Il Ministro degli Esteri italiano ha inviato una lettera ai cinque paesi-fondatori dell’Unione Europea con una proposta “rivoluzionaria”. Il Ministro offre alla Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo di unirsi per creare un “club” separato.
«Sono cresciuto con l’idea di un’Europa a due velocità, mentre oggi forse è arrivato i momento di costruire una Unione a due cerchi concentrici. Il nucleo della moneta unica è nelle condizioni di integrarsi su diversi piani, compreso quello militare», — scrive il ministro.
Raffaele Marchetti, Professore di Relazioni Internazionali della LUISS Giudo Carli ha spiegato a Sputnik-Italia che cosa ha spinto il ministro di scrivere questa lettera inaspettata.
— E’ un tentativo di riassumere centralità da parte del governo italiano. Il governo italiano è stato in parte marginalizzato in alcune processi decisionali al livello europeo e con questa lettera l’Italia da punto di vista generale riprende l’iniziativa, cerca in qualche modo di ridefinire l’agenda e di svolgere un ruolo attivo e importante. E poi naturalmente ci sono dei motivi specifici che hanno a che vedere con i vari dossier: la questione degli immigranti ovviamente è un problema importante per l’Italia che l’interesse oggettivo per le questioni di sicurezza pubblica ma anche per le questioni economiche, ci sono le questioni in Siria e in Libia. In particolare il dossier libico è molto importante per noi perché da questo paese partono la maggior parte degli immigranti che arrivano in Italia e poi ci sono anche la questione energetica e quindi per il governo italiano è importante che la situazione si stabilizzi.
— La proposta di Gentiloni indica chiaramente che c’è qualcosa che non va nell’Ue, composta dei 28 paesi. Infatti, i paesi non sono riusciti a creare una comune politica estera, quella sull’immigrazione, una comune politica energetica ecc. Si può quindi, concludere che il famoso allargamento della Unione è stata una scelta sbagliata?
— E’ evidente che l’Ue sta attraversando una fase molto difficile che ha a che fare soprattutto con la crisi economica e poi con la instabilità geopolitica, soprattutto nel Medioriente e Nord Africa. Sono due elementi che stanno mettendo alla prova l’Unione Europea. Sono gli elementi sui quali i partiti di opposizione stanno facendo leva per andare al governo in alcuni paesi. Il resultato delle elezioni in Polonia ci dice esattamente questo. In una situazione in cui c’è una tensione sulla questione immigrazione, c’è una crisi economica, c’è una tensione sulle questioni di geopolitica più ampie come la situazione ucraina, i partiti nazionalisti o partititi populisti anti-establishment dell’Unione Europea riescono a guadagnare consensi elettorali cambiando la venatura di molti governi degli stati-membri dell’Ue e di conseguenza stanno mettendo in crisi questa struttura.
— Pensa che con questo nuovo formato sarebbe davvero possibile rilanciare “l’integrazione europea facendo leva sul blocco più omogeneo” e superare le divisioni? Se si, quali strumenti hanno questi paesi alla loro disposizione?
— Adesso i paesi sono molto di più, sono 28 e molti di loro cominciano ad avere le posizioni diverse. E’ finito il tempo in cui i nuovi membri dei paesi dell’Est seguivano tendenziosamente quello che veniva deciso a Berlino o a Parigi, oggi siamo in una situazione in cui loro si appongono. Prendiamo il caso ungherese e quello polacco e di altri paesi. In questa situazione è chiaramente molto difficile trovare un consenso. Quindi, la proposta italiana: torniamo ai paesi fondatori, che hanno peso storico maggiore e che condividono l’euro (e quindi hanno deciso di cedere una maggior parte della propria sovranità) e cerchiamo di costruire da lì un blocco nucleo duro su cui sia possibile trovare un consenso da allargare di volta in volta con gli alcuni paesi su questioni più specifiche.
Praticamente si tratta di un ritorno alla vecchia idea dell’Europa a due velocità. In questo caso la velocità più avanzata potrebbe essere quella dei paesi fondatori che condividano una moneta comune e hanno tutto sommato una certa omogeneità politica al livello di governi in carica.
— Pensa che gli altri 22 paesi saranno d’accordo di svolgere un ruolo politico secondario all’interno dell’Unione?
— Come sempre all’Unione Europea c’è sempre la possibilità di entrare nel gruppo di integrazione avanzata a parte che si decida ad integrarsi, ossia si decida per esempio adottare la moneta comune o le politiche sulla immigrazione comune, ecc. L’idea è se uno stato accetta questo tipo di integrazione, naturalmente farà parte di quel gruppo però sarà al singolo stato membro decidere che porzione di sovranità a cedere.
— Secondo Gentiloni, le prime reazioni alla sua proposta sono state positive e quindi nei prossimi mesi a Roma sarà organizzato l’incontro a sei. Su quali temi si concentreranno i paesi fondatori? Sarà deciso il destino delle sanzioni antirusse?
— Se noi guardiamo oggi come funziona l’Unione Europea, vediamo che l’idea di andare per piccoli gruppi è un`idea sempre più comune. L’ultima è stata la riunione sulla rotta balcanica in cui erano presenti soltanto alcuni stati-membri interessati a questa questione. L’idea è probabilmente di creare le geometrie variabili che includono in volta di volta gli stati che sono maggiormente interessati. Questa proposta di Gentiloni è una ennesima geometria specifica con l’idea di aumentare l’efficacia che oggi manca nell’Ue e dove non si trova più il consenso. Per quanto riguardano i temi sui quali si concentrerà questo gruppo ristretto, probabilmente saranno i temi economici, l’immigrazione e ovviamente il tema delle sanzioni nei confronti della Russia. Sull’ultimo punto molti paesi dell’Ue hanno tutto sommato una posizione condivisa — la rimozione delle sanzioni è condizionata al rispetto degli accordi di Minsk.
Quello che ha detto Gentiloni è “io mi auguro che questi accordi siano rispettati nel momento in cui siano rispettati le sanzioni vengono immediatamente rimosse”.
In certo modo la posizione di Gentiloni semplicemente rende esplicito quello che già scritto nei documenti europei e naturalmente segnala anche un interesse italiano che queste sanzione vengono sollevate. Su questo hanno puntato vari politici italiani, l’ultimo è stato il premier Renzi che qualche tempo fa a New-York ha sottolineato che “il futuro dell’Europa senza la Russia sarebbe un tragico errore”. E’ chiaro che c’è la necessità di ricostruire un tessuto di dialogo e per quanto è possibile di cooperazione. Cioè questa logica di cessione tra la Ue e la Russia è una logica fallimentare nel lungo termine.