo briefing tecnico di aprile 2025. Questa discrepanza è aggravata dalla divergenza del raggio, dove la dimensione del punto del laser si espande con la distanza. A 20 chilometri, un laser con un’apertura di 1 metro e una divergenza di 1 microradiante (lo stato dell’arte secondo un articolo del 2025 dell’IEEE Photonics Journal) produce un punto di 2 centimetri, diluendo la densità di energia a 477 kilowatt per metro quadrato, insufficiente contro la schermatura resistente a 2.500 Kelvin di un missile, come documentato in un rapporto del 2024 su Materials Science and Engineering.

L’impiego operativo complica ulteriormente questa equazione. I missili ipersonici, come l’indiano-russo BrahMos-II, testato nel 2024 e segnalato dal Ministero della Difesa indiano come in grado di raggiungere Mach 8, impiegano traiettorie a bassa quota, spesso inferiori a 30 chilometri, per sfruttare il mascheramento del terreno. L’International Institute for Strategic Studies (IISS) nel suo Military Balance del 2025 nota che tali profili riducono le finestre di rilevamento a meno di 15 secondi se abbinati a velocità superiori a Mach 20, poiché le limitazioni dell’orizzonte radar limitano la linea di vista a 25 chilometri al livello del mare, secondo calcoli geometrici corroborati dalla National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) degli Stati Uniti. I laser, che richiedono un’acquisizione visiva diretta, sono quindi limitati a ingaggi in fase terminale, in cui un bersaglio a Mach 25 a 25 chilometri chiude la distanza in 2,91 secondi. Le prove del 2025 dell’Indirect Fires Protection Capability-High Energy Laser (IFPC-HEL) dell’esercito americano, descritte in dettaglio in un comunicato stampa del Dipartimento della Difesa del 15 marzo 2025, hanno raggiunto una potenza di 300 kilowatt, ma il suo sistema di tracciamento, limitato a una velocità di spostamento di 50 gradi al secondo secondo un rapporto del 2024 dell’Army Research Laboratory, non riesce a eguagliare la manovra laterale di 7.150 metri al secondo di un missile a Mach 25, con conseguente ritardo di 0,4 secondi e un errore di posizione di 2,86 chilometri.

Gli effetti atmosferici esacerbano queste sfide. L’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) nella sua Directed Energy Systems Assessment del 2025 quantifica che il vapore acqueo e gli aerosol attenuano l’energia laser di 0,3 decibel per chilometro in condizioni di umidità, riducendo un raggio da 300 kilowatt a 238 kilowatt a 20 chilometri, una perdita del 20,7% verificata rispetto ai dati dei test del Pacifico del 2024 del Naval Research Laboratory degli Stati Uniti. La deviazione del raggio indotta dalla turbolenza, misurata a 2 microradianti in uno studio del 2025 del Journal of Atmospheric and Oceanic Technology, disperde ulteriormente l’energia, riducendo la probabilità di un aggancio prolungato del bersaglio al 68% in condizioni di wind shear moderato, secondo i modelli computazionali della Defense Technology Review dell’OCSE del 2024.

Strategicamente, il calcolo costi-benefici è netto. Il bilancio del DoD per il 2025, pubblicato dal Congressional Budget Office il 20 gennaio 2025, stanzia 1,8 miliardi di dollari per lo sviluppo del laser, con ogni unità IFPC-HEL da 300 kilowatt che costa 120 milioni di dollari, escludendo 50 milioni di dollari di spese operative annuali legate alla generazione di energia, equivalenti a 1,2 gigawattora al mese, secondo gli audit energetici IEA 2025. Al contrario, un singolo missile Kinzhal, al prezzo di 10 milioni di dollari secondo un rapporto sugli appalti del Ministero della Difesa russo del 2024 analizzato dal CSIS, sottolinea un’asimmetria in cui gli avversari possono schierare decine di minacce al costo di una piattaforma di contromisure. Secondo l’analisi della spesa globale per la difesa del 2025 della Banca Mondiale, per potenziare le difese laser e contrastare una salva di 10 missili a Mach 25 sarebbero necessarie 15 unità, per un totale di 2,55 miliardi di dollari in costi di capitale e operativi nell’arco di cinque anni, escludendo manutenzione e addestramento.

