“Noi non siamo né pro né contro Assad”: così, riporta l’Economist, Netanyahu ha esordito nell’incontro che ha avuto su sua richiesta con Putin a Mosca il 21 settembre scorso.
Ufficialmente l’incontro era motivato dalla preoccupazione di evitare scontri involontari fra gli aerei russi e quelli israeliani quando — come fanno di routine — bombardano la Siria “per eliminare certi tipi di armi” (come ha scritto Times of Israel). Ma la cosa avrà un seguito: come ha rivelato la radio dell’esercito israeliano, alla fine di ottobre sono previsti altri incontri di alto livello con la Russia sulla Siria”.La manifestazione di forza di Mosca nell’area dove Sion fa’ quel che vuole da decenni, e la constatazione che l’influenza russa in Medio Oriente è lì per durare, ha indotto una riflessione sui “vantaggi” che Israele potrebbe ricavare dalla sua amicizia con Putin, che — del resto — non ha mai trattato nel modo insultante con cui tratta il presidente Obama. Cosa di cui adesso si rallegra.
“Il vero pericolo per Israele non Assad, è il caos; se il dispiegamento russo previene il caos, può essere positivo”, ha dichiarato la parlamentare giudea Ksenia Svetlova (nata a Mosca): un esemplare rovesciamento di visione, dopo i 15 anni in cui la nota lobby ha spinto la Superpotenza all’esaurimento militare a forza di spargere il caos e la frammentazione sanguinosa di una mezza dozzina di stati islamici.
Vero è che la Svetlova è laborista. Un altro ex parlamentare del partito Meretz, Roman Bronfman (lui è nato in Ucraina) ha criticato Netanyahu “che volando a Mosca ha riconosciuto la superiorità della Russia, insultando un’altra volta il vero alleato di Israele, l’America”.
Figurarsi. “L’America non ci verrà mai contro, è facile muoverla”; come disse Bibi una volta, a telecamere credute spente.
Si noterà che mentre tutto l’Occidente, ad un segnale convenuto, si lanciava contro la Russia per la sua supposta “invasione” dell’Ucraina e la “annessione” della Crimea, per il fatto di aver “armato i ribelli del Donbas”, anzi “inviato truppe nel territorio secessionista…Israele non ha partecipato al linciaggio. I servi europei e il Giappone hanno decretato sanzioni, bloccato i loro scambi verso la nemica Mosca; Israele non ha fatto nulla di tutto ciò, ha continuato a commerciare apertamente con la Russia. E che fior di commerci: Mosca ha comprato da Sion dei droni, quasi certamente un trasferimento di tecnologia americana. Proprio mentre Hollande, obbedendo agli ordini Ue ed Usa, si rifiutava di consegnare le portaelicotteriMistral che Mosca ha già pagato.
E adesso che i caccia russi ripuliscono la Siria dall’ISIS ed Al Qaeda? Gli americani ruggiscono che in realtà stanno eliminando “l’opposizione moderata”, paracadutano mezzo miliardo di dollari di armamenti ai takfiri, forniscono ai tagliagole (come ha rivelato in New York Times) missili anticarro, tutto per rendere costoso, sanguinoso e prolungato l’intervento russo — Israele si è astenuta visibilmente da queste operazioni odiose, di cui se vuole è maestra.
La Superpotenza spara colpi di coda vili contro la popolazione civile. Pochi giorni fa’, l’aviazione Usa — aerei decollati dalla Turchia — ha colpito la centrale elettrica della Siria ad Aleppo: togliendo l’elettricità a 2,5 milioni di civili, provocando morti e feriti (qualche bomba è stata lanciata sulla zona abitata). Una bassezza malvagia per la quale Putin ha chiesto ufficialmente “spiegazioni”:
Perchè hanno fatto questo? Chi hanno voluto castigare? Quale è il punto? “, s’è sconfortato coi suoi. Una mossa di stile “israeliano”, ma gli americani sono proprio un passo in ritardo.
Adesso, Israele mosse simili non le ha fatte. Sta cambiando alleato? Certo anche il lancio dei 26 missili Kalibr-Nk dal Caspio — ossia da acque territoriali russe — e il loro arrivo a 1500 chilometri di distanza (il suo raggio comprende Israele) ha avviato una salutare riflessione nella piccola potenza nucleare che ha occupato la Palestina.
La Russia “può infliggere colpi chirurgici nell’intera zona del Medio Oriente senza rischiare contromisure dalle forze navali NATO” e siccome questi missili sono stati lanciati da incrociatori tascabili (2 mila tonnellate) e possono esserlo da sommergibili stazionati dovunque negli oceani, “possono minimizzare l’uso potenziale di armi nucleari e sistemi antibalistici offensivi da parte di quegli stati che considerano ancora la Russia il “Nostro più grande nemico”, o “stato aggressore” e “annessionista”. Queste armi infatti possono essere usate per colpi preventivi o di rappresaglia con testate non-nucleari”. Spiegazione offerta — a chi la vuole intendere — dall’accademico Vladimir Kozin, capo dei consiglieri per l’Istituto Russo di Studi Strategici e docente all’Accademia di scienze militari della Federazione.
