Per l’Autorità Palestinese va bene assassinare ebrei, basta farlo in modo tale da evitare la riprovazione internazionale
Jibril Rajoub, capo del Consiglio Supremo dell’Autorità Palestinese per i Giovani e lo Sport, non esita ad esprimere totale sostegno al terrorismo palestinese che negli ultimi due mesi ha visto almeno 22 israeliani uccisi a sangue freddo e più di 200 feriti. Ha detto infatti:
“Mi congratulo con tutti coloro che hanno realizzato [gli attentati]. Io vi dico, siamo fieri di voi”. (Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 17.10.15).
Tuttavia, ha aggiunto Rajoub, i palestinesi devono fare attenzione a non compiere attentati terroristici suicidi per esempio a Tel Aviv (come avveniva negli anni ‘90 e nei primi anni duemila), e questo non perché uccidere gli israeliani in quel modo sia sbagliato, ma perché la comunità internazionale rifiuta e condanna quel genere di attentati. Di conseguenza Rajoub raccomanda ai palestinesi di assassinare solo quegli israeliani – “coloni e soldati” – il cui omicidio la comunità internazionale accetta come legittimo perché si trovano “nel momento sbagliato e nel posto sbagliato”. In sostanza Rajoub istruisce gli assassini di israeliani su come essere sicuri di uccidere quelli che è conveniente uccidere. Ha detto infatti:
“La comunità internazionale non è d’accordo con l’esplosione di un autobus a Tel Aviv. Ma la comunità internazionale non chiede che cosa succede a un colono o a soldato nei territori occupati, nel momento sbagliato e nel posto sbagliato. Nessuno fa domande su di loro! Quindi vogliamo che si combatta in modo tale che il mondo e la comunità internazionale restino al nostro fianco”. (Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 17.10.15)
Secondo Rajoub, il messaggio della comunità internazionale all’Autorità Palestinese, verosimilmente attraverso il suo silenzio, è che accetta l’assassinio con armi da fuoco o armi bianche di soldati israeliani e civili ebrei a Gerusalemme e in Cisgiordania, ed è questo messaggio ciò che consente alla dirigenza dell’Autorità Palestinese di continuare a promuovere il terrorismo. E’ chiaro dunque che la comunità internazionale condivide la responsabilità morale dell’ondata di attentati in corso (e delle sue infauste conseguenze, anche per gli stessi palestinesi) dal momento che è in questo modo che la dirigenza palestinese legge il suo comportamento e percepisce il suo punto di vista. Stando alle parole di Rajoub, se invece la comunità internazionale mandasse un messaggio chiaro ed esplicito all’Autorità Palestinese per affermare che “non è d’accordo” con qualunque forma di terrorismo, ovunque venga perpetrato, l’Autorità Palestinese sarebbe costretta ad adoperarsi per fermare gli attentati affinché “il mondo e la comunità internazionale restino al nostro fianco”. In caso contrario, la dirigenza palestinese potrà continuare a promuovere il terrorismo dato che essa, come dice Rajoub, lo condivide pienamente:
“Sono operazioni individuali che tuttavia comportano coraggio e sangue freddo … Sono atti individuali di coraggio di cui io sono orgoglioso. Mi congratulo con tutti coloro che li hanno realizzati. Io vi dico, siamo fieri di voi … Il combattente, il prigioniero, il martire sono risorse dell’intero popolo palestinese”. (Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 17.10.15)
Dal canto suo Hafez Al-Barghouti, noto editorialista ed ex direttore del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, si concentra su quella che deve essere una corretta tempistica degli omicidi, sempre allo scopo di evitare condanne internazionali. L’assassinio di israeliani, scrive Al-Barghouti, deve essere fatto nei momenti in cui non viene identificato come terrorismo e respinto dalla comunità internazionale. In questo periodo, spiega, dopo gli attacchi terroristici di Parigi che hanno ucciso 129 persone, “dobbiamo mantenere un basso profilo per non essere accusati dei crimini dell’ISIS … Dobbiamo imparare dall’esperienza e aspettare” (Al-Hayat Al-Jadida, 24.11.15).
(Da: PMW Bulletin, 3.12.15)
Scrive Elliott Abrams su Israel HaYom: «La scorsa settimana un terrorista palestinese di nome Mazen Aribah ha sparato a due israeliani, poco a nord di Gerusalemme. Ciò che rende questo avvenimento particolarmente degno di nota è che Aribah era un agente di polizia dell’Autorità Palestinese. E come ha reagito l’Autorità Palestinese a un evento così grave, al fatto che uno dei suoi agenti commette un atto di terrorismo? Rendendogli omaggio. Sabato uno dei massimi esponenti dell’Autorità Palestinese, Saeb Erekat, ha visitato la famiglia di Aribah per renderle omaggio dopo che il poliziotto-terrorista era stato ucciso dagli agenti israeliani intervenuti sulla scena. Erekat non è solo un funzionario d’alto rango dell’Olp: è anche il capo della squadra palestinese che dovrebbe negoziare con Israele. Si può dunque affermare che la strada verso la pace è nelle mani di un uomo che ritiene appropriato rendere omaggio ai terroristi». (Da: Israel HaYom, 7.12.15)