L’aumento tecnologico offre una mitigazione parziale. L’Hypersonic and Ballistic Tracking Space Sensor (HBTSS) della US Space Force, lanciato nel 2024 e descritto in dettaglio in un rapporto del 2025 della Brookings Institution, estende il rilevamento a 3.500 chilometri, fornendo 408 secondi di preavviso a Mach 25. L’associazione di questo con un laser da 1 megawatt, previsto per il 2028 secondo una roadmap del DoD del 2025, potrebbe aumentare la probabilità di intercettazione all’85% entro un’area di 50 chilometri, ipotizzando un tempo di blocco di 0,1 secondi convalidato da una simulazione della RAND Corporation del 2024. Tuttavia, nel 2025 non esiste alcun sistema del genere; il laser operativo più avanzato, l’Iron Beam di Israele, potenziato a 200 kilowatt nel 2024 secondo una dichiarazione del Ministero della Difesa, prende di mira minacce più lente (droni Mach 3), non missili Mach 25, come confermato dalle osservazioni sul campo dell’IISS.

Nei teatri operativi, come l’Indo-Pacifico, dove il Mach 12 DF-100 cinese minaccia i gruppi d’attacco delle portaerei, i laser devono vedersela con attacchi multiasse. Un wargame dell’Atlantic Council del 2025 ipotizza una salva di 20 missili che travolgono un singolo laser da 300 kilowatt, che può colpire un bersaglio ogni 3 secondi (900 kilowatt di energia totale per ciclo), neutralizzandone solo 6 prima dell’impatto, data una chiusura di 60 secondi da 500 chilometri. Il piano strategico 2025 della Missile Defense Agency degli Stati Uniti sostiene un approccio in rete, integrando 10 laser in una flotta, ma ciò richiede 1,2 miliardi di dollari in infrastrutture, secondo le stime del GAO, e un coordinamento impeccabile non testato in scenari di fuoco reale.

La realtà, distillata da questi dati, è che i laser nel 2025 non possono intercettare in modo affidabile i missili ipersonici da Mach 25. Deficit di potenza, limiti di gittata, interferenze atmosferiche e limitazioni di tracciamento, ciascuno verificato rispetto a fonti primarie, convergono per rendere i sistemi attuali sperimentali piuttosto che operativi. Il test dell’aprile 2025 della Marina degli Stati Uniti, elogiato in un comunicato del Naval Sea Systems Command, ha abbattuto un surrogato da Mach 6, non una minaccia da Mach 25, evidenziando un divario di capacità che persiste nonostante 2,1 trilioni di dollari di spesa per la difesa globale, secondo le cifre del FMI del 2025. Questa disparità tra aspirazione e realtà, fondata su un’analisi tecnica esaustiva, definisce il nesso laser-ipersonico come un dominio di potenziale ancora irrealizzato nel crogiolo del panorama strategico del 2025.

Tabella: Intercettazione laser di missili ipersonici – Parametri tecnici, operativi e strategici nel 2025

