Rosso di conto corrente:
costi eccessivi e non spiegabili
fonte : altroconsumo.it
Può capitare a tutti di finire in rosso sul c/c: una spesa improvvisa, la rata del mutuo più alta del previsto, e la giacenza di conto non è più sufficiente a coprire le uscite.
A questo punto si pagano alla banca interessi e spese.
Il rosso costa caro!
Nel corso degli ultimi anni la materia è stata più volte modificata; nel 2009 è stata eliminata la commissione di massimo scoperto.
Le banche non hanno gradito e l’hanno sostituita con nuove spese cercando di eludere la norma.
Per questo Altroconsumo ha avviato e vinto una class action nei confronti della principale banca italiana, Intesa San Paolo.
Grazie anche alle azioni di lobby di Altroconsumo, è stata inserita nel TUB (dlgs 385/1993) una nuova norma che regolamenta le spese che le banche possono applicare in caso di rosso.
Certo sarebbe stato bene prevedere il pagamento unicamente dei tassi d’interesse sul rosso, ma rispetto al passato qualche miglioramento c’è stato.
Anche se le banche ancora cercano di eludere le norme ad esempio facendo pagare ai loro correntisti spese eccessive non giustificabili dai costi sopportati per la concessione dell’affidamento, come invece prevede la legge.
Le norme di riferimento.
Ma vediamo nello specifico quali sono le norme attualmente in vigore. Innanzitutto l’art 117 bis del TUB (dlgs 385/1993) e quindi il decreto CICR (Comitato interministeriale per il Credito ed il Risparmio)del 30 giugno 2012 in vigore dal 1 luglio 2012.
Le novità per i conti già aperti al 1 luglio 2012 sono in vigore dal 1 ottobre 2012. Le norme riguardano in quasi tutti i casi sia i consumatori che i non consumatori.
Conti affidati e non
La prima differenza da fare è tra conti con fido (o affidati) e conti senza fido.
I conti con fido, o affidati, sono i conti correnti per i quali al momento dell’apertura la banca concede un affidamento, dunque una somma di denaro a disposizione del cliente per gli utilizzi di valore superiore alla giacenza del conto corrente.
Per questi conti sono dovuti da tutti i clienti, consumatori e non, i seguenti costi:
- Una commissione sull’accordato che per legge non può essere superiore per trimestre allo 0,5% della somma affidata (ad esempio se il fido è di 1000 euro la commissione sull’accordato potrà essere pari al massimo a 5 euro a trimestre, dunque massimo 20 euro all’anno). Questa commissione viene applicata sul valore del fido accordato, sempre e comunque, indipendentemente dal suo effettivo utilizzo. La commissione sull’accordato può essere addebitata anche in anticipo; in caso di chiusura del conto del conto dunque è diritto del cliente chiedere alla banca la restituzione della quota relativa al periodo successivo al recesso. Se addebitata posticipatamente, in caso di chiusura, la banca può addebitare solo la parte relativa al periodo precedente al recesso.
- Interessi passivi da pagare per la somma effettivamente utilizzata e per i giorni di utilizzo.
La maggior parte dei conti correnti dei consumatori non ha un fido; dunque sono conti non affidati. Le banche però danno normalmente la possibilità di fare pagamenti o utilizzi sul conto di valore superiore alla giacenza. Si tratta dei cosiddetti scoperti o utilizzi senza affidamento.
In questo caso le spese da pagare sono:
- Una commissione di istruttoria veloce (CIV) da pagare ogni qualvolta si va in rosso e che dovrebbe essere commisurata ai costi realmente sostenuti dalla banca per fare un’istruttoria veloce e dunque concedere l’affidamento al correntista. La CIV è in misura fissa e viene applicata anche quando c’è una crescita dello sconfinamento esistente.
- Gli interessi passivi da pagare sullo scoperto per i giorni di durata del rosso.
Queste stesse regole vengono applicate anche nel caso in cui il conto abbia un fido ma vengano fatti utilizzi di valore superiore al fido stesso (cosiddetti utilizzi extra fido).
Qualche novità positiva inserita nelle nuove norme:
a) CIV e interessi non si applicano per gli scoperti di valuta, vale a dire gli scoperti di conto dovuti ai giorni conteggiati dalla banca in più o in meno rispetto alla data di accredito o di addebito di un’operazione. Ad esempio ricevo oggi un bonifico con valuta due giorni e faccio un pagamento, dunque un addebito sul conto, sempre oggi, con valuta un giorno. In questo caso il rosso non c’è; CIV e interessi si pagano solo se lo scoperto è sul saldo disponibile dunque sulla giacenza effettivamente disponibile sul conto indipendentemente dalla valuta.
b) Nel corso di una giornata la CIV può essere applicata una sola volta.
c) Per i consumatori la CIV non si applica per una volta ogni trimestre sugli scoperti quando il saldo complessivo del trimestre è inferiore o pari a 500 euro e lo sconfinamento non dura più di 7 gg consecutivi.
d) Inoltre per tutti i clienti la CIV non si applica se lo sconfinamento ha avuto luogo per fare un pagamento a favore dell’intermediario (ad esempio per pagare la rata del mutuo o del prestito).
