In Vaticano, presso l’Aula Papa Benedetto-Joseph Ratzinger del Collegio Teutonico è stato presentato per la prima volta nella storia dei rapporti tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa Russa un libro scritto dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill:
“La parola del Pastore” tradotto in lingua italiana e edito dalla casa editrice del Vaticano (LEV).
Secondo alcuni analisti, la presentazione di questo volume deve essere considerata come il primo passo verso l’atteso ravvicinamento tra il Vaticano e il Patriarcato di Mosca.
In esclusiva per Sputnik-Italia il noto vaticanista Andrea Tornielli commenta la presentazione del libro del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill all’interno delle mure vaticane è stata commentata
— Come valuta il fatto che per la prima volta nella storia il libro di un Patriarca di Mosca e di tutte le Russie è stato pubblicato dalla casa editrice vaticana?
— Mi sembra un segno di grande attenzione, di grande apertura. È un segno di volontà di dialogo.
— Condivide il parere espresso durante la presentazione del volume dal Metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca, che ha sottolineato come questo libro possa “contribuire in modo molto significativo al ravvicinamento delle tradizioni delle due Chiese”?
— Credo di sì. Comunque, non è un libro che aiuta al ravvicinamento. Serve anche una certa disposizione di animo, serve a non considerarsi nemici, serve a non considerare l’altro come un avversario che tenta di occupare spazi e credo che su questo ci sia un certo cammino ancora da fare.
— In quali campi i cattolici e gli ortodossi hanno oggi interessi comuni e punti di convergenza su cui il loro dialogo potrebbe andare avanti?

— Dipende da che punto di visto lo si guarda. Dal punto di vista della Chiesa Ortodossa, la chiesa russa non ama molto il dialogo teologico e ama invece l’impegno comune nelle battaglie contro la secolarizzazione — la difesa dell’identità cristiana e del continente. La Chiesa Cattolica è d’accordo su questo lavoro comune, però ama anche sottolineare il fatto che siamo tutti cristiani e che bisogna riconoscere la validità dei sacramenti celebrati dagli altri ortodossi che hanno una valida successione apostolica e dunque è chiaro che questo implicherebbe un cambiamento anche da parte della prospettiva ortodossa. Questo dialogo teologico esiste con la Chiesa di Costantinopoli ma sembra più difficile con l’ortodossia russa. Per cui, secondo me c’è ancora molto cammino da percorrere per riconoscersi veramente fratelli.
— Quale può essere contributo congiunto delle due chiese alla difesa dei cristiani del Medio Oriente alla risoluzione della crisi siriana?
— Assolutamente sì, credo che la sensibilizzazione dei governi e soprattutto delle società per non essere indifferenti al destino dei cristiani (senza fare differenze se sono cattolici, ortodossi o protestanti) perseguitati sia sicuramente un campo molto importante.
— Da vaticanista che segue i rapporti tra le due Chiese, pensa che lo storico incontro tra il Papa e il Patriarca sia vicino? Se si, secondo le Sue stime, dove e quando potrebbe avere luogo?
— Sinceramente credo che tutte le previsioni fatte a questo riguardo si sono sempre rivelate sbagliate. Dunque, forse è meglio non parlarne. Il Papa di Roma è disponibile (come lo erano Giovanni Paolo II e Benedetto) per la possibilità di un incontro. Mi sembra che ci siano più difficoltà da parte del Patriarcato di Mosca ragioni che la chiesa ortodossa presenta dicendo che ci sono ancora dei problemi da risolvere. Su questo il Patriarcato ha ragione: non è che basta un incontro perché tutto si risolva. Perciò, secondo me, a parte il muro dell’incomprensione e delle diffidenze, occorre agire molto al livello di semplici fedeli e di preti. Questo è il grande lavoro che va fatto.