La domanda che non si deve fare: perché sta tornando Hitler?

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Sì, è di nuovo qui, in Europa.

È Adolf Hitler, ridestatosi in un mattino del maggio 2011 nel centro di Berlino, nella Germania libera e unita, senza guerra, senza partito, senza Eva, ma con migliaia di stranieri e con Angela Merkel al comando… (Timur Vermes, Er ist wieder da, Bastei Lübbe Tasсhenbuch).

Olga Zinovieva, la direttrice dell`Istituto di Biografia di Alexandr Zinoviev
Olga Zinovieva, la direttrice dell`Istituto di Biografia di Alexandr Zinoviev

Inizia così il libro “Lui è tornato”, dell’autore tedesco-ungherese Timur Vermes, scritto come sembra su tacita ordinazione dei tedeschi liberi, che vengono spinti, obbligati e forzati alla reviviscenza di un fascismo-2.0.Ciò che sembra impensabile, impossibile, catastrofico si materializza di fronte ai nostri occhi. Il ritorno del fascismo e del nazismo è un cannibalsimo geopolitico, è come una pandemia che avvolge molti Paesi dell’Europa Occidentale.

Si introducono a forza sempre più spudoratamente le stratificazioni della menzogna propagandistica contro la Russia, alla maniera dei più lugubri tempi del Terzo Reich col suo aggressivo imperativo del “Drang nach Osten!”, il quale concluse come ultime parole il processo di Norimberga nel lontano 1946. Leggendo il libro ci si rende conto che la fantasmagorica impalcatura del racconto non dà alcuna impressione di essere una finzione narrativa. La reincarnazione del Führer a capo di una compagnia televisiva: e che ci sarebbe poi di nuovo?! Come mutano facilmente i colori e cambiano di posto gli accenti nell’arena politica del nuovo mondo, il mondo del ХХI secolo.

Lui è ritornato, è tornato nella nuova Europa riempita di tronfia consapevolezza dell’importanza del consolidamento dei Paesi del continente europeo sotto valori comuni, sotto un’unica valuta, sotto un’Europa senza frontiere, per la Casa comune europea.

Oggi questa casa è una specie di porto di mare europeo per centinaia di migliaia rifugiati diseredati e disperati dall’Africa e dal Medio Oriente, atterriti e scacciati dalle proprie case, dai propri luoghi, dal proprio continente per mano della volontà scellerata del principale giocatore-istigatore sulla scacchiera geopolitica.

La sciocca sicurezza per la quale algerini, siriani, afghani, iracheni debbano vivere secondo i modelli americani, professare quei “valori” appartenenti alla civiltà occidentale senza cui vivevano nella loro Africa non intuendo nemmeno quale perdita colossale hanno sopportato nell’arco di centinaia di anni; spari sui manifestanti, affondamento di imbarcazioni piene di profughi dall’Africa, flussi crescenti di migranti che rigurgitano sui Paesi dell’Europa dell’ovest e migliaia di persone che penetrano nel tunnel della Manica per raggiungere le sponde dell’ambita Inghilterra; quote fissate di rifugiati; assalti di centinaia di estremisti di destra agli insediamenti provvisori di migranti in Germania… Ecco il nuovo volto, deformato dal terrore, della “civile”, ma inerme Europa del 2015.

Migranti in un centro di accoglienza in Germania
Migranti in un centro di accoglienza in Germania

I rifugiati costituiscono materiale di utilizzo e il risultato della sfrontata politica di diffusione perentoria del modo di vivere americano in tutti gli angoli del pianeta.

Gli spavaldi americani non comprendono cosa sia una civilizzazione radicale, cosa siano milioni di vittime, cosa sia la distruzione di un città e di una nazione. Essi vedono il mondo attraverso lo schermo del televisore, attraverso i reportage sul posto, dove i droni bombardano persone inermi, che annegano in fiumi di sangue umano, non finto e cinematografico. L’importante comunque è che vi sia action, l’essenziale è che nelle news del giorno figurino cifre maggiori di perdite, che scorra sudore freddo sulla pelle dei borghesucci americani abituati ai  thriller.