L’importanza della presenza russa in Siria — così l’analisi israeliana — non sta solo nella protezione di Assad. Sta nei forti e molteplici rapporti che Mosca è riuscita a legare fra gli (ex) alleati degli Usa — Egitto e persino Arabia Saudita — oltre che l’amicizia con l’Iran divenuta sempre più una alleanza militare (migliaia di iraniani combattono in Siria per Assad), il favore che riscuote presso l’Irak, i canali che ha aperti con Hamas (una entità “con cui l’Occidente non ha rapporti”) ed ovviamente con Hezbollah: nemici di Israele, ma verso cui Mosca può agire da affidabile mediatore, se occorre a Sion; un’affidabilità che gli americani (per servire Sion) hanno perso.
“Negli ultimi mesi Mosca ha corteggiato l’Arabia Saudita con accordi commerciali comprendenti tecnologia nucleare; ha invitato l’Egitto ad entrare nella Unione Economica Eurasiatica, la zona di libero commercio che finora comprende solo gli stati ex-sovietici”, dice Times of Israel.
“Un mutamento di grande importanza. La Russia occupa il vuoto di potere lasciato dal non-intervento americano”, rincara la Svetlova.
I sauditi hanno il dente avvelenato per il doppio tradimento del mancato intervento americano in Siria nel 2013, e dell’accordo raggiunto da Obama con l’Iran. L’Egitto di Al Sissi, ricorda la Svetlova, non può perdonare ad Obama l’aiuto e l’incitamento che ha dato alla presa di potere dei Fratelli Musulmani, e l’aver fatto mettere sotto processo il fedele alleato di un quarantennio, Hosni Mubarak. “Avete abbandonato gli egiziani, avete voltato le spalle agli egiziani. E loro non dimenticano”; ha dichiarato Al Sisi all’amministrazione Usa nel 2013.
E non basta: l’Onu ha accettato l’invito di Lavrov per una soluzione “politica” alla crisi siriana, inviando il nostro (loro) Staffan de Mistura a discuterne a Mosca, in un colloquio cordiale.
La UE rimane sola in guerra
Va’ a finire che gli unici a restare fedeli alla politica americana-neocon, ora abbandonata perfino da Obama, siamo noi europei. Nato, UE, i nostri media continuano a calzare l’elmetto, e lo faranno finché gli americani (o gli ebrei) gli ordinano il cessate il fuoco.
Si veda come i media europei hanno abbaiato all’unisono ad accusare i russi per l’aereo della Malaysian MH17 abbattuto sui cieli dell’Ucraina, con il pretesto dell’uscita del rapporto “tecnico” olandese sulla tragedia. Un rapporto che, come al solito, non dice nulla — se non tacere i molti indizi che accusano la giunta di Kiev e i suoi piloti. Come ha spiegato Paul Craig Roberts, il rapporto olandese “Non accusa la Russia. Se mai critica l”Ucraina per non aver chiuso lo spazio aereo sopra la zona di guerra”.Dice solo che ad abbattere l’aereo è stato un missile Buk, di fabbricazione sovietica, ossia ciò che si sapeva da sempre: un mezzo a disposizione degli ucraini come della Russia.
Tutto ciò viene descritto dal giornale tedesco Bild (Axel Springer editore) con questo sobrio titolo: «Le tracce portano agli sgherri di Putin». Il rapporto olandese, nemmeno l’hanno dovuto leggere.
Ancora il 12 ottobre, obbedendo alle istruzioni ricevute, i ministri degli esteri europoidi, e la Mogherini con loro, hanno “espresso la loro profonda preoccupazione per gli attacchi aerei russi” che in Siria “colpiscono l’opposizione moderata”. Anzi hanno ingiunto a Mosca di “cessare immediatamente” i bombardamenti. Hanno ripetuto per l’ennesima volta che “Assad must go”, deve essere eliminato — per consegnare la Siria ai jihadisti, come già fatto alla Libia. L’intervento russo non fa’ che prolungare la guerra, ha avuto la faccia di dire Stoltenberg. E’ inutile, finché qualcuno non gli ordina i fermarsi, questi continuano a suonare il disco rotto. Persino i cani di Pavlov avevano un miglior dominio sui loro riflessi condizionati.
Come al solito, i servi europei non capiscono a tempo, restano indietro di un giro. Non solo non denunciano (ci mancherebbe) ma non prendono atto del flessibile opportunismo israeliano, che adesso si sta accreditando come un buon amico della Russia, quella Russia a cui noi non vendiamo più le nostre merci, da cui non vogliamo più il petrolio e il gas, che pretendiamo consegni la Crimea ai golpisti di Kiev, un regime che si sta sgretolando sotto i loro occhi.
Eppure non è nemmeno la prima volta. Nel 1948, quando scoppiò la guerra arabo-israeliana, che loro chiamano guerra d’indipendenza, Ben Gurion si fece dare da Stalin (il primo a riconoscere lo Stato ebraico) tutte le armi di cui Tsahal aveva bisogno, attraverso la Cecoslovacchia e le sue industrie; gli Stati Uniti (ed ovviamente i suoi alleati in Europa) avevano invece posto l’embargo, vietando ogni fornitura di armi occidentali ad Israele. Oggi, un milione di israeliani sono arrivati dall’Urss e parlano russo: una notevole base per legare di nuovo solidi rapporti con Mosca abbandonata dagli europoidi.