“Quand’è che i terroristi palestinesi hanno avuto l’esclusiva del titolo di shahid?”

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Il furibondo “j’accuse” di un autore arabo musulmano contro le menzogne della stampa araba

Di Abdullah al-Hadlaq

Vorrei iniziare porgendo un saluto allo stato di Israele e al popolo ebraico, che io considero veri amici.

In quanto scrittore e giornalista del Kuwait che segue l’attuale ondata terroristica di coltelli e pietre e di crimini palestinesi contro soldati e cittadini israeliani innocenti, non posso che esprimere il mio sostegno per ogni azione civile e militare che lo stato libero e indipendente di Israele intraprende per la legittima difesa della vita dei suoi cittadini e della sua terra.

Sono sconcertato dal silenzio della comunità internazionale di fronte ai crimini commessi dai terroristi palestinesi contro il popolo israeliano.

E sono altrettanto sconcertato dal clamore della comunità internazionale contro il diritto legale di Israele di difendere se stesso e i suoi soldati, e contro il legittimo diritto di Israele di vivere e tener duro.

I mass-media arabi sono affetti da ottusità e fissazioni e hanno perso la capacità di operare reali distinguo. Le parole “saggezza” e “ragione” non fanno più parte del loro vocabolario. Si sono squalificati e instupiditi.

Chiamano “vittime” le persone ammazzate nelle guerre in Iraq, Siria, Libano, Yemen ecc., mentre i terroristi palestinesi uccisi nella striscia di Gaza o in Cisgiordania vengono regolarmente qualificati come shahid(martiri).

Sono quei mass-media che, pregiudizialmente favorevoli a un gruppo di persone chiamato “palestinesi”, trascurano ogni altro dramma umano, arabo o musulmano, associando solo e unicamente ai palestinesi il concetto di shahada (la morte di un martire in nome della fede).

Il villaggio di Surda-Abu Qash, nel nord della Cisgiordania, ha intitolato una strada alla memoria di Muhannad Halabi, il terrorista palestinese che lo scorso 3 ottobre è rimasto rimase ucciso nella Città Vecchia di Gerusalemme dopo che aveva ucciso Nehemiah Lavi e Aharon Banita e ferito a coltellate la moglie Adele Banita e il figlio di 2 anni. “Questo è il minimo che possiamo fare per il martire Halabi” ha dichiarato il sindaco di Surda-Abu Qash, Muhammad Hussein (come sempre, il cippo celebrativo corrisponde a una mappa della Palestina che prevede la cancellazione di israele dalla carta geografica)

Il villaggio di Surda-Abu Qash (nord Cisgiordania) ha intitolato una strada alla memoria di Muhannad Halabi, il terrorista palestinese che lo scorso ottobre rimase ucciso nella Città Vecchia di Gerusalemme dopo aver ucciso Nehemiah Lavi e Aharon Banita e ferito a coltellate la moglie Adele Banita e il figlio di 2 anni. “E’ il minimo che possiamo fare per il martire Halabi” ha dichiarato il sindaco Muhammad Hussein (il cippo rappresenta la mappa della “Palestina”: Israele è cancellato dalla carta geografica)

Centinaia di migliaia di musulmani vengono uccisi ogni giorno in tutto il mondo, in guerre e conflitti interni – in Iraq, Siria, Egitto, Yemen, India, Pakistan, Myanmar, Filippine, Cina, Nepal –, ma i parziali mass-media arabi non fanno mai riferimento a una di queste vittime col termine o titolo di shahid.

Solo quando muore un palestinese, che sia in battaglia o in un incidente d’auto o in un combattimento o sparando colpi celebrativi a un matrimonio, allora i mass-media arabi lo acclamano e gli attribuiscono, in modo falso e menzognero, la qualifica di shahid.

Perché mai, quando dei terroristi e assassini palestinesi armati di coltelli e pietre vengono uccisi dai soldati israeliani costretti ad aprire il fuoco in una situazione di evidente legittima difesa, perché questi squalificati mass-media arabi distorcono la verità e chiamano shahid quei terroristi palestinesi?

Con quale diritto si sarebbero guadagnati quel rango così nobile, pur comportandosi da terroristi assassini e da criminali?

Sono gli esecrandi mass-media arabi che distorcono e deformano le cose sino al punto di glorificare gli assassini e i terroristi, così come i crimini palestinesi, conferendo loro in esclusiva il titolo di shahid.

Vorrei concludere osservando che non è facile per uno scrittore arabo esprimere le proprie opinioni su un giornale in ebraico, e desidero quindi ringraziare il dottor Edy Cohen, del Dipartimento di Studi sul Medio Oriente dell’Università israeliana Bar-Ilan, che mi ha aiutato a esprimere quello che avevo da dire.

(Da: Israel HaYom, 29.12.15)

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