Hitler, il protagonista del libro summenzionato, tradotto a proposito già in 38 lingue del mondo (c’è richiesta ed evidentemente c’è anche offerta!) vede la sua irriconoscibile Germania e una sua graduale maturazione verso un risorgimento del XXI secolo. E noi, testimoni involontari di questa nuova spaventosa pestilenza, comprendiamo la relazione di causa-effetto dell’inevitabile comparsa di questo fenomeno quando ci guardiamo indietro nel ХХ secolo all’abbattimento del Muro di Berlino, quando capiamo chi provocò le fiumane di profughi dall’Europa Orientale all’Eldorado europeo-occidentale.

Quei tedeschi, che all’epoca lavoravano nei diversi enti, si occupavano delle questioni politiche (e non solo) riguardanti i rifugiati e osservavano come col denaro dei connazionali contribuenti si davano appartamenti gratis, arredati e forniti dei più nuovi elettrodomestici, che erano inaccessibili a molti tedeschi che aveva un lavoro.Proprio la Germania fu colei che pagò, dopo la riunificazione delle sue parti occidentale e orientale, per gli splendidi gesti e le promesse generose di Zio Sam. Fu grande lo sconvolgimento dei tedeschi quando scoprirono che ai poveri migranti bisognava garantire aiuto medico illimitato e pagare un’istruzione senza termine presso i corsi di quella lingua tedesca così odiata dagli emigranti; quando pagavano tra l’altro — come se fossero una necessità vitale — le lezioni di equitazione; quando venivano dati sussidi di ogni tipo a destra e a manca. Nei confronti degli impiegati dei servizi sociali, che davano facilmente la loro fiducia, non erano infrequenti i casi di truffa, quando una famiglia di 4 persone dall’acuto ingegno che si era già presentatata da un qualche posto dell’Ucraina improvvisamente dichiarava che ormai da tempo  non erano più una famiglia, e che perciò avevano diritto (!) a tre appartamenti, due dei quali codesti ingegnosi rifugiati “politici” davano subito in affitto ad altri “martiri”.

Profughi siriani a Budapest verso Germania e Austria
Profughi siriani a Budapest verso Germania e Austria

Molti profughi reputavano offensiva nei loro confronti la proposta di andare a lavorare anche solo come cassiere o commesso in un negozio, perché “non volevano rovinare il loro curriculum” con una professione così umile, così continuavano a ricevere pacchetti completi di aiuto sociale, non oltraggioso, da parte dello Stato tedesco. Ma ecco che se un rappresentante dell’Erario suonava alla porta di un rifugiato che non pagava l’affitto, ma che aveva avviato un suo  “business”, e lo invitava a versare le tasse, in risposta riceveva minacce e gli veniva rammentato l’Olocausto.

Molti di questi ingrati beneficiari della previdenza sociale (ciascuno di essi costava alla Germania almeno 2mila marchi al mese) consideravano come loro imprescindibile dovere mostrare un atteggiamento strafottente e irrispettoso verso questo Paese, chiamando fascisti la metà di coloro ai quali toccava avere a che fare con questo contingente.

Oggi, invece, non è raro sentire storie di cittadini tedeschi che tornano con le famiglie in Germania e ai quali nel corso di uno o due anni sotto differenti pretestuosi cavilli non viene pagato il sacrosanto “Kindergeld” (sussidio per i bambini), mentre a migliaia di africani e arabi viene concesso tutto e subito, senza fare domande o richiedere documenti.

I tedeschi hanno sopportato a lungo, hanno perseverato, hanno stretto i denti e pagato, pagato, pagato, ricordando la propria colpa storica e la responsabilità di fronte a popoli annientati e a Paesi distrutti negli anni della Seconda guerra mondiale. Hanno pagato alla prima generazione di vittime, hanno pagato alla seconda generazione, pagano alla terza e ormai non capiscono, allo stato attuale delle cose, chi sarebbe adesso effettivamente la vittima.

