L’agenzia Onu si è piegata alle pretese della propaganda palestinese, in contraddizione con le stesse fonti storiche islamiche
La decisione dell’Unesco, adottata su sollecitazione dell’Autorità Palestinese, di non usare più il termine “Monte del Tempio” e di riferirsi d’ora in poi al sito più sacro dell’ebraismo coi termini musulmani “al-Haram al-Sharif” e “al-Aqsa” è uno di quei fatti che ci costringono a ripassare alcune cose che tendiamo a dimenticare.
Nel 1967, lo stato ebraico fece una colossale concessione, quasi impensabile. Lasciò il suo sito più sacro nelle mani di un’altra religione, l’islam, per la quale quel sito è solo il terzo luogo sacro nel mondo (dopo La Mecca e Medina). Lo stato ebraico capitolò sul diritto per gli ebrei di pregare sul Monte del Tempio.
Bisogna dire che i musulmani non si sono spesi molto per dimostrare un po’ di gratitudine verso gli ebrei per quella commovente concessione. Per decenni hanno aggredito gli ebrei che visitano la spianata sul Monte, hanno sventrato parte del Monte per costruite due moschee sotterranee danneggiando e distruggendo antichità e reliquie ebraiche che vi erano rimaste, hanno continuato a diffondere la calunnia della moschea di al-Aqsa “in pericolo”: grazie a questa leggenda, sul Monte hanno continuato a riaccendersi ripetute tensioni. Per anni, terroristi singoli e in gruppo si sono proposti di uccidere ebrei in nome di quella calunnia. Di fronte a questa offensiva musulmana, Israele non ha fatto che ritrarsi ulteriormente dal Monte del Tempio.
Ma l’Unesco tutto questo non lo vede.
Il legame del popolo ebraico con il Monte del Tempio è chiaro come la luce del sole. All’occorrenza, tuttavia, vi sono alcuni fatti particolarmente rilevanti che Israele può usare per sbugiardare le ridicole e ipocrite menzogne dell’agenzia delle Nazioni Unite. Per centinaia di anni, gli stessi studiosi musulmani hanno scritto nei loro testi storici e religiosi che il Tempio di Salomone – quello che oggi i musulmani etichettano come al-Mazoum (immaginario o falso) – si trovava proprio sul Monte del Tempio di Gerusalemme.
Le assurdità sostenute oggi da certa pubblicistica musulmana sono in contraddizione con l’identificazione del Monte del Tempio come il luogo del Tempio di Re Salomone confermata per centinaia di anni da figure come gli storici musulmani gerosolimitani al-Muqaddasi e Aref al-Aref, lo studioso iraniano al-Mastoufi, il poeta Jalal ad-Din Muhammad Rumi, il predicatore islamico Abu Bakhar al-Wasati.
Di più. Negli stessi anni in cui il Gran Mufti Haj Amin al-Husseini, alleato di Adolf Hitler, fomentava i disordini e i pogrom del 1929, lo stesso Waqf islamico pubblicava una guida per i visitatori del Monte del Tempio in cui si diceva testualmente: “L’identificazione del sito con il Tempio di Salomone è al di là di ogni dubbio”.
L’esistenza del Tempio è poi suffragata da tutta una serie di scoperte archeologiche effettuate dentro e attorno al Monte del Tempio, come ad esempio il frammento di un’iscrizione greca dell’epoca del Secondo Tempio nei pressi della Porta dei Leoni e l’angolo dove venivano suonate le trombe per annunciare l’inizio dello Shabbat e delle festività ebraiche, rinvenuti negli scavi lungo la parete sud del complesso. Oltre, naturalmente, alla Bibbia, al Mishnà, al Talmud e a una quantità di altre fonti storiche, ebraiche e non, che dimostrano che il Tempio si trovava proprio sul Monte del Tempio.
Ma l’Unesco non si cura di queste piccolezze. E dunque bisognerebbe chiedersi di cos’altro può essere capace chi è capace di cancellare il Monte del Tempio dal proprio vocabolario.
Forse è giunto il momento di eliminare, noi, la parola Unesco dal nostro lessico, richiamare il nostro ambasciatore e smetterla di ospitare nel nostro paese i suoi “dotti” ricercatori.
(Da: Israel mHaYom, 18.4.16)