PALESTINESI : Mosè condusse i musulmani fuori dall’Egitto – SI… E DUMBO VOLA

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La “narrazione” palestinese ottiene successi che in realtà sono sconfitte, giacché l’auto-inganno non cambia le cose né risolve i problemi

Omar Jaara, dell’Università An-Najah di Nablus, è apparso quattro anni fa alla televisione palestinese  ed ha affermato che Mosè condusse i musulmani fuori dall’Egitto e che la successiva conquista della Terra promessa fu “il primo caso di liberazione palestinese attraverso la lotta armata”.

Omar Jaara attribuì ai palestinesi anche la combattimento tra Davide e Golia. Per qualche momento sembrò di assistere a un programma di satira, invece era serissimo.

“Questa è la nostra logica e questa è la nostra cultura” spiegò il professore universitario nell’intervista, che venne tradotta e diffusa da Palestinian Media Watch.

Sono passati quattro anni e lo storico festeggia. La “narrazione” palestinese ha ottenuto un’altra vittoria, questa volta all’Unesco.

Anzi, una grande vittoria. Anche se Brasile, Messico e Italia hanno avuto un ripensamento, non si è tenuta una ri-votazione e la decisione è rimasta immutata.

I palestinesi sono riusciti a convincere persino dei paesi cristiani a far passare una risoluzione il cui significato è che Gesù era un bugiardo.

Nessuna sorpresa. Dopo tutto, viviamo nell’era delle “narrazioni”, l’era post-fattuale. Magari fra un anno o due l’Unesco o qualche altra insigne organizzazione internazionale adotterà una risoluzione a conferma della narrazione di Omar Jaara circa l’esodo dall’Egitto.

Professore dell’Università di Nablus alla tv dell’Autorità Palestinese: “Mosè, il grande leader musulmano”

Ma in realtà non è una vittoria. Anzi, è una sconfitta.

Se si vuole capire come mai i palestinesi continuano a rimanere nella loro grama situazione, ebbene questo continuo auto-ingannarsi è una delle ragioni.

E il sostegno internazionale che ricevono non fa che peggiorare le cose.

Non succede solo negli organismi internazionali, con la maggioranza garantita da stati oscurantisti.

I palestinesi incantano, o terrorizzano, gli ambienti accademici del mondo libero al punto che molti dei suoi esponenti sono diventati servi fedeli della menzogna – pardon – della narrazione palestinese.

Stanno lentamente riuscendo a trasformare la nakba palestinese in un evento unico di importanza capitale, nel crimine supremo: anche se decine di milioni di persone hanno vissuto casi ben peggiori di allontanamento e sradicamento.

La loro “narrazione” gode del sostegno della quasi totalità dei principali mass-media del mondo libero, eppure continuano a sostenere che “gli ebrei controllano il mondo accademico e la stampa”.

Non è che la propaganda palestinese stia sprofondando in un abisso di illusioni e auto-inganni per conto proprio.

Questa propaganda non solo è diventata il motivo dominante nelle istituzioni a maggioranza oscurantista, ma viene anche adottata e incoraggiata dalla netta maggioranza delle “organizzazioni per i diritti umani” occidentali.

Ma la tossicodipendenza da menzogne non cambia la realtà e non risolve nessun problema. Al contrario, allontana sempre di più le possibilità di riconciliazione e di pace, e perpetua le disgrazie palestinesi.

Va ricordato, ad esempio, che in Libano vi sono centinaia di migliaia di palestinesi che possono solo sognarsi un tenore di vita come quello dei palestinesi che vivono in Cisgiordania.

Da decenni patiscono profonde discriminazioni imposte per legge, ma nessuno si preoccupa di loro. Nessuno si batte per i loro diritti. Non c’è stata un solo dibattito alle Nazioni Unite sulla loro condizione.

Il principio guida palestinese è: fare ogni sforzo possibile per danneggiare Israele, ma non fare nessuno sforzo per migliorare la propria condizione.

Ma, in concreto, non danneggiano realmente Israele mentre danneggiano concretamente se stessi.

La risoluzione dell’Unesco non giova in alcun modo alla situazione dei palestinesi: dà loro l’illusione di aver conseguito una sorta di vittoria virtuale, una vittoria vuota.

Tutto questo non deve tranquillizzare Israele.

Tutt’altro. L’auto-inganno impedisce un accordo di compromesso, e anche fra noi israeliani c’è chi questa la considera una vittoria.

I palestinesi ci son dentro fin sopra la testa. Dobbiamo guardare a ciò che accade fra loro per fare in modo che non accada anche da noi.

(Da: YneNews, 19.10.16)

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