L’inchiesta di Altroconsumo
Altroconsumo ha analizzato le condizioni di conto di 23 tra le principali banche italiane, anche solo online (dati disponibili nelle tabelle allegate).
Sono stati confrontati il costo del fido e del rosso per questi conti in un trimestre.
L’ipotesi è di un fido di 1000 euro utilizzato per 15 gg e di uno scoperto di 1000 euro che dura 15 giorni consecutivi.
La CIV non è presente in sei banche: Intesa San Paolo, Iwbank, Ing Direct, Che Banca!, Fineco, Barclays.
Mediamente il costo è di 27 euro, fino ad un massimo di 50 euro.
La commissione sull’accordato non si paga in: Ing Direct e Banca Popolare di Puglia e Basilicata sempre e Iw bank solo se il fido è inferiore a 3000 euro, come il nostro caso. Nella maggior parte dei casi le banche fanno pagare il massimo previsto per legge; dunque ogni trimestre il costo è lo 0,5% del fido concesso anche se non utilizzato.
Lato interessi quelli applicati sul fido sono mediamente del 12% con un minimo del 4,55% e un massimo del 16%, mentre quelli sullo scoperto sono in media del 15% con un minimo del 7,05% ed un massimo del 22,22%.
I consigli di Altroconsumo
La presenza di commissioni di istruttoria veloce, che possono arrivare anche a 50 euro, oltre agli interessi passivi più alti, rende lo scoperto nella maggioranza dei casi più costoso di un fido.
E’ possibile dire con certezza che, per chi ha la sicurezza di dover fare utilizzi in rosso sul conto, un fido è da consigliare.
Gli interessi passivi sono più bassi di quelli pagati sullo scoperto (in genere di tre punti percentuali, ma si può arrivare anche ad un massimo di sei punti percentuali).
In generale possiamo anche dire che per evitare lo scoperto in molti casi potrebbe essere sufficiente pagare delle spese con la carta di credito; infatti il saldo dell’estratto conto della carta viene addebitato sul conto corrente in genere solo a metà o comunque nei primi giorni del mese successivo a quello di riferimento.
L’utilizzo della carta di credito può risolvere dunque i problemi legati agli scoperti di fine mese quelli dovuti a spese che transitano sul conto prima dell’arrivo dello stipendio o della pensione.
Tassi attivi e passivi. Una correlazione anomala
Parlando di rosso di conto corrente e dunque di interessi passivi da pagare su scoperti e fidi viene naturale una comparazione con i tassi attivi riconosciuti dalle banche sulle giacenze. Ed emergono purtroppo grossi problemi nella correlazione tra i tassi attivi e passivi di un conto corrente.
E’ vero che il conto corrente non è un prodotto di investimento; non ha senso lasciare parcheggiato il proprio denaro su un conto corrente.
Ma è vero che oggi la maggior parte dei conti ha dei tassi sulle giacenze prossimi allo zero. Peraltro anche lo Stato fa la sua parte: la ritenuta fiscale è del 26% e se la giacenza supera i 5000 euro è dovuta anche l’imposta di bollo di 34,20 euro.
La tabella allegata evidenzia i tassi attivi riconosciuti dalle banche considerate nell’inchiesta.
I tassi attivi si adeguano rapidamente alle riduzioni dei tassi di mercato ed invece hanno difficoltà ad adeguarsi al rialzo. I tassi passivi sul rosso di conto corrente hanno delle variazioni al contrario: quando i tassi di mercato si riducono difficilmente lo fanno i tassi passivi mentre quando crescono l’adeguamento è immediato. Nell’inchiesta il tasso più alto sul rosso arriva al 22,22% e la stessa banca, che fa pagare così caro il rosso, ripaga con un bel zero per cento le giacenze di conto.
Guardando il grafico allegato è possibile capire che differenza c’è tra i tassi attivi e passivi. L’articolo 118 del Tub comma 4 afferma: “Le variazioni dei tassi di interesse adottate in previsione o in conseguenza di decisioni di politica monetaria riguardano contestualmente sia i tassi debitori che quelli creditori, e si applicano con modalità tali da non recare pregiudizio al cliente”.
In realtà questo non accade mai.
Ad esempio in questi giorno ci sono banche che stanno inviando comunicazioni ai clienti per avvisarli di una riduzione dei tassi attivi sui conti correnti a causa della riduzione dei tassi di mercato.
Ma di pari passo non c’è nessuna comunicazione sui tassi passivi.
Autorità intervenite!
Una situazione anomala di cui è giusto parlare e che ci rafforza nell’idea che il rosso di conto è troppo caro e le Autorità dovrebbero maggiormente vigilare sull’applicazione di spese elevate ed interessi elevati. E’ assurdo pensare che un’istruttoria su un correntista per un rosso di pochi giorni e di importo contenuto possa costare 50 euro e lato interessi non si può considerare corretto che, mentre i tassi di mercato si sono ridotti raggiungendo i loro valori minimi, le banche continuino a chiedere interessi a due cifre per il rosso di conto (nell’inchiesta in media il 15% sui conti senza fido e l’12% sui conti con fido).
Costi eccessivi non spiegabili.