Ricordo come una volta, trovandomi per l’ennesima volta a Kiev nei lontani anni ’60, insieme a mio marito camminavamo lungo la via Martiri della Rivoluzione. Aleksandr Zinoviev reagì come sempre in modo vivace alle denominazioni inusuali e chiese al nostro accompagnatore Miroslav Popovič a chi propriamente si fossero riferiti nel chiamare la via in quel modo. In risposta sentimmo solo un imbarazzato colpo di tosse.

E allora oggi chi sono davvero le vittime perseguitate per motivi politici: le folle di migliaia di persone tra le quali si segnalano file di giovani uomini sospettosamente somiglianti a guerriglieri dell’ISIS, oppure lo diventano già gli stessi europei? Come risposta abbiamo che all’organizzatore della catastrofe sociale paneuropea basta battere le mani per frantumare un concorrente, inondandolo letteralmente di fomentate miriadi di profughi comparabili solo a quegli analoghi milioni dei flussi migratori nell’Europa del dopoguerra.

Migranti al confine austriaco-tedesco
Migranti al confine austriaco-tedesco

Guardando oggi le immagini delle notizie provenienti da Ungheria, Austria, Germania, Francia, Italia, Grecia, si vede il multiculturalismo europeo in azione e ci si pone la domanda: quale popolo serve la signora Merkel, che di fatto invita nel Paese ancora 800mila “rifugiati”? A quale logica si attiene quando afferma che i profughi clandestini…salveranno la Germania, anche se le uscite generali tedesche per i rifugiati nel 2015 ammontano a circa 10 miliardi di euro, secondo i dati del giornale Frankfurter Allgemeine Zeitung. La presunta somma è quattro volte maggiore rispetto a quella di un anno prima, quando le spese per i profughi erano di 2,4 miliardi di euro.

Sorge il fondato sospetto che la cancelleria di Germania si sia imposta l’obiettivo finale di distruggere dalle fondamenta un Paese nuovo e capace di competere, edificato nel 1949 sulle rovine della Germania nazista sconfitta.

Il partner d’oltreoceano, come oggi bisogna dire in maniera politicamente corretta, ha generosamente condiviso i suoi problemi riguardanti l’immigrazione in aumento di messicani, pensando forse che all’Europa unita non basta appunto questo elemento distruttivo oltre a quello rovinoso per la “casa comune europea” delle sanzioni economiche antirusse, introdotte su pressione degli USA.

L’immagine della Germania, che si è gettata al collo il cappio dei crescenti obblighi verso il grande paladino della “libertà” e che si regge in equilibro sull’abisso di un fascismo appositamente provocato, genera particolare inquietudine, perchè la madrepatria di Goethe e Kant difficilmente arriverebbe a una seconda Norimberga, venendo annichilita da un’invasione da sud.

L’attenzione viene attirata soprattutto dall’ipocrisia europea: Bruxelles da una parte mette in scena un’affettata cordialità verso i rifugiati, mentre dall’altra vieta alla Bulgaria di far passare gli aerei russi che portano soccorso umanitario alla Siria. Così dalla Serbia già devastata dai bombardamenti NATO faranno ancora un’altra fossa di depurazione per profughi.La mostruosità della “misericordia” europea sta nel fatto che gli europei insieme agli USA hanno fatto scoppiare il mondo del Medio Oriente e dell’Africa, hanno provocato guerre sanguinose e milioni di profughi, mentre ora allestiscono scenografie di finta carità e benevolenza; così la Germania, come principale Stato e spina dorsale contributiva dell’Europa, verrà inesorabilmente sotterrata dal concorrente d’oltreoceano, sul cui disonorevole conto stanno tutte le guerre degli ultimi 70 anni e anche il terrorismo innescato sul nostro pianeta.

Il  libro “Lui è tornato” termina con le sardoniche parole del protagonista: Non era tutto sbagliato. Si può cominciare da questo… Tutto si ripete.

 

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/opinioni/20151110/1512133/zinoviev-club-hitler-fascismo-germania.html#ixzz3r7gwLIv7

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