La NATO : preoccupazioni ed azioni

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La NATO mostra un gran nervosismo per le azioni intraprese della Russia in Siria, utilizzando inutili retoriche da guerra fredda.
In pochissimi giorni le azioni militari della Russia hanno totalmente destabilizzato le attività terroristiche dell’ISIS costringendolo a cercare aiuto ovunque possibile per arginare le perdite.
La costante influenza dei rapporti con Washington costringe i vertici NATO ad esprimere le proprie politiche estere in relazione alla volubilità delle relazioni  di un organismo sovranazionale estero.
Il bilancio della NATO è spaventoso, circa 1200 miliardi di dollari, direzionato verso i 2000 miliardi di dollari per l’escalation del terrorismo.

Quattordici paesi della NATO hanno finora annunciato i loro bilanci per la difesa per il 2015. Di questi, solo gli Stati Uniti e l’Estonia hanno superato il tetto del 2% del Pil che ogni nazione appartenente all’Alleanza deve investire in spese militari. Secondo un nuovo studio condotto da Ian Kearns e Denitsa Raynova dello European Leadership Network (ELN) e intitolato “A Preliminary Analysis of 2015 Budget Decisions in NATO Member States” , i bilanci militari di sei nazioni aumenteranno e quelli di altre sei diminuiranno nel 2015.

BILANCI RISTRETTI PER I “BIG SPENDER”

In particolare, saranno due dei più grandi spender in EuropaRegno Unito Germania, a tagliare le spese per la difesa, quest’anno. Mentre la Francia, altro “big spender” del Vecchio Continente, rimarrà ferma alle cifre previste dal vecchio budget. Il bilancio del Canada invece non è stato formalmente reso noto, ma non si attendono sorprese in positivo secondo il rapportoELN. Questo perché Toronto, durante il vertice NATO tenutosi nel Galles lo scorso settembre, si è opposto all’obiettivo prefissato dai paesi dell’Alleanza di impegnarsi aumentare la spesa destinata alla difesa.

LA RISPOSTA DEI MEMBRI PIÙ PICCOLI DELLA NATO

La stagnazione della spesa militare delle più grandi potenze militari NATO  Regno Unito,Francia, Germania e Canada – ha spinto, di riflesso, diversi membri più piccoli ad aumentare i loro finanziamenti. Non a caso, alcuni di loro sarebbero in prima linea in un futuro conflitto militare tra la Russia e i componenti dell’Alleanza Atlantica. La Polonia, ad esempio, ha fatto lievitare il suo bilancio nel 2015 e si è impegnata a farlo ancora nel 2016 per raggiungere la soglia del 2%. Allo stesso modo, la Lettonia ha intrapreso un graduale aumento della spesa militare e mira a raggiungere la percentuale stabilita entro il 2020.

La Lituania, che è al tal punto preoccupata per una potenziale aggressione russa che ripristinerà il reclutamento a partire dal 2016, ha portato il suo bilancio finalizzato alla difesa dallo 0,78% al 1,11%. Balzo in avanti anche per la Norvegia, che secondo quanto rilevato dal rapporto ELN, ha aumentato il suo bilancio per la difesa del 3,5%, spinta dalla paura di un crollo generale della spesa militare in Europa occidentale e dalla voglia di rendersi sempre più autosufficienti. Stesso discorso vale per la Romania, che ha accresciuto la spesa militare mossa dalle preoccupazioni di un possibile intervento russo nella vicina Moldavia.

formiche-europan leader network

LE SCELTE IN CAMPO DI DIFESA SONO DETTATE DAL BUSINESS DEI SINGOLI PAESI

Tirando le somme, il dossier giunge alla conclusione che lungi dall’essere un elemento rivoluzionario, le decisioni che riguardano i budget da investire in campo militare rispecchiano anche in questo campo il business intrapreso da singoli Paesi. E lo dimostra il fatto che tutti i “big spender” abbiano deciso di tagliare le spese finalizzate alla difesa, mentre gli stati membri più piccoli abbiano invece optato per un aumento dei finanziamenti in tal senso.

