Indagine sui tentativi inquietanti del Big Tobacco per aumentare la vendita di sigarette in Kenya.
L’anno scorso, il parlamento britannico, nonostante la forte attività di lobbying da parte delle aziende produttrici di tabacco, ha deciso che dal mese di maggio 2016 le sigarette sarebbero state vendute solo quelle fabbricate nel Regno Unito.
Gli attivisti anti-fumo si sono affrettati a dichiarare che tale decisione sarà l’equivalente dell’ultimo chiodo nella bara di un settore che ha visto il consumo dei suoi prodotti ridursi inesorabilmente in Occidente negli ultimi tre decenni.
Ma se è vero che le preoccupazioni per la salute, l’istruzione pubblica, e controlli sempre più rigorosi sulla pubblicità, la vendita e l’uso di tabacco hanno determinato il declino in Nord America e in Europa, tutti coloro che pensano di scrivere il necrologio di Big Tobacco farebbero meglio a ripensarci, perché in altre parti del mondo, in particolare nel mondo in via di sviluppo, il fumo sta aumentando drammaticamente.
Quasi il 80 per cento del mondo un miliardo di fumatori ora vivono nei paesi a basso e medio reddito, una cifra che continua a crescere di anno in anno.
In Cina, ad esempio, si stima che 350 milioni di adulti sono dipendenti dal tabacco, il fumo in Indonesia è più che quadruplicato negli ultimi quattro decenni, in Russia circa un terzo di tutti gli adolescenti avranno provato la prima sigaretta da 12 anni.
Ma l’Africa è probabilmente il paese più critico per il futuro a lungo termine delle imprese multinazionali del tabacco, perché è relativamente non sfruttato.
L’Africa ha tradizionalmente avuto le tariffe più basse di tutto il mondo, in gran parte perché la maggior parte delle persone non può permetterselo.
Ora tutto sta cambiando a causa della prosperità dei redditi disponibili.
Con la maggior parte dei fumatori in Africa sub-sahariana, il Kenya rappresenta il più allettante dei premi in palio.
Il problema per il settore è che i funzionari della sanità del Kenya sono consapevoli circa la terribile minaccia che il fumo comporta per la salute della loro nazione.
Il Kenya è stata la prima nazione africana a ratificare la Convenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco.
Una delle sue sezioni chiave, articolo 5.3, afferma che i paesi devono “proteggere il loro controllo del tabacco e le politiche sulla salute pubblica da interessi commerciali e di altro dell’industria del tabacco”.
Tal scelte hanno dato la possibilità ai funzionari del governo di adottare misure deterrenti verso il consumo del tabacco, che includono la possibilità di mettere immagini grafiche sui pacchetti di sigarette, vietare la pubblicità, la promozione e la sponsorizzazione del tabacco oltre alla imposizione di una tassa sanitaria pari al 2 per cento su ogni pacchetto.
Il professor Peter Odhiambo, presidente del consiglio di controllo del tabacco, ha dichiarato: “Siamo già seduti su una epidemia di tumori da tabacco Il problema del tabacco è il disastro non dichiarato più silenzioso in Kenya e quindi più ritardiamo il più vedremo keniani. morire. ”
Il Kenya è uno degli stati più rigorosi nel controllare gli spazi adibiti ai fumatori, tanto che risulta essere ai vertici nella classifica mondiale per il minor numero di luoghi ove le persone sono autorizzate a fumare, pena multe salatissime.
Malgrado ciò Big Tobacco non molla e cerca di addolcire i politici locali.