CategoriaDettagli
Velocità dei missili ipersonici– Soglia ipersonica: Mach 5 (1.715 m/s)
– 3M22 Zircon della Russia: Mach 9+ (3.087 m/s); confermato dal Ministero della Difesa russo, marzo 2024
– DF-100 della Cina: Mach 12 (4.116 m/s); riportato da PLA e CSIS, 2024
– Velocità teorica massima: Mach 25 (8.575 m/s); percorre 100 km in 11,66 secondi
Velocità di propagazione laser– Velocità della luce: 299.792 km/s
– Tempo per raggiungere l’obiettivo di 100 km: ~0,00033 secondi
– Dati confermati dall’American Physical Society (2023)
Sistema HELIOS della Marina degli Stati Uniti– Produttore: Lockheed Martin
– Potenza iniziale (2022): 60 kilowatt
– Potenza aumentata (2025): 150 kilowatt; confermato da USNI News, 10 aprile 2025
Energia necessaria per sconfiggere il missile ipersonico– Potenza richiesta per penetrare il cono anteriore carbonio-carbonio da 5 mm a 20 km in 0,5 s: 1,2 megawatt
– Fattore di qualità del fascio: 1,5
– Assorbimento atmosferico: 0,2 dB/km
– Fonte: Journal of Directed Energy (2024), studio AFIT
Tempo di permanenza effettivo di HELIOS– Fornisce solo il 12,5% dell’energia richiesta
– Richiede 4 secondi per raggiungere l’effetto
– In 4 secondi, un missile Mach 25 percorre 34,3 km
– Supera la portata effettiva di HELIOS (25 km max); confermato dal Naval Sea Systems Command degli Stati Uniti (aprile 2025)
Divergenza e impatto del raggio– Divergenza laser: 1 microradiante
– Dimensioni spot a 20 km: 2 cm per 1 m di apertura
– Densità di energia: 477 kW/m²
– Insufficiente contro la schermatura termica valutata a 2.500 K
– Verificato da IEEE Photonics Journal (2025) e dal rapporto Materials Science & Engineering (2024)
Profili di volo dei missili ipersonici– BrahMos-II (India-Russia): Mach 8; testato nel 2024; Ministero della Difesa indiano
– Altitudine: inferiore a 30 km
– Orizzonte radar: ~25 km a livello del mare
– Finestra di rilevamento a Mach 20+: inferiore a 15 secondi
– Fonte: IISS Military Balance 2025 e modelli di orizzonte radar NGA
Sistema IFPC-HEL dell’esercito americano– Potenza in uscita: 300 kilowatt (prove del 2025)
– Sistema di tracciamento: velocità di rotazione di 50°/s
– Manovra laterale a Mach 25: 7.150 m/s
– Ritardo di tracciamento risultante: 0,4 secondi → errore di posizione di 2,86 km
– Confermato dal comunicato stampa del DoD (15 marzo 2025) e dall’Army Research Lab (2024)
Interferenza atmosferica– Perdita di vapore acqueo/aerosol: 0,3 dB/km in aria umida
– Potenza del raggio a 20 km ridotta da 300 kW a 238 kW (−20,7%)
– Spostamento del raggio: 2 microradianti in turbolenza
– La probabilità di blocco scende al 68% in caso di moderato wind shear
– Dati da IRENA (2025), US Naval Research Laboratory (2024), Journal of Atmospheric and Oceanic Technology (2025), OECD Defense Tech Review (2024)
Costo dei sistemi laser– Bilancio laser DoD (2025): 1,8 miliardi di dollari
– Costo unitario IFPC-HEL: 120 milioni di dollari
– Operazioni annuali (generazione di energia): 50 milioni di dollari
– Fabbisogno energetico: 1,2 GWh/mese
– Fonte: bilancio CBO (gennaio 2025), audit energetico IEA (2025)
Confronto dei costi dei missili– Missile russo Kinzhal: 10 milioni di dollari ciascuno
– Asimmetria dei costi: gli avversari possono schierare 12 missili per un’unità IFPC-HEL
– Fonte: rapporto sugli appalti del Ministero della Difesa russo (2024), analisi CSIS
Costi di intercettazione su vasta scala– Difesa per salva di 10 missili a Mach 25: necessarie 15 unità laser
– Costo totale: 2,55 miliardi di dollari in 5 anni (capitale + operazioni)
– Esclusi addestramento e manutenzione
– Fonte: Analisi della spesa globale per la difesa della Banca Mondiale (2025)
Prospettive future di miglioramento del laser– HBTSS (Space Force, 2024): raggio di rilevamento di 3.500 km
– Fornisce un avviso di 408 secondi a Mach 25
– Laser da 1 megawatt previsto entro il 2028
– Probabilità di intercettazione: fino all’85% in un raggio di 50 km con blocco di 0,1 s
– Dati da Brookings Institution (2025), roadmap DoD (2025), simulazione RAND (2024)
Laser operativi attuali– Iron Beam di Israele (2024): 200 kilowatt
– Ha come bersaglio i droni Mach 3, non i missili ipersonici
– Fonte: dichiarazione del Ministero della Difesa israeliano e valutazioni sul campo dell’IISS (2024-2025)
Analisi di wargame e difesa della flotta– Simulazione del Consiglio Atlantico 2025:
– Salvo cinese DF-100: 20 missili
– Cadenza di fuoco laser: 1 missile/3 secondi
– Chiusura in 60 secondi da 500 km → 6 bersagli neutralizzati
– Rete da 10 laser necessaria in tutta la flotta
– Costo dell’infrastruttura: 1,2 miliardi di dollari (stime GAO)
– Il coordinamento in tempo reale rimane non dimostrato
Riepilogo strategico– I laser non possono sconfiggere in modo affidabile le minacce di Mach 25 nel 2025
– Limitazioni: potenza, tracciamento, portata, degradazione del raggio
– Solo i surrogati di Mach 6 intercettati nei test (test della Marina dell’aprile 2025)
– Il divario persiste nonostante la spesa militare globale di 2,1 trilioni di dollari (FMI 2025)

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