Per questo motivo, secondo lo studio dell’European Leadership Network, dalle cifre emerse si può dedurre che:

– la retorica del vertice NATO in Galles ha avuto poco effetto sui “big spender” europei in fatto di difesa (Regno Unito, Francia e Germania);

– dietro l’apparente unità della bandiera dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord,  la percezione reale delle minacce differisce in modo significativo tra gli alleati e questo si riflette nei loro approcci divergenti a livello di investimenti economici;

– c’è uno scarso segnale di cambiamento nella tendenza al ribasso per quel che riguarda le spese per la difesa, nonostante le preoccupazioni per il comportamento della Russia e gli sviluppi in Medio Oriente;

– nessuno dei paesi della NATO esaminati ha abbastanza risorse e sostegno interno per ammodernare le proprie forze armate e sviluppare autonomamente la propria capacità di difesa. Perciò l’unico modo per affrontare le sfide future in questo campo, almeno al momento, è puntare ancora su una maggiore cooperazione tra gli stati membri.
Negli ultimi anni le azioni della NATO hanno creato PARECCHI PROBLEMI AGLI STATI MEMBRI…
In Kosovo l’utilizzo delle armi all’uranio impoverito ha contaminato il territorio e i paesi vicini.
In Iraq, il dopo intervento, ha lasciato nuovamente intere fasce di territorio contaminate da radiazioni, con deformazioni organiche sulla popolazione locale.
In Libia ha distrutto infrastrutture essenziali per la popolazione quali acquedotti, condutture del gas, reti elettriche, per fiaccare la resistenza del governo locale.

Sarebbe opportuno che il consiglio della NATO faccia dei passi guardando ad un futuro di collaborazione e non di tensione.
L’interesse mondiale è rivolto alla pace e non alla guerra.
Fermare coloro che vogliono destabilizzare un ‘ordine di pace’ mondiale significa intraprendere azioni di deterrenza e repressione verso il terrorismo mondiale.
Ripristinare la pace significa superare la concezione di ‘predominanza militare e politica’ per volgere lo sguardo verso una globale collaborazione e fiducia nelle azioni coordinate e volte alla pace.

A noi ‘popolino bue’ interessa vivere in pace e non aumentare i budget miliardari delle lobby del potere.

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Storia :
L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (in inglese North Atlantic Treaty Organization, in sigla NATO, è un’organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa.
Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington, D.C. il 4 aprile 1949 ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno. Attualmente, fanno parte della NATO 28 stati del mondo.
La creazione degli organi politici dell’Alleanza Atlantica impiegò circa un anno di lavori, tra il maggio 1950 e lo stesso mese del 1951; nelle riunioni a Londra ed a Bruxelles i ministri degli Esteri si accordarono per la creazione di un Consiglio Permanente, dotato di potere esecutivo, affiancato da tre comitati, di difesa economica e finanziaria, di difesa e militare, inglobati poi nel Consiglio Permanente nella conferenza di Londra del maggio 1951.

Il concetto informatore di questa nuova “Alleanza” era quello della “difesa collettiva”, riportato nell’Art. 5, che recita:
« Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area Nord Atlantica. »
Questa misura era concepita in modo tale che se l’Unione Sovietica avesse lanciato un attacco contro uno qualsiasi dei paesi membri, questo sarebbe stato trattato da ciascun paese membro come un attacco diretto, ed era rivolta soprattutto a una temuta invasione sovietica dell’Europa occidentale. Le trattative si svolsero tra i firmatari del trattato di Bruxelles (Regno Unito, Francia e Benelux), Stati Uniti, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo ed Italia. L’Unione Sovietica protestò vivacemente, affermando la natura aggressiva nei suoi confronti del Patto. Da lì a pochi anni essa avrebbe dato vita ad un’Alleanza militare contrapposta alla NATO: il Patto di Varsavia.
La creazione degli organi politici dell’Alleanza Atlantica impiegò circa un anno di lavori, tra il maggio 1950 e lo stesso mese del 1951; nelle riunioni a Londra ed a Bruxelles i ministri degli Esteri si accordarono per la creazione di un Consiglio Permanente, dotato di potere esecutivo, affiancato da tre comitati, di difesa economica e finanziaria, di difesa e militare, inglobati poi nel Consiglio Permanente nella conferenza di Londra del maggio 1951.
Il concetto informatore di questa nuova “Alleanza” era quello della “difesa collettiva”, riportato nell’Art. 5, che recita:

« Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area Nord Atlantica. »
Questa misura era concepita in modo tale che se l’Unione Sovietica avesse lanciato un attacco contro uno qualsiasi dei paesi membri, questo sarebbe stato trattato da ciascun paese membro come un attacco diretto, ed era rivolta soprattutto a una temuta invasione sovietica dell’Europa occidentale. Le trattative si svolsero tra i firmatari del trattato di Bruxelles (Regno Unito, Francia e Benelux), Stati Uniti, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo ed Italia. L’Unione Sovietica protestò vivacemente, affermando la natura aggressiva nei suoi confronti del Patto. Da lì a pochi anni essa avrebbe dato vita ad un’Alleanza militare contrapposta alla NATO: il Patto di Varsavia.